Olio tunisino a dazi zero: il Movimento 5 Stelle a difesa della Puglia
Il Consigliere regionale Casili: «Il problema sono le nefandezze nostrane sull'extravergine»
lunedì 8 febbraio 2016
15.38
Continua a sollevare polemiche e preoccupazioni la decisione dell'Unione Europea di importare, sul territorio degli Stati membri, olio tunisino a dazi zero fino al 2017. Si tratterebbe di 35.000 tonnellate che si vanno ad aggiungere alle oltre 57.000 già accordate in precedenza. Tutto per favorire la ripresa economica del Paese nordafricano dopo i gravi attacchi terroristici di cui è stato epicentro negli scorsi mesi.
A Giovinazzo tanti coltivatori sono sul piede di guerra, ma stenta a decollare un'azione comune che porti la Puglia a Roma per protestare attivamente contro una decisione votata, è bene ricordarlo, anche da europarlamentari italiani.
Ha espresso un suo giudizio in tal senso anche il Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, tra i pochi partiti ad opporsi a questo ulteriore attacco all'economia regionale e provinciale, Cristian Casili, che di mestiere fa l'agronomo. Secondo l'esponente politico salentino «Le 35.000 tonnellate di olio tunisino che si aggiungono ogni anno alle 57.000 già accordate in Europa sono la foglia di fico per coprire le nefandezze di casa nostra sull'olio extravergine italiano».
«Ogni anno importiamo, sotto la complicità delle istituzioni e delle associazioni di categoria, tonnellate di olio - ha evidenziato Casili - proveniente da Spagna, Grecia, Siria, Marocco, Turchia, Tunisia. Politica ed associazioni, salvo ringraziare gli organi inquirenti per la scoperta di una partita di olio contraffatta, nulla fanno per porre fine allo sciacallaggio che subiscono i produttori onesti di Puglia, che producono il miglior olio extravergine del mondo». Secondo Casili l'olivicoltura pugliese può ancora salvarsi se ritorna ad essere «una olivicoltura a misura d'uomo e abbandona modelli superintensivi che nulla hanno a che vedere con le caratteristiche eterogenee dei nostri territori».
Il punto su cui tutto il Movimento 5 Stelle batte è l'immobilismo della politica locale e regionale. In particolar modo, i pentastellati rivolgono la loro attenzione sulle soluzioni praticabili per evitare pratiche truffaldine come quelle molto diffuse anche dalle nostre parti, proponendo di iniziare «ad investire su modelli di tracciabilità snelli ed efficaci che, attraverso le università e i laboratori locali, contemplino un utilizzo più diffuso delle analisi molecolari che servono a scovare le nazioni e le regioni di provenienza». Giovinazzo sarebbe spaccata in questo senso, ne siamo certi. Da una parte chi gioirebbe perché vedrebbe finalmente riconosciuta la grande purezza e qualità del suo extravergine e c'è chi invece non vedrebbe di buon occhio questi controlli.
La conclusione di Casili è rivolta all'azione della Regione Puglia: «la nostra terra deve investire più risorse per aiutare le piccole imprese di trasformazione che puntano sulla tradizione e la qualità (come alcune che sono presenti sul territorio giovinazzese, ndr), penalizzando le grosse strutture di trasformazione che puntano su varietà alloctone e sistemi di produzione industriali. La Regione Puglia, se non vuole diventare il porto delle frodi europee, - ha concluso Casili - riparta immediatamente da tutti quei produttori onesti che producono i migliori oli extravergini del mondo e tenga lontana la Spagna e coloro che vogliono distruggere il Germoplasma locale per sostituirlo con cultivar che nulla hanno a che vedere con la nostra storia».
A Giovinazzo tanti coltivatori sono sul piede di guerra, ma stenta a decollare un'azione comune che porti la Puglia a Roma per protestare attivamente contro una decisione votata, è bene ricordarlo, anche da europarlamentari italiani.
Ha espresso un suo giudizio in tal senso anche il Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, tra i pochi partiti ad opporsi a questo ulteriore attacco all'economia regionale e provinciale, Cristian Casili, che di mestiere fa l'agronomo. Secondo l'esponente politico salentino «Le 35.000 tonnellate di olio tunisino che si aggiungono ogni anno alle 57.000 già accordate in Europa sono la foglia di fico per coprire le nefandezze di casa nostra sull'olio extravergine italiano».
«Ogni anno importiamo, sotto la complicità delle istituzioni e delle associazioni di categoria, tonnellate di olio - ha evidenziato Casili - proveniente da Spagna, Grecia, Siria, Marocco, Turchia, Tunisia. Politica ed associazioni, salvo ringraziare gli organi inquirenti per la scoperta di una partita di olio contraffatta, nulla fanno per porre fine allo sciacallaggio che subiscono i produttori onesti di Puglia, che producono il miglior olio extravergine del mondo». Secondo Casili l'olivicoltura pugliese può ancora salvarsi se ritorna ad essere «una olivicoltura a misura d'uomo e abbandona modelli superintensivi che nulla hanno a che vedere con le caratteristiche eterogenee dei nostri territori».
Il punto su cui tutto il Movimento 5 Stelle batte è l'immobilismo della politica locale e regionale. In particolar modo, i pentastellati rivolgono la loro attenzione sulle soluzioni praticabili per evitare pratiche truffaldine come quelle molto diffuse anche dalle nostre parti, proponendo di iniziare «ad investire su modelli di tracciabilità snelli ed efficaci che, attraverso le università e i laboratori locali, contemplino un utilizzo più diffuso delle analisi molecolari che servono a scovare le nazioni e le regioni di provenienza». Giovinazzo sarebbe spaccata in questo senso, ne siamo certi. Da una parte chi gioirebbe perché vedrebbe finalmente riconosciuta la grande purezza e qualità del suo extravergine e c'è chi invece non vedrebbe di buon occhio questi controlli.
La conclusione di Casili è rivolta all'azione della Regione Puglia: «la nostra terra deve investire più risorse per aiutare le piccole imprese di trasformazione che puntano sulla tradizione e la qualità (come alcune che sono presenti sul territorio giovinazzese, ndr), penalizzando le grosse strutture di trasformazione che puntano su varietà alloctone e sistemi di produzione industriali. La Regione Puglia, se non vuole diventare il porto delle frodi europee, - ha concluso Casili - riparta immediatamente da tutti quei produttori onesti che producono i migliori oli extravergini del mondo e tenga lontana la Spagna e coloro che vogliono distruggere il Germoplasma locale per sostituirlo con cultivar che nulla hanno a che vedere con la nostra storia».