Migranti, Michele Sollecito propone «la terza via»
Un lungo post per spiegare la posizione del Vicesindaco sulla vicenda e sull'accoglienza offerta dalla Chiesa anche nella nostra Diocesi
giovedì 30 agosto 2018
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La notizia della disponibilità ad accogliere in strutture della Diocesi due nuclei famigliari arrivati in Italia con la nave Diciotti ha riaperto anche a Giovinazzo il dibattito sull'opportunità delle scelte della politica nazionale.
Un dibattito infuocato, a volte dai toni troppo forti, da cui traspaiono non solo volgarità e pressapochismo, ma anche talvolta ottusità nell'uno e nell'altro senso.
Nelle scorse ore è intervenuto sulla questione immigrazione, con la sua consueta pacatezza, il Vicesindaco di Giovinazzo, Michele Sollecito, attraverso un lungo post apparso sulla sua pagina Facebook. Sollecito non si tira indietro e porta avanti l'idea della «terza via» paventata anche da diversi commentatori cattolici e non sui media nazionali.
Per terza via si intende una posizione che affronti il problema non scadendo nella retorica nazionalista o in quella mondialista. Sollecito, insomma, non sta né con Salvini né con Saviano o la sinistra mondialista e prova a far capire il perché.
Per lui la reazione della gente alla notizia dell'arrivo di due famiglie a Molfetta «appena 5 anni fa, dopo il disastro del naufragio di Lampedusa e della visita del Papa, questa notizia avrebbe destato scandalo al contrario (della serie "la diocesi si offre i ospitare solo 2 nuclei?"), oggi invece il sentimento nazionale è cambiato drasticamente e la notizia è accolta da una canea irripetibile di commenti volgari».
Ma Sollecito non giudica e prova a dare una spiegazione da amministratore che è a contatto con i problemi quotidiani della gente: «Per anni - ha scritto - gli amministratori locali hanno dovuto spiegare a Prefetti, partiti, semplici cittadini, che convocare i sindaci per questioni legate all'immigrazione e non dare segnali su altri temi molto sentiti dalla popolazione avrebbe prodotto una repulsione senza sconti di territorio. Qui da noi, in questi anni, si è chiesta invano una presenza più massiccia delle forze dell'ordine, un investimento serio in soluzioni alloggiative per gente letteralmente senza un tetto (ogni Comune affronta come può quella che è ormai una piaga difficile da sanare), una soluzione concreta per collegare il sostegno al Reddito, che pure è stato introdotto, (dapprima la carta SIA, poi il Reddito di Dignità pugliese e poi il Reddito di Inclusione) al mondo del lavoro per non produrre inattivo assistenzialismo ma forme di reinserimento lavorativo che garantissero dignità ad ogni persona bisognosa di sostegno».
E se così non è stato, almeno in parte, è per responsabilità di chi da Roma avrebbe potuto e dovuto interpretare quel sentimento nascente. E così si è arrivata alla guerra tra poveri, all'astio degli italiani (che non sono un popolo razzista) verso gente che, in buona parte, cerca scampo dalla miseria, prima che dalle guerre.
Così a queste latitudini, la Mafia è cresciuta di pari passo con la disperazione di interi quartieri delle città e le emergenze abitative hanno prodotto solo rabbia e risentimento verso uno Stato percepito come lontano.
«Questa è la base di partenza delle sofferenze delle nostre città - ha commentato ancora Sollecito -. Su questo fuoco soffia infine l'indifferenza della comunità internazionale per l'Africa e il Medio Oriente. Perché - si chiede il Vicesindaco - nessuno si vuole occupare del Sud Sudan devastato da anni da una guerra fratricida? Perché nessuno si vuole occupare di Boko Haram e dei rapimenti, delle uccisioni e delle torture ai fedeli cristiani in Nigeria e in altri stati africani? Perché nessuno si preoccupa del genocidio dei Yazidi in Medio Oriente per mano dell'Isis? E dei profughi siriani? Sono questioni che in tempi diversi si alternano e creano l'insieme "magmatico" del "flusso dei migranti". Ma sono questioni più grandi dell'Italia!
Sono questioni - è la posizione assunta - che necessitano dell'intervento corale della Comunità Internazionale! Fin quando gli italiani non vedranno segnali incoraggianti in tema di politiche interne e in tema di politiche estere non ci sarà più tregua per chi ancora oggi non si vuole arrendere a tanta cattiveria, a tanto odio, a così tanto feroce quanto superficiale condanna».
