Nico Bavaro commenta il voto: «C'è qualcosa di più profondo che va indagato»
Il candidato di Liberi e Uguali non ce l'ha fatta nell'uninominale alla Camera dei Deputati
martedì 6 marzo 2018
Con il suo partito, Liberi e Uguali, ridotto poco sopra la soglia del 3,5%, ed i leader come Pietro Grasso e Massimo D'Alema spazzati via nei loro Collegi, Nico Bavaro, candidato nell'uninominale alla Camera dei Deputati anche nella sua Giovinazzo, ha provato a fare un'analisi serena del voto.
Ed ha apertamente parlato e scritto di un «qualcosa di più profondo che va indagato» nel comprendere il "cappotto" pentastellato in Puglia ed in quasi tutto il Mezzogiorno e l'affermazione del centrodestra e soprattutto della Lega al Nord (ma non solo, sono stati 586 i voti intercettati in città).
«C'è qualcosa di più profondo, quando alcune liste raggiungono consensi importanti in territori in cui non hanno nemmeno un luogo di discussione aperto, un presidio, un circolo - scrive - . Quando alcuni candidati fanno il pieno senza nemmeno essersi mai presentati in un confronto, in una vertenza territoriale, in una piazza. Senza mai essersi spesi per nulla che avesse a che fare con il concreto del quotidiano. C'è qualcosa di più profondo e va affrontato. Abbiamo straperso. E non è la prima volta».
Bavaro sostiene quindi che si tratti di una sorta di «furia iconoclasta» che non guarda alla presenza sul territorio ed alle storie dei candidati, più o meno espressione di territori. Pertanto, secondo Nico Bavaro la vittoria del MoVimento 5 Stelle si addebitabile all'«urgenza dei cittadini che pare sia stata quella di mandare a casa un pezzo di classe dirigente, a partire da chi in qualche modo ha rappresentato nel passato più recente e anche in quello remoto, le istituzioni di questo Paese, a vario livello e a vario titolo. L'avevamo capito, da tempo, ma non siamo stati conseguenti nelle scelte fatte sul piano della rappresentanza», è la nota amara che fa trasparire una critica anche alla sua parte politica.
Concordiamo, poi, con l'analisi successiva, con uno scollamento di pezzi di società che si rivolgevano al centro-sinistra ed al centro-destra che hanno cambiato strada: «Il blocco sociale del vecchio centro-sinistra (insegnanti, ferrovieri, molti operai) si è quasi interamente rivolto al M5S; mentre quello tradizionale del centro-destra ha scelto quasi interamente Salvini. Pare un passaggio di testimone, che sposta tutto verso una radicalizzazione della società, che corrisponde alla radicalizzazione dei bisogni. Con una sola differenza: il M5S riceve voti in entrata anche dalla destra, dall'estrema destra - sostiene ancora l'esponente di LeU - e il cosiddetto voto di opinione, quello senza riferimenti certi, che a ogni tornata elettorale si sposta sulla base del quadro, dei convincimenti momentanei, del marketing politico-elettorale, della comunicazione».
Si è rivelato non essere «convincente», secondo Bavaro, anche il progetto di rottura con gli schemi del vecchio centro-sinistra, con Liberi e Uguali che non ha affatto intercettato quei voti in libera uscita da un Partito Democratico sempre più prigioniero del renzismo.
«A nulla vale il risultato personale - è la sua conclusione - se non costruisce nulla di immediato per una collettività. E il punto, per quanto mi riguarda, rimane sempre quello: migliorare le condizioni materiali di vita di una comunità, il benessere, i diritti. Dalle piazze al Parlamento e viceversa. In bocca al lupo a chi ha il dovere di governare questo paese adesso. Io continuo a lottare, come ho promesso in campagna elettorale».
L'impressione che si coglie dalle sue parole e stando all'esterno dei partiti di sinistra è quella di una lunga riflessione già avviata, al termine della quale non ci saranno sconti. Una classe più giovane tenterà di alzare la testa (a proposito dello slogan) e di prendersi una porzione di politica italiana che rischia di scomparire, più sotto il peso delle scelte sbagliate dei "grandi vecchi" di quell'area, che sotto la spinta sovranista e destrorsa che si sente forte nel Paese.
Ed ha apertamente parlato e scritto di un «qualcosa di più profondo che va indagato» nel comprendere il "cappotto" pentastellato in Puglia ed in quasi tutto il Mezzogiorno e l'affermazione del centrodestra e soprattutto della Lega al Nord (ma non solo, sono stati 586 i voti intercettati in città).
«C'è qualcosa di più profondo, quando alcune liste raggiungono consensi importanti in territori in cui non hanno nemmeno un luogo di discussione aperto, un presidio, un circolo - scrive - . Quando alcuni candidati fanno il pieno senza nemmeno essersi mai presentati in un confronto, in una vertenza territoriale, in una piazza. Senza mai essersi spesi per nulla che avesse a che fare con il concreto del quotidiano. C'è qualcosa di più profondo e va affrontato. Abbiamo straperso. E non è la prima volta».
Bavaro sostiene quindi che si tratti di una sorta di «furia iconoclasta» che non guarda alla presenza sul territorio ed alle storie dei candidati, più o meno espressione di territori. Pertanto, secondo Nico Bavaro la vittoria del MoVimento 5 Stelle si addebitabile all'«urgenza dei cittadini che pare sia stata quella di mandare a casa un pezzo di classe dirigente, a partire da chi in qualche modo ha rappresentato nel passato più recente e anche in quello remoto, le istituzioni di questo Paese, a vario livello e a vario titolo. L'avevamo capito, da tempo, ma non siamo stati conseguenti nelle scelte fatte sul piano della rappresentanza», è la nota amara che fa trasparire una critica anche alla sua parte politica.
Concordiamo, poi, con l'analisi successiva, con uno scollamento di pezzi di società che si rivolgevano al centro-sinistra ed al centro-destra che hanno cambiato strada: «Il blocco sociale del vecchio centro-sinistra (insegnanti, ferrovieri, molti operai) si è quasi interamente rivolto al M5S; mentre quello tradizionale del centro-destra ha scelto quasi interamente Salvini. Pare un passaggio di testimone, che sposta tutto verso una radicalizzazione della società, che corrisponde alla radicalizzazione dei bisogni. Con una sola differenza: il M5S riceve voti in entrata anche dalla destra, dall'estrema destra - sostiene ancora l'esponente di LeU - e il cosiddetto voto di opinione, quello senza riferimenti certi, che a ogni tornata elettorale si sposta sulla base del quadro, dei convincimenti momentanei, del marketing politico-elettorale, della comunicazione».
Si è rivelato non essere «convincente», secondo Bavaro, anche il progetto di rottura con gli schemi del vecchio centro-sinistra, con Liberi e Uguali che non ha affatto intercettato quei voti in libera uscita da un Partito Democratico sempre più prigioniero del renzismo.
«A nulla vale il risultato personale - è la sua conclusione - se non costruisce nulla di immediato per una collettività. E il punto, per quanto mi riguarda, rimane sempre quello: migliorare le condizioni materiali di vita di una comunità, il benessere, i diritti. Dalle piazze al Parlamento e viceversa. In bocca al lupo a chi ha il dovere di governare questo paese adesso. Io continuo a lottare, come ho promesso in campagna elettorale».
L'impressione che si coglie dalle sue parole e stando all'esterno dei partiti di sinistra è quella di una lunga riflessione già avviata, al termine della quale non ci saranno sconti. Una classe più giovane tenterà di alzare la testa (a proposito dello slogan) e di prendersi una porzione di politica italiana che rischia di scomparire, più sotto il peso delle scelte sbagliate dei "grandi vecchi" di quell'area, che sotto la spinta sovranista e destrorsa che si sente forte nel Paese.