Omessa bonifica ex AFP, PVA: «Comune di Giovinazzo si costituisca parte civile»
Attacco all'Amministrazione dopo il rinvio a giudizio di 13 persone, tra cui il Sindaco Depalma
mercoledì 16 giugno 2021
11.13
Si gioca anche sul piano politico la partita sulla presunta omessa bonifica delle ex Acciaierie e Ferriere Pugliesi, finita al centro di una inchiesta della magistratura.
A far sentire la sua voce è PrimaVera Alternativa: «La premessa di questa nota è volutamente "nuda e cruda" - scrivono -, per evitare che le troppe parole offuschino la drammatica realtà ambientale in cui versa l'area delle ex AFP. L'ARPA Puglia ha certificato che nell'area ex AFP sono superati i valori di contaminazione sia nel suolo, sia nell'acqua di falda.
In particolare, il suolo dell'area ex AFP- rimarcano dal movimento guidato da Girolamo Capurso - risulta contaminato da arsenico, cobalto, cromo, piombo, nichel, zinco, rame, benzopirene, benzoantracete, benzofluarene. Eccessi di ferro, fluoruli e solfati sono stati invece rilevati nelle acque di falda. È questa quindi, "nero su bianco" ed attestata dalle analisi, l'emergenza ambientale che da decenni ammorba il nostro territorio», ammoniscono.
Nei giorni scorsi avevamo dato la notizia del rinvio a giudizio per i proprietari dei suoli e del Sindaco Tommaso Depalma per omessa bonifica, in quest'ultimo caso, secondo la Procura di Bari, per aver ignorato una ordinanza del gennaio 2019 da parte della Città Metropolitana che imponeva all'Amministrazione comunale di provvedere in tempi congrui ad un intervento nell'area in sostituzione dei proprietari fino a quel momento inerti. Un'azione che avrebbe consentito all'Ente comunale di rivalersi successivamente in danno di questi ultimi.
Inerzia, dunque, secondo i giudici, che avrebbe arrecato nocumento alla comunità.
«Sosteniamo convintamente - ribadiscono da PVA - che i processi vadano eseguiti nelle aule di giustizia e non nelle piazze, ancor più se virtuali! Ciò non toglie però che, in una vicenda in cui è in gioco non solo un rilevante danno ambientale, ma anche la tutela della salute dei cittadini, riteniamo fermamente che il Comune di Giovinazzo abbia l'obbligo giuridico e morale di costituirsi parte civile nel procedimento penale, la cui prima udienza si celebrerà il 10 novembre.
E questo non solo per una questione meramente economica o risarcitoria, ma perché giunga forte e chiaro il segnale che la nostra comunità non consentirà più a nessuno di sfregiare la salute dell'ambiente e dei giovinazzesi o di sottometterle a logiche economiche o commerciali».
La conclusione della nota serve a rimarcare il concetto già espresso circa la necessità di far arrivare la voce di tante persone che si erano impegnate per far sì che quel luogo divenisse (e lo diventerà prima o poi) un Parco naturale: «È doveroso che nell'aula di Tribunale in cui si celebrerà il processo - concludono da PrimaVera Alternativa - arrivi chiara la voce di tutti quei cittadini che per decenni hanno subito un così grande scempio ambientale e che ora attendono soltanto di veder finalmente bonificato quel sito, con la creazione del Parco di lama Castello per cui raccolsero migliaia di firme».
A far sentire la sua voce è PrimaVera Alternativa: «La premessa di questa nota è volutamente "nuda e cruda" - scrivono -, per evitare che le troppe parole offuschino la drammatica realtà ambientale in cui versa l'area delle ex AFP. L'ARPA Puglia ha certificato che nell'area ex AFP sono superati i valori di contaminazione sia nel suolo, sia nell'acqua di falda.
In particolare, il suolo dell'area ex AFP- rimarcano dal movimento guidato da Girolamo Capurso - risulta contaminato da arsenico, cobalto, cromo, piombo, nichel, zinco, rame, benzopirene, benzoantracete, benzofluarene. Eccessi di ferro, fluoruli e solfati sono stati invece rilevati nelle acque di falda. È questa quindi, "nero su bianco" ed attestata dalle analisi, l'emergenza ambientale che da decenni ammorba il nostro territorio», ammoniscono.
Nei giorni scorsi avevamo dato la notizia del rinvio a giudizio per i proprietari dei suoli e del Sindaco Tommaso Depalma per omessa bonifica, in quest'ultimo caso, secondo la Procura di Bari, per aver ignorato una ordinanza del gennaio 2019 da parte della Città Metropolitana che imponeva all'Amministrazione comunale di provvedere in tempi congrui ad un intervento nell'area in sostituzione dei proprietari fino a quel momento inerti. Un'azione che avrebbe consentito all'Ente comunale di rivalersi successivamente in danno di questi ultimi.
Inerzia, dunque, secondo i giudici, che avrebbe arrecato nocumento alla comunità.
«Sosteniamo convintamente - ribadiscono da PVA - che i processi vadano eseguiti nelle aule di giustizia e non nelle piazze, ancor più se virtuali! Ciò non toglie però che, in una vicenda in cui è in gioco non solo un rilevante danno ambientale, ma anche la tutela della salute dei cittadini, riteniamo fermamente che il Comune di Giovinazzo abbia l'obbligo giuridico e morale di costituirsi parte civile nel procedimento penale, la cui prima udienza si celebrerà il 10 novembre.
E questo non solo per una questione meramente economica o risarcitoria, ma perché giunga forte e chiaro il segnale che la nostra comunità non consentirà più a nessuno di sfregiare la salute dell'ambiente e dei giovinazzesi o di sottometterle a logiche economiche o commerciali».
La conclusione della nota serve a rimarcare il concetto già espresso circa la necessità di far arrivare la voce di tante persone che si erano impegnate per far sì che quel luogo divenisse (e lo diventerà prima o poi) un Parco naturale: «È doveroso che nell'aula di Tribunale in cui si celebrerà il processo - concludono da PrimaVera Alternativa - arrivi chiara la voce di tutti quei cittadini che per decenni hanno subito un così grande scempio ambientale e che ora attendono soltanto di veder finalmente bonificato quel sito, con la creazione del Parco di lama Castello per cui raccolsero migliaia di firme».