Minaccia la compagna con un machete: arrestato. È tornato in libertà
L'uomo, di 38 anni, è stato fermato dai Carabinieri. Il Gip lo ha scarcerato perché «i fatti non appaiono riconducibili al delitto di maltrattamenti»
mercoledì 21 settembre 2022
13.02
Avrebbe minacciato la propria compagna con un machete, prima di essere arrestato dai Carabinieri e trasferito in carcere, a Trani. Dove, però, ci è rimasto 72 ore. Per il giudice per le indagini preliminari che ha convalidato l'arresto, Antonella Cafagna, «i fatti non appaiono riconducibili al reato di maltrattamenti in famiglia».
È rimasto in piedi, dunque, solo il delitto di minaccia aggravata, «ma per tale reato - scrive il Gip del Tribunale di Bari nella sua ordinanza di convalida dell'arresto e di rigetto della misura cautelare - il limite edittale non consente l'arresto neppure facoltativo in flagranza e, pertanto, è preclusa l'applicazione di una qualunque misura cautelare». Richiesta rigettata, quindi, «per difetto del requisito della gravità indiziaria - si legge ancora - in rapporto al reato di maltrattamenti in famiglia».
Per queste ragioni, un 38enne di Giovinazzo, lunedì mattina, è tornato libero. I fatti risalgono allo scorso 16 settembre quando l'uomo, residente in un pianterreno alla periferia sud della città, in preda a un raptus - secondo il racconto fornito dalla vittima - avrebbe minacciato di morte la propria compagna, sotto gli occhi del figlio. Pretendeva i soldi, e sarebbe arrivato pure ad intimorirla con un machete, prima di telefonare alla madre. In quella videochiamata avrebbe mostrato l'arma.
Tanto è bastato alla donna, che ha udito le minacce e ha temuto potesse accadere il peggio, per allertare il 112, che ha inviato sul posto una gazzella della locale Stazione. L'uomo, nel frattempo, ormai fuori di sé, avrebbe iniziato dapprima a scaraventare oggetti per terra e a sputare contro la compagna, infine a disperdere mozziconi di sigarette in casa. Con il machete, inoltre, avrebbe minacciato di compiere anche atti di autolesionismo. All'immediato arrivo dei Carabinieri, la resa.
L'uomo, dopo aver aperto la porta di casa, è stato condotto in caserma. Qui i militari, dopo aver raccolto le deposizioni della compagna e della madre del 38enne, e aver sentito il pubblico ministero Luisiana Di Vittorio, l'hanno arrestato e portato in carcere, mentre la difesa, rappresentata dall'avvocato Tiziano Tedeschi, s'è affrettata a presentare, in sede di convalida, una corposa produzione documentale «tendente a dimostrare che non vi erano i maltrattamenti reiterati nel tempo».
Lunedì, infine, il ritorno in libertà proprio perché «il quadro probatorio delineato dalle prove dichiarative non descrive le condotte lesive dell'integrità morale della vittima ripetute nel tempo e perciò non giustifica l'apprezzamento del requisito dell'abitualità richiesto ai fini della configurazione del delitto di maltrattamenti».
È rimasto in piedi, dunque, solo il delitto di minaccia aggravata, «ma per tale reato - scrive il Gip del Tribunale di Bari nella sua ordinanza di convalida dell'arresto e di rigetto della misura cautelare - il limite edittale non consente l'arresto neppure facoltativo in flagranza e, pertanto, è preclusa l'applicazione di una qualunque misura cautelare». Richiesta rigettata, quindi, «per difetto del requisito della gravità indiziaria - si legge ancora - in rapporto al reato di maltrattamenti in famiglia».
Per queste ragioni, un 38enne di Giovinazzo, lunedì mattina, è tornato libero. I fatti risalgono allo scorso 16 settembre quando l'uomo, residente in un pianterreno alla periferia sud della città, in preda a un raptus - secondo il racconto fornito dalla vittima - avrebbe minacciato di morte la propria compagna, sotto gli occhi del figlio. Pretendeva i soldi, e sarebbe arrivato pure ad intimorirla con un machete, prima di telefonare alla madre. In quella videochiamata avrebbe mostrato l'arma.
Tanto è bastato alla donna, che ha udito le minacce e ha temuto potesse accadere il peggio, per allertare il 112, che ha inviato sul posto una gazzella della locale Stazione. L'uomo, nel frattempo, ormai fuori di sé, avrebbe iniziato dapprima a scaraventare oggetti per terra e a sputare contro la compagna, infine a disperdere mozziconi di sigarette in casa. Con il machete, inoltre, avrebbe minacciato di compiere anche atti di autolesionismo. All'immediato arrivo dei Carabinieri, la resa.
L'uomo, dopo aver aperto la porta di casa, è stato condotto in caserma. Qui i militari, dopo aver raccolto le deposizioni della compagna e della madre del 38enne, e aver sentito il pubblico ministero Luisiana Di Vittorio, l'hanno arrestato e portato in carcere, mentre la difesa, rappresentata dall'avvocato Tiziano Tedeschi, s'è affrettata a presentare, in sede di convalida, una corposa produzione documentale «tendente a dimostrare che non vi erano i maltrattamenti reiterati nel tempo».
Lunedì, infine, il ritorno in libertà proprio perché «il quadro probatorio delineato dalle prove dichiarative non descrive le condotte lesive dell'integrità morale della vittima ripetute nel tempo e perciò non giustifica l'apprezzamento del requisito dell'abitualità richiesto ai fini della configurazione del delitto di maltrattamenti».