È Ognissanti pure all’Immacolata
Ieri sera lo spettacolo tra fede e ironia dell’Associazione Culturale Malalingua
La nostra città visitata dai santi. Era già accaduto a fine estate, con uno spettacolo andato in scena nell'area del Dolmen di San Silvestro, e il miracolo si è riproposto ieri sera per il Natale giovinazzese.
Il maltempo non ha permesso che le cinque apparizioni avvenissero in diverse location del centro storico e che fossero replicate, per cui la chiesa di San Giovanni Battista ha fatto da teatro per l'unica rappresentazione de "La Festa d'Ognissanti", pièce dell'Associazione Culturale Malalingua di Molfetta.
Preceduti dalla Bassa Banda, i santi hanno fatto ingresso nella chiesetta e il banditore, dopo fantasiosi e divertenti saluti di rito, ha lasciato loro spazio.
San Simeone lo Stilita, detto "il Vecchio" ha raccontato dei suoi 37 anni vissuti su una colonna per fuggire dal peccato e dalla bestialità umana, circondato dall'incomprensione e dalla curiosità popolare.
Santa Lucia ha smentito la storia degli occhi cavati parlando del suo vero sacrificio dovuto alla sua fermezza nel preservarsi illibata dopo un incontro avvenuto in piena estasi con Sant'Agata.
Santa Marta, protettrice delle casalinghe, ha parlato del suo incontro con Gesù propiziato da suo fratello Lazzaro e degli ultimi anni della sua vita trascorsi in Francia, addomesticando la Tarasca e compiendo altri miracoli.
San Nicola ha ironizzato sul suo rapporto con la città di Bari e i suoi abitanti, ha elencato i vari prodigi e le opere di carità effettuate che lo hanno fatto diventare l'universale Santa Claus.
Infine San Giuseppe da Copertino, tra un vuoto di memoria e un altro, tra passaggi teologici e umile linguaggio, ha ripercorso la sua giovinezza, i suoi voli e la sua morte ad Osimo, proprio nella chiesetta giovinazzese in cui avvenne realmente un'elevazione del Santo documentata dalle cronache dell'epoca.
Cinque santi per cinque storie da far conoscere meglio al pubblico, spiegando l'origine dell'iconografia e della tradizione popolare, con la quale gli attori molfettesi hanno giocato strappando anche risate ma sempre con il massimo rispetto, rendendo quindi lo spettacolo particolarmente gradito per qualunque tipologia di religiosità personale.