«Non privarsi mai del diritto al voto»

Le considerazioni dell'Azione Cattolica Diocesana a conclusione della campagna elettorale regionale

venerdì 29 maggio 2015 03.00
A cura di Gabriella Serrone
Oggi si chiude ufficialmente il periodo in cui i candidati al nuovo Consiglio ed al ruolo di Governatore della Regione Puglia hanno esposto i propri programmi, nel tentativo di accaparrarsi la fiducia ed i voti dei cittadini. Al termine di una campagna elettorale che non ha brillato per coerenza e trasparenza, l'Azione Cattolica della Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi si sente in dovere di rendere note le proprie riflessioni in merito ad alcune vicende, facendosi portavoce dello sconcerto ed al tempo stesso dello scetticismo di alcuni elettori.

«Senza dubbio questa tornata elettorale si inserisce in un momento storico molto particolare di restyling del panorama politico italiano (…)» -così introduce la questione l'Azione Cattolica e continua analizzando le particolarità della situazione regionale: «Quello che è successo in Puglia in questa tornata elettorale è esattamente la ripercussione sul territorio di ciò che si sta vivendo a livello nazionale; forse - sottolineano nella missiva - tutto questo è stato anche facilitato da chi non ha di fatto creato le condizioni politiche perché il "modello Puglia", che per anni è stato un modello a cui tanti hanno fatto riferimento in Italia, potesse continuare, sia dal punto di vista politico che dal punto di vista amministrativo».

A proposito del comportamento eticamente discutibile di alcuni candidati, l'AC punta il dito «sulla nuova tendenza alla grande ammucchiata al centro che caratterizza questa campagna elettorale; con candidature strane, caratterizzate da arguti trasformismi o da semplici scambi di casacche, di fronte ai quali si fa fatica a capire la coerenza (se mai ci fosse) e le motivazioni di certe scelte, con movimenti da giocolieri del tipo "carta vince…carta perde" che non fanno altro che lasciare il cittadino confuso e inorridito». Inoltre, lamentando una pratica ampiamente diffusa sia a destra che a sinistra, sottolinea che « (…) molte delle famose "liste" di candidati che si presentano alla competizione, certamente non sono state realizzate scegliendo persone che condividessero "un'idea" di Regione Puglia da realizzare nel prossimo mandato, bensì semplicemente aggiungendo palline all'abaco dei pacchetti di voti che ogni politico era in grado di portare con sé».

Forte la critica ai cosiddetti "impresentabili", tra cui alcuni candidati presenti proprio nelle liste pugliesi, definiti come «gente macchiatasi di reati quali corruzione, turbativa d'asta, falso, finanziamento illecito, abuso d'ufficio, truffa aggravata ai danni dello Stato, deturpamento delle bellezze naturali» e contro le attualissime pratiche di voto di scambio di ogni parte politica, da sempre oggetto della condanna dell'AC, anche nella sua più recente campagna di sensibilizzazione "IO CAMBIO".

Dinnanzi a questo quadro così cupo e desolante, tuttavia, ferma resta la certezza che andare a votare è l'unico rimedio per sconfiggere il mal costume dilagante in politica. Le argomentazioni a sostegno di questo punto di vista sono diverse. Innanzitutto «c'è la bella politica, quella fatta di vicinanza ai problemi delle persone, di sacrifici, di coerenza e di pulizia, incarnata da persone con nomi e cognomi e progetti politici chiari e definiti».

A questa costatazione, si unisce poi la necessità di «non privarsi mai del diritto al voto, perché con l'astensionismo non si denuncia nulla, ma si è solo silenziosi e assenti e l'assenza non ha mai contribuito a cambiare le cose» e di «denunciare episodi di voto di scambio e di ogni "proposta indecente" che potrà essere presentata». Ad enfatizzare l'importanza di recarsi alle urne nonostante tutto, la scelta di riportare le affermazioni che Calamandrei rivolse nel gennaio 1955 agli studenti universitari di Milano:

«...una delle offese che si fanno alla Costituzione è l'indifferenza alla politica… La politica è una brutta cosa. Che me ne importa della politica. E io quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà di quei due emigranti, due contadini che traversavano l'oceano, su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca, con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora uno di questi contadini, impaurito, domanda a un marinaio "Ma siamo in pericolo?" e questo dice "Secondo me, se continua questo mare, tra mezz'ora il bastimento affonda." Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno, dice: "Beppe, Beppe, Beppe"… "che c'è!" … "Se continua questo mare, tra mezz'ora, il bastimento affonda" e quello dice" che me ne importa, non è mica mio!" Questo è l'indifferentismo alla politica».

L'invito dell'AC è allora a farsi protagonisti del proprio tempo, ad interessarsi di ciò che sta avvenendo, cercando di invertire le tendenze con le proprie scelte, riportando sulla giusta via una società che ci sta sfuggendo di mano.