Omicidio Spera, ieri il Comune si è costituito parte civile

Depalma: «Atto giusto, ma abbiamo perso tutti già prima dell'esito processuale»

mercoledì 1 giugno 2016
«Lo consideriamo un atto giusto, soprattutto per far comprendere che siamo una comunità che non vuole e non può rimanere insensibile a questi accadimenti». Così Tommaso Depalma dopo la costituzione di parte civile del Comune di Giovinazzo nell'ambito del processo per l'omicidio di Gaetano Spera, il 21enne ucciso il 25 marzo 2015.

Per quel delitto, dopo quattro mesi di indagini, sono stati arrestati con l'accusa di omicidio Vito Arciuli, di 20 anni, rinchiuso nel carcere di Avellino, e suo fratello di 17. Per concorso nell'omicidio, invece, Luca Lafronza, di 24 anni, trasferito di recente nell'istituto penitenziario di Trani, Ignazio Chimenti, di 27, recluso nella casa circondariale di Lecce, e Pio Mauro Sparno, di 32, detenuto nella casa circondariale di Taranto.

A difendere gli interessi di parte civile ci sarà il noto penalista giovinazzese, Tiziano Tedeschi, che ha accompagnato il primo cittadino presso la Procura della Repubblica del capoluogo. «Ho guardato in faccia per la prima volta gli imputati - ha detto Depalma commentando la giornata - ed era la prima volta in vita mia che mi trovavo di fronte a persone ammanettate. Ho pensato alla famiglia Spera, che non rivedrà mai suo figlio, ed ho guardato moglie e figlia di uno dei ragazzi accusati del delitto, appena ventenne. Non può un amministratore non riflettere guardando queste persone. Sono persone già sconfitte dalla vita ed ho provato pena per tutti».

«Ecco - ha evidenziato - voglio far comprendere a tutti i giovinazzesi che questo è un grido di dolore. Acuto, acutissimo. Perché, indipendentemente da come andrà il processo, sento di poter dire che abbiamo già perso tutti, poiché non siamo stati in grado di evitare che tutto questo accadesse, non abbiamo spiegato a queste giovani vite che un altro modo per affrontare le situazioni c'è».

Poi la chiosa amara: «Ho vissuto uno dei giorni peggiori della mia vita. Ho pensato che questi ragazzi sono morti dentro, nel senso che nei loro occhi ho letto la disperazione. La nostra comunità deve tenere dritta la bussola della legalità, sperando nell'opera rieducativa della detenzione, principio cardine del nostro ordinamento. Ma al contempo non possiamo non pensare che una vita è stata spezzata e che diverse altre sono segnate per sempre. E questo mi amareggia profondamente».