Quindi l'idea per una politica che proponga soluzioni concrete, appoggiandosi alla Chiesa ed alla sua capacità di aprirsi sempre e comunque, è quella della "terza via", che Sollecito sposa in toto: «Ecco perché la terza via: perché non è più possibile placare gli animi degli italiani in profonda difficoltà da troppo tempo, ignorando con malcelata indifferenza la loro situazione e non è comunque più possibile permettere che dilaghi l'insulto come risposta a drammi che comunque ci riguardano.
La dottrina sociale della Chiesa - questo il punto di partenza per il giovane amministratore giovinazzese - annovera come pilastro centrale il primato dell'uomo, su questo assunto deve basarsi una risposta corale alle emergenze internazionali: l'unica via d'uscita dai pericolosi nazionalismi che in passato sono stati per ben due volte l'anticamera delle due guerre che hanno devastato prima l'Europa e poi il mondo. I capi di Stato che oggi non prendono in mano la situazione e che non cercano una risposta collaborativa d'insieme con gli altri leader, magari per paura della perdita di consenso - insiste Sollecito -, sono destinati a soccombere schiacciati dalla paura.
Oggi invece è il tempo del coraggio, oggi è il tempo di prendere insieme in mani salde il timone della Storia. La Chiesa non ha mai smesso - evidenzia l'Assessore alle Politiche Sociali -, ha tenuto la barra dritta anche senza fare notizia a differenza di questi giorni. Ora tocca all'Europa e alla Comunità internazionale tutta. Sostegno e stima per il nostro Vescovo e per la nostra Caritas diocesana - è la chiosa convinta - che nel suo lavoro giornaliero a favore di tutti non ha nulla da farsi rimproverare».
Un dibattito infuocato, a volte dai toni troppo forti, da cui traspaiono non solo volgarità e pressapochismo, ma anche talvolta ottusità nell'uno e nell'altro senso.
Nelle scorse ore è intervenuto sulla questione immigrazione, con la sua consueta pacatezza, il Vicesindaco di Giovinazzo, Michele Sollecito, attraverso un lungo post apparso sulla sua pagina Facebook. Sollecito non si tira indietro e porta avanti l'idea della «terza via» paventata anche da diversi commentatori cattolici e non sui media nazionali.
Per terza via si intende una posizione che affronti il problema non scadendo nella retorica nazionalista o in quella mondialista. Sollecito, insomma, non sta né con Salvini né con Saviano o la sinistra mondialista e prova a far capire il perché.
Per lui la reazione della gente alla notizia dell'arrivo di due famiglie a Molfetta «appena 5 anni fa, dopo il disastro del naufragio di Lampedusa e della visita del Papa, questa notizia avrebbe destato scandalo al contrario (della serie "la diocesi si offre i ospitare solo 2 nuclei?"), oggi invece il sentimento nazionale è cambiato drasticamente e la notizia è accolta da una canea irripetibile di commenti volgari».
Ma Sollecito non giudica e prova a dare una spiegazione da amministratore che è a contatto con i problemi quotidiani della gente: «Per anni - ha scritto - gli amministratori locali hanno dovuto spiegare a Prefetti, partiti, semplici cittadini, che convocare i sindaci per questioni legate all'immigrazione e non dare segnali su altri temi molto sentiti dalla popolazione avrebbe prodotto una repulsione senza sconti di territorio. Qui da noi, in questi anni, si è chiesta invano una presenza più massiccia delle forze dell'ordine, un investimento serio in soluzioni alloggiative per gente letteralmente senza un tetto (ogni Comune affronta come può quella che è ormai una piaga difficile da sanare), una soluzione concreta per collegare il sostegno al Reddito, che pure è stato introdotto, (dapprima la carta SIA, poi il Reddito di Dignità pugliese e poi il Reddito di Inclusione) al mondo del lavoro per non produrre inattivo assistenzialismo ma forme di reinserimento lavorativo che garantissero dignità ad ogni persona bisognosa di sostegno».
E se così non è stato, almeno in parte, è per responsabilità di chi da Roma avrebbe potuto e dovuto interpretare quel sentimento nascente. E così si è arrivata alla guerra tra poveri, all'astio degli italiani (che non sono un popolo razzista) verso gente che, in buona parte, cerca scampo dalla miseria, prima che dalle guerre.
Così a queste latitudini, la