Omicidio Spera: ancora indagini
Al vaglio degli inquirenti i filmati registrati dalle telecamere della zona
giovedì 26 marzo 2015
15.54
Freddato mentre prendeva il suo scooter, un Piaggio. Lo parcheggiava sempre lì, in vico I corso Principe Amedeo, un vicolo buio e privo di telecamere di videosorveglianza.
Gaetano Spera, 21 anni e già noto alle forze dell'ordine, non si è accorto di qualcuno che lo stava attendendo nascosto dall'oscurità. Ha tentato una piccola fuga, ha svoltato a sinistra, ma ha fatto pochissimi metri. Subito dopo l'angolo era già cadavere. Sei colpi di una calibro 9x21 al torace, forse, al culmine d'un litigio degenerato, e l'ultimo sparato in testa, quando ormai era già morto, nei pressi di un locale al pian terreno al civico n. 10. Nessuna possibilità di scampo. Il killer è riuscito a dileguarsi «anche se al momento - precisano gli inquirenti - non possiamo dire se ad agire siano state una o più persone».
Sono stati alcuni passanti, dopo aver visto il 21enne disteso per terra in una pozza di sangue, a lanciare l'allarme al 112. In pochi minuti la zona è stata interdetta dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta che hanno pietosamente coperto il corpo con un telo ed hanno subito battuto la zona in cerca di testimoni e di telecamere. Ma chi era Gaetano Spera per meritare una morte tanto violenta? Era in pratica un incensurato anche se nel database delle forze dell'ordine è annotato un arresto (avvenuto a Molfetta, nell'aprile dello scorso anno) per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Nulla, però, che lo leghi all'esecuzione.
«Sapevamo che Spera era piuttosto esuberante - sono le parole di Vito Ingrosso, capitano dei Carabinieri, riportate dalla Gazzetta del Mezzogiorno -. È possibile che abbia potuto rivolgere qualche parola di troppo a chi di conseguenza qualcuno abbia deciso di fargliela pagare così pesantemente. Ma è solo una ipotesi investigativa, visto che comunque non è mai sembrato un giovane capace di contrapporsi a malavitosi incalliti capaci di uccidere pur di affermare la propria supremazia». Ma Spera «non era un pesce grosso - ribatte Francesco Mastro, legale della povera vittima -. Aveva solo la sfortuna di farsi deviare da cattive amicizie. Era un bravo ragazzo che solo una volta era stato trovato in possesso di un po' di hashish». E infatti le indagini degli inquirenti si concentrano su un regolamento di conti legato proprio al mondo degli stupefacenti.
«Le ipotesi possono essere molteplici - replica Mastro - ma che fosse affiliato a qualche clan è da escludere. Gaetano aiutava il padre nella pesca. Purtroppo si lamentava che in questo paese non c'era lavoro, tutto era fermo. Una volta la Capitaneria di Porto gli aveva pure sequestrato le reti poggiate sul pontile del porticciolo. Un piccolo grande dramma per chi tenta di campare in un sistema che non offre nulla e nulla dà per dare una speranza ai ragazzi perbene come lui che, evidentemente, è stato regalato a cattive amicizie». Gli investigatori, intanto, stanno analizzando i tracciati dei filmati delle telecamere di videosorveglianza posti nella zona dove è avvenuto l'omicidio. Non c'è una telecamera proprio in quel piccolo vicolo, ma in corso Principe Amedeo che, però, è orientata verso l'ingresso di piazza Garibaldi.
Gli inquirenti, nelle ultime ore, stanno visionando i video di numerosi esercizi commerciali ubicati tra corso Roma, piazza Garibaldi, corso Principe Amedeo, via Sasso e via Bari per rilevare eventuali movimenti sospetti e delineare con maggiore precisione le targhe delle auto che sono transitate nei minuti compatibili col delitto, sulle cui modalità s'è messa in moto anche la Direzione Distrettuale Antimafia. Tutto è sotto indagine, così come proseguono gli interrogatori di amici, parenti e persone che conoscevano il giovane ammazzato. Le domande sono molteplici e si cercherebbe ancora il movente dell'omicidio.
Intanto non si conosce ancora la data dell'autopsia sul corpo del 21enne e, di conseguenza, quella dei funerali.
Gaetano Spera, 21 anni e già noto alle forze dell'ordine, non si è accorto di qualcuno che lo stava attendendo nascosto dall'oscurità. Ha tentato una piccola fuga, ha svoltato a sinistra, ma ha fatto pochissimi metri. Subito dopo l'angolo era già cadavere. Sei colpi di una calibro 9x21 al torace, forse, al culmine d'un litigio degenerato, e l'ultimo sparato in testa, quando ormai era già morto, nei pressi di un locale al pian terreno al civico n. 10. Nessuna possibilità di scampo. Il killer è riuscito a dileguarsi «anche se al momento - precisano gli inquirenti - non possiamo dire se ad agire siano state una o più persone».
Sono stati alcuni passanti, dopo aver visto il 21enne disteso per terra in una pozza di sangue, a lanciare l'allarme al 112. In pochi minuti la zona è stata interdetta dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta che hanno pietosamente coperto il corpo con un telo ed hanno subito battuto la zona in cerca di testimoni e di telecamere. Ma chi era Gaetano Spera per meritare una morte tanto violenta? Era in pratica un incensurato anche se nel database delle forze dell'ordine è annotato un arresto (avvenuto a Molfetta, nell'aprile dello scorso anno) per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Nulla, però, che lo leghi all'esecuzione.
«Sapevamo che Spera era piuttosto esuberante - sono le parole di Vito Ingrosso, capitano dei Carabinieri, riportate dalla Gazzetta del Mezzogiorno -. È possibile che abbia potuto rivolgere qualche parola di troppo a chi di conseguenza qualcuno abbia deciso di fargliela pagare così pesantemente. Ma è solo una ipotesi investigativa, visto che comunque non è mai sembrato un giovane capace di contrapporsi a malavitosi incalliti capaci di uccidere pur di affermare la propria supremazia». Ma Spera «non era un pesce grosso - ribatte Francesco Mastro, legale della povera vittima -. Aveva solo la sfortuna di farsi deviare da cattive amicizie. Era un bravo ragazzo che solo una volta era stato trovato in possesso di un po' di hashish». E infatti le indagini degli inquirenti si concentrano su un regolamento di conti legato proprio al mondo degli stupefacenti.
«Le ipotesi possono essere molteplici - replica Mastro - ma che fosse affiliato a qualche clan è da escludere. Gaetano aiutava il padre nella pesca. Purtroppo si lamentava che in questo paese non c'era lavoro, tutto era fermo. Una volta la Capitaneria di Porto gli aveva pure sequestrato le reti poggiate sul pontile del porticciolo. Un piccolo grande dramma per chi tenta di campare in un sistema che non offre nulla e nulla dà per dare una speranza ai ragazzi perbene come lui che, evidentemente, è stato regalato a cattive amicizie». Gli investigatori, intanto, stanno analizzando i tracciati dei filmati delle telecamere di videosorveglianza posti nella zona dove è avvenuto l'omicidio. Non c'è una telecamera proprio in quel piccolo vicolo, ma in corso Principe Amedeo che, però, è orientata verso l'ingresso di piazza Garibaldi.
Gli inquirenti, nelle ultime ore, stanno visionando i video di numerosi esercizi commerciali ubicati tra corso Roma, piazza Garibaldi, corso Principe Amedeo, via Sasso e via Bari per rilevare eventuali movimenti sospetti e delineare con maggiore precisione le targhe delle auto che sono transitate nei minuti compatibili col delitto, sulle cui modalità s'è messa in moto anche la Direzione Distrettuale Antimafia. Tutto è sotto indagine, così come proseguono gli interrogatori di amici, parenti e persone che conoscevano il giovane ammazzato. Le domande sono molteplici e si cercherebbe ancora il movente dell'omicidio.
Intanto non si conosce ancora la data dell'autopsia sul corpo del 21enne e, di conseguenza, quella dei funerali.