«Non chiamatemi cantautore, sono uno sperimentatore»

Raffaele Depalo ci ha parlato della sua “Principessa” e del suo modo di fare musica

lunedì 18 febbraio 2019 13.26
A cura di Gabriella Serrone
Si considera giovinazzese a tutti gli effetti, anche se da quarant'anni a Mesagne, ed è fiero delle sue radici. Raffaele Depalo non ci ha pensato due volte a ritornare nella sua Giovinazzo per venirci a raccontare del suo brano "Principessa", uscito il 1 febbraio, e dei suoi imminenti progetti musicali.
Le circa 17.000 visualizzazioni su YouTube del video del suo singolo sono per lui una grande soddisfazione, ma Depalo non si accontenta. Il cantante e performer pugliese vorrebbe che il messaggio della sua "Principessa" arrivasse a molte più persone e si è detto pronto a farsi conoscere meglio dal pubblico con altri brani, che parlano di altre tematiche e propongono ritmi vari, per sperimentare più generi.

Hai raccontato più volte che com'è nata "Principessa". Vuoi svelarci altri dettagli a riguardo?

È nata da un momento di tristezza. Soffrivo di non poter vivere la quotidianità con mia figlia: fare colazione insieme, darle la buonanotte di persona, tutte quelle piccole cose che si fanno in una famiglia normale. Sentivo di doverle chiedere scusa scrivendole una lettera. Poi, mi è venuto spontaneo suonare qualche nota alla tastiera e la lettera è diventata una canzone, che ho fatto sentire a mia figlia. Le è piaciuta tantissimo e si è sentita privilegiata della dedica. Il brano è rimasto da parte, finché non l'ho fatto sentire ad un mio amico dj che vive a Milano, che è rimasto colpito dalla semplicità del testo e della musica e mi ha incoraggiato a farlo conoscere. Da quell'incoraggiamento è seguita la collaborazione con il chitarrista Alessandro Lunedì ed il batterista Giovanni Facecchia, entrambi mesagnesi, che mi hanno aiutato a rendere più live la canzone. Importante è stata anche la collaborazione con HDVIDEOMOBILE di Adriano Rizzo che ha realizzato il videoclip.

Come mai hai scelto un ritmo così vivo per una canzone che nasce da un dispiacere?

Ripeto, all'inizio doveva essere una canzone solo per mia figlia, che avrebbe potuto ascoltare quando e come voleva. Quindi l'ho creata di getto, scegliendo parole semplici, che lei potesse capire. E volevo che anche la musica fosse diretta. Non volevo fosse una canzone triste, troppo melodica, ed allora ho ideato questo contrasto: un testo malinconico, frutto di una tematica delicata, ed un ritmo incalzante, un funky.

Ti aspettavi tanti consensi?
La mia idea era di scrivere una lettera a mia figlia, ciò che è venuto dopo non me lo aspettavo assolutamente. Non ho scritto la canzone apposta per avere successo sfruttando l'importanza del tema. Sono contento, però, perché tra complimenti e critiche costruttive, ho ricevuto tre messaggi significativi. Uno è di un padre che non vede la figlia da diversi anni; gli ho consigliato di far vedere il video alla sua ex compagna. Non è successo nulla di eclatante, ma qualche reazione c'è stata. E poi i messaggi di due mamme che denunciavano la totale assenza dei papà. In questi due casi, la canzone è stata quasi risolutiva. Se un brano così semplice può aver risolto anche solo un piccolo malessere, posso ritenermi più che soddisfatto.

Cosa vorresti che arrivasse della tua canzone, soprattutto ai padri?
Mi ritengo un padre tra i più fortunati, dato che ho ottimi rapporti con la mia ex compagna e vedo regolarmente mia figlia. Tuttavia, riconosco che ci sono situazioni estremamente spiacevoli, in cui i bambini sono spettatori di un teatrino che si potrebbe tranquillamente evitare. Della mia canzone vorrei arrivasse il grande rispetto che si deve avere nonostante tutto per l'altra parte e l'infinito amore per i propri figli. Questi due sentimenti devono aiutare a superare le incomprensioni della coppia e ad andare avanti per il bene dei figli.

Sono venticinque anni che ti dedichi alla musica. Cosa ti è servito per avviare la tua avventura cantautoriale?
Certamente, la passione per la musica continuerà ad essere il motore di tutto. La passione per Stevie Wonder e Pino Daniele, a cui rendo omaggio suonando con due tribute band, e per altri artisti stranieri mi sono stati d'ispirazione e lo saranno per il futuro. Voglio, però, precisare che non mi sento cantautore, per esserlo ci vuole tempo. Io sto intraprendendo questa strada, ma sono solo all'inizio di un lungo percorso. Posso definirmi cantautore solo nella misura in cui sono autore ed interprete del mio brano.

Hai altre canzoni in cantiere?
Il prossimo brano sarà pronto tra qualche giorno e uscirà anche un terzo prossimamente. Entrambi sono autobiografici: uno parla d'amore secondo il mio punto di vista e l'altro del mio percorso musicale, sin da quando a quattro anni provavo a suonare mentre gli altri bambini giocavano a pallone. L'intenzione è di arrivare a dicembre con una decina di brani da racchiudere in un album.

Quali generi potremo ascoltare nel tuo disco?
Funky, soul, blues sono i miei preferiti. Ma il mio album sarà una macedonia musicale, in cui inserirò tanti generi. Per esempio, il mio terzo brano sarà un rock energico, ma sto pensando di scrivere un quarto con i ritmi del reggaeton. Voglio aprimi ad altro e soprattutto mettere il pubblico nelle condizioni di ascoltare generi che non ascolterebbe per scelta personale. Non basta accontentare il pubblico, bisogna dargli stimoli nuovi. Mi piace sperimentare e lo faccio innanzitutto per me stesso e poi per chi mi ascolta.

Ciò che colpisce di Raffaele Depalo è la grande umiltà e l'amore autentico per la musica. Un amore che l'artista non riesce a tenere per sé e con cui vuole contagiare tutti, mosso da un'incontenibile gioia di vivere e da un tocco di ironia ed autoironia, che caratterizza tutte le sue performance. Per questo, aspettiamo con curiosità i suoi prossimi brani, ma nel frattempo continuiamo ad emozionarci con "Principessa", bellissima dichiarazione ed emozionante promessa d'amore eterno di un padre ad una figlia.