Omicidi San Marco in Lamis: una condanna all'ergastolo. La soddisfazione dell'avvocato Mastro
Il legale giovinazzese rappresentava la Regione Puglia, costituitasi parte civile in un processo per mafia
mercoledì 2 dicembre 2020
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Si è concluso con un ergastolo inflitto a Giovanni Caterino il processo dinnanzi alla Corte d'Assise di Foggia per il quadruplice omicidio avvenuto a San Marco in Lamis il 9 agosto 2017.
In quell'orrendo agguato, oltre al boss Mario Luciano Romito ed a Matteo De Palma, morirono anche i fratelli Luigi ed Aurelio Luciani, agricoltori intenti a lavorare nei campi, trucidati a sangue freddo perché testimoni scomodi. Entrambi, dunque, vittime innocenti di mafia, rei di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Caterino, facente capo al clan Libergolis attivo nel foggiano, non avrebbe partecipato materialmente all'azione omicida (sarebbero coinvolte altre tre persone), ma sarebbe stato, secondo quanto ricostruito in anni di indagini dalla DDA di Bari, il basista che ha stabilito i tempi dell'agguato mortale.
La sentenza di primo grado ha sostanzialmente accolto in toto le tesi accusatorie del Pm Luciana Silvestris. A lei è andato il merito di un'azione convinta e dettagliata da parte dei legali della Regione Puglia, costituitasi parte civile nel processo, come accaduto in altre circostanze analoghe, i quali hanno supportato le indagini dei Ros.
Il legale, raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione, ha così commentato la sentenza: «La dott.ssa Silvestris - ha detto Mastro - ha condotto il lavoro in maniera egregia e le siamo stati accanto in questo lungo iter processuale. Mi piace evidenziare - ha continuato l'avvocato di Giovinazzo - che il nostro Governatore è persona molto sensibile su temi quali la sicurezza sociale e la lotta alle mafie, soprattutto per il suo passato da magistrato, ed è sempre molto attento a portare la voce della Regione Puglia nei processi, perché deve giungere un messaggio preciso di una lotta insistente ed infinita alla criminalità organizzata.
Per quanto mi riguarda - ha aggiunto Mastro - questa sentenza rappresenta un risultato molto soddisfacente, di ergastoli non se ne vedevano in questo ambito da molto tempo e ritengo che questo sia anche dovuto ad indagini condotte in maniera puntuale e professionale da parte dei Ros dei Carabinieri. Come rappresentanti legali della Regione Puglia - ha poi spiegato - siamo stati loro accanto per ogni tipo di necessità che si è presentata nel corso dell'investigazione. Per il sottoscritto - ha rimarcato - è un ruolo d'orgoglio quello di essere in prima linea contro la mafia, anche se talvolta mi sono trovato a parti invertite, da difensore. Gli avvocati tuttavia servono a questo - è stata la sua chiusa -, a difendere i diritti dei cittadini, sia quando rappresentiamo gli imputati, sia quando, come operatori del diritto, rivestiamo compiti come quello affidatomi dalla Regione Puglia».
In questo periodo l'Ente guidato da Michele Emiliano si è costituito parte civile in altri tre processi: uno in Cassazione, uno innanzi alla Corte d'Assise di Bari ed un altro davanti al Giudice per le udienze preliminari del capoluogo regionale, in cui è sempre Francesco Mastro a rappresentare i diritti della comunità civile pugliese.
Per le famiglie delle due vittime innocenti di mafia questa sentenza rappresenta il primo passo verso una completa ed auspicabile giustizia processuale.
In quell'orrendo agguato, oltre al boss Mario Luciano Romito ed a Matteo De Palma, morirono anche i fratelli Luigi ed Aurelio Luciani, agricoltori intenti a lavorare nei campi, trucidati a sangue freddo perché testimoni scomodi. Entrambi, dunque, vittime innocenti di mafia, rei di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Caterino, facente capo al clan Libergolis attivo nel foggiano, non avrebbe partecipato materialmente all'azione omicida (sarebbero coinvolte altre tre persone), ma sarebbe stato, secondo quanto ricostruito in anni di indagini dalla DDA di Bari, il basista che ha stabilito i tempi dell'agguato mortale.
La sentenza di primo grado ha sostanzialmente accolto in toto le tesi accusatorie del Pm Luciana Silvestris. A lei è andato il merito di un'azione convinta e dettagliata da parte dei legali della Regione Puglia, costituitasi parte civile nel processo, come accaduto in altre circostanze analoghe, i quali hanno supportato le indagini dei Ros.
LA SODDISFAZIONE DI MASTRO
In Corte d'Assise, nel capoluogo dauno, a rappresentare l'Ente regionale c'era l'avvocato Francesco Mastro, giovinazzese, cassazionista e docente universitario. A Mastro sono andati anche i complimenti del Presidente Michele Emiliano in un post pubblico apparso su Facebook.Il legale, raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione, ha così commentato la sentenza: «La dott.ssa Silvestris - ha detto Mastro - ha condotto il lavoro in maniera egregia e le siamo stati accanto in questo lungo iter processuale. Mi piace evidenziare - ha continuato l'avvocato di Giovinazzo - che il nostro Governatore è persona molto sensibile su temi quali la sicurezza sociale e la lotta alle mafie, soprattutto per il suo passato da magistrato, ed è sempre molto attento a portare la voce della Regione Puglia nei processi, perché deve giungere un messaggio preciso di una lotta insistente ed infinita alla criminalità organizzata.
Per quanto mi riguarda - ha aggiunto Mastro - questa sentenza rappresenta un risultato molto soddisfacente, di ergastoli non se ne vedevano in questo ambito da molto tempo e ritengo che questo sia anche dovuto ad indagini condotte in maniera puntuale e professionale da parte dei Ros dei Carabinieri. Come rappresentanti legali della Regione Puglia - ha poi spiegato - siamo stati loro accanto per ogni tipo di necessità che si è presentata nel corso dell'investigazione. Per il sottoscritto - ha rimarcato - è un ruolo d'orgoglio quello di essere in prima linea contro la mafia, anche se talvolta mi sono trovato a parti invertite, da difensore. Gli avvocati tuttavia servono a questo - è stata la sua chiusa -, a difendere i diritti dei cittadini, sia quando rappresentiamo gli imputati, sia quando, come operatori del diritto, rivestiamo compiti come quello affidatomi dalla Regione Puglia».
In questo periodo l'Ente guidato da Michele Emiliano si è costituito parte civile in altri tre processi: uno in Cassazione, uno innanzi alla Corte d'Assise di Bari ed un altro davanti al Giudice per le udienze preliminari del capoluogo regionale, in cui è sempre Francesco Mastro a rappresentare i diritti della comunità civile pugliese.
Per le famiglie delle due vittime innocenti di mafia questa sentenza rappresenta il primo passo verso una completa ed auspicabile giustizia processuale.