«Non fu sequestro di persona». Quattro assolti
Un 26enne raccontò di essere stato sequestrato per un debito non pagato. Tre degli imputati sono stati comunque condannati per estorsione
venerdì 15 dicembre 2017
20.12
Dichiarò di essere stato sequestrato, picchiato e legato a una sedia in una villa di campagna per un debito non pagato, ma potrebbe aver mentito.
La Corte d'Assise di Bari ha assolto quattro imputati dall'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione e ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura perché valuti le dichiarazioni rese durante le indagini e il processo dalle persone offese, la presunta vittima del sequestro e suo fratello. Tre dei quattro imputati sono stati però condannati per estorsione ai danni del fratello, dal quale avrebbero preteso il pagamento del debito.
I fatti risalgono al luglio 2008 e sarebbero stati commessi fra Giovinazzo e Falconara Marittima. Gli imputati - i fratelli Carlo e Michele Costantino, Vincenzo Germinario e Nicola Pilolli - erano accusati di aver bloccato un 26enne di Giovinazzo, costretto a salire su uno scooter, sequestrato, picchiato e poi legato mani e piedi per alcune ore ad una sedia all'interno di una villa disabitata in località lama Caolina, nell'agro cittadino.
Pegno inconsapevole di un debito da saldare. La sua passività di 2.600 euro per una partita di cocaina. A pagare, mentre il 26enne era tenuto sotto scacco, fu il fratello della vittima, raggiunto a Falconara Marittima, dove si trovava per lavoro, da Michele Costantino (fratello di Carlo, ndr), e da Vincenzo Germinario e Nicola Pilolli, e costretto a prelevare 2.000 euro dalla filiale Unicredit di Ancona, per saldare il debito.
I giudici hanno ritenuto insussistente l'ipotesi del sequestro di persona, assolvendo Carlo Costantino, difeso dall'avvocato Nicola Lerario, da ogni accusa. Hanno però condannato il fratello Michele, difeso dall'avvocato Gaetano Castellaneta, e i giovinazzesi Vincenzo Germinario e Nicola Pilolli, difesi dagli avvocati Antonio Depalo e Mario Mongelli, a pene comprese fra 6 e 4 anni di reclusione per l'estorsione al fratello della presunta vittima del sequestro.
I tre, stando alla ricostruzione accusatoria condivisa dalla Corte d'Assise, si recarono a Falconara Marittima facendosi consegnare 2.000 euro in contanti.
La Corte d'Assise di Bari ha assolto quattro imputati dall'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione e ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura perché valuti le dichiarazioni rese durante le indagini e il processo dalle persone offese, la presunta vittima del sequestro e suo fratello. Tre dei quattro imputati sono stati però condannati per estorsione ai danni del fratello, dal quale avrebbero preteso il pagamento del debito.
I fatti risalgono al luglio 2008 e sarebbero stati commessi fra Giovinazzo e Falconara Marittima. Gli imputati - i fratelli Carlo e Michele Costantino, Vincenzo Germinario e Nicola Pilolli - erano accusati di aver bloccato un 26enne di Giovinazzo, costretto a salire su uno scooter, sequestrato, picchiato e poi legato mani e piedi per alcune ore ad una sedia all'interno di una villa disabitata in località lama Caolina, nell'agro cittadino.
Pegno inconsapevole di un debito da saldare. La sua passività di 2.600 euro per una partita di cocaina. A pagare, mentre il 26enne era tenuto sotto scacco, fu il fratello della vittima, raggiunto a Falconara Marittima, dove si trovava per lavoro, da Michele Costantino (fratello di Carlo, ndr), e da Vincenzo Germinario e Nicola Pilolli, e costretto a prelevare 2.000 euro dalla filiale Unicredit di Ancona, per saldare il debito.
I giudici hanno ritenuto insussistente l'ipotesi del sequestro di persona, assolvendo Carlo Costantino, difeso dall'avvocato Nicola Lerario, da ogni accusa. Hanno però condannato il fratello Michele, difeso dall'avvocato Gaetano Castellaneta, e i giovinazzesi Vincenzo Germinario e Nicola Pilolli, difesi dagli avvocati Antonio Depalo e Mario Mongelli, a pene comprese fra 6 e 4 anni di reclusione per l'estorsione al fratello della presunta vittima del sequestro.
I tre, stando alla ricostruzione accusatoria condivisa dalla Corte d'Assise, si recarono a Falconara Marittima facendosi consegnare 2.000 euro in contanti.