Olio, a rischio il Consorzio DOP "Terra di Bari"
A denunciarlo il Movimento 5 Stelle
domenica 26 luglio 2015
03.30
Li hanno chiamati "consorzi di tutela" è sono un ottimo strumento con un ruolo di difesa, promozione e valorizzazione del prodotto, oltre a curare gli interessi relativi alle denominazioni. Tra questi consorzi, che rispondono a rigide ma fondamentali normative di derivazione comunitaria, anche quello Di Origine Protetta "Terra di Bari", che concerne il settore olivicolo ed oleario.
Tra le aziende che fanno parte di questo importante consorzio, ci sono anche quelle della nostra zona. Alcune di queste aziende pugliesi, però, sarebbero inserite nel sistema di certificazione della DOP "Terra di Bari", ma paradossalmente non iscritte al relativo Consorzio. Insomma, una dicotomia non da poco, se si pensa che per farne parte bisognerebbe anche «dimostrare la partecipazione agli organi sociali delle categorie di riferimento individuate all'interno di ciascuna filiera produttiva».
I 5 Stelle, grazie ad una interrogazione parlamentare dell'onorevole Giuseppe L'Abbate, hanno chiesto lumi al Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, su quella che appare sempre più come una situazione che può mettere a repentaglio la credibilità del Consorzio stesso. Nel caso della filiera dell'olio, infatti, la percentuale di partecipazione dei soggetti produttori dovrebbe esser pari al 66% mentre il restante 34% andrebbe ripartito tra frantoiani ed imbottigliatori, come stabilito dalla vigente normativa.
L'Abbate, in attesa di risposte da Roma, ha così commentato il suo intervento in Aula a Montecitorio: «Come più volte chiarito dallo stesso Ministero delle Politiche Agricole, il prodotto tutelato è l'olio e non le olive - spiega il capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera -. Come emerge dai dati ufficiali, della quantità di olive certificate dall'ente camerale, solo il 40% diventa olio DOP "Terra di Bari"».
«Per questo ho presentato una interrogazione parlamentare per chiedere che vengano rivisti i criteri di rappresentatività nonché i soggetti certificatori della DOP, anche in considerazione del nuovo sistema di pagamento unico per superficie previsto dal Regolamento (UE) 1307/2013. Martina dovrà dirci quali iniziative intenda mettere in atto - ha concluso L'Abbate - affinché venga garantita l'operatività dei consorzi di filiera come il "Terra di Bari" e si eviti che l'iscrizione al sistema di certificazione della DOP da parte delle aziende olivicole sia esclusivamente un canale per accedere al premio delle Politiche Agricole Comunitarie, a prescindere da qualsiasi condivisione dei valori consortili».
Un tema di grande importanza, soprattutto in tempi in cui cittadine come Giovinazzo fondano sulla qualità del loro "oro giallo" buona parte dell'economia locale. La speranza, adesso, è che Roma faccia presto chiarezza e torni a dettare regole certe per tutti.
Tra le aziende che fanno parte di questo importante consorzio, ci sono anche quelle della nostra zona. Alcune di queste aziende pugliesi, però, sarebbero inserite nel sistema di certificazione della DOP "Terra di Bari", ma paradossalmente non iscritte al relativo Consorzio. Insomma, una dicotomia non da poco, se si pensa che per farne parte bisognerebbe anche «dimostrare la partecipazione agli organi sociali delle categorie di riferimento individuate all'interno di ciascuna filiera produttiva».
I 5 Stelle, grazie ad una interrogazione parlamentare dell'onorevole Giuseppe L'Abbate, hanno chiesto lumi al Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, su quella che appare sempre più come una situazione che può mettere a repentaglio la credibilità del Consorzio stesso. Nel caso della filiera dell'olio, infatti, la percentuale di partecipazione dei soggetti produttori dovrebbe esser pari al 66% mentre il restante 34% andrebbe ripartito tra frantoiani ed imbottigliatori, come stabilito dalla vigente normativa.
L'Abbate, in attesa di risposte da Roma, ha così commentato il suo intervento in Aula a Montecitorio: «Come più volte chiarito dallo stesso Ministero delle Politiche Agricole, il prodotto tutelato è l'olio e non le olive - spiega il capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera -. Come emerge dai dati ufficiali, della quantità di olive certificate dall'ente camerale, solo il 40% diventa olio DOP "Terra di Bari"».
«Per questo ho presentato una interrogazione parlamentare per chiedere che vengano rivisti i criteri di rappresentatività nonché i soggetti certificatori della DOP, anche in considerazione del nuovo sistema di pagamento unico per superficie previsto dal Regolamento (UE) 1307/2013. Martina dovrà dirci quali iniziative intenda mettere in atto - ha concluso L'Abbate - affinché venga garantita l'operatività dei consorzi di filiera come il "Terra di Bari" e si eviti che l'iscrizione al sistema di certificazione della DOP da parte delle aziende olivicole sia esclusivamente un canale per accedere al premio delle Politiche Agricole Comunitarie, a prescindere da qualsiasi condivisione dei valori consortili».
Un tema di grande importanza, soprattutto in tempi in cui cittadine come Giovinazzo fondano sulla qualità del loro "oro giallo" buona parte dell'economia locale. La speranza, adesso, è che Roma faccia presto chiarezza e torni a dettare regole certe per tutti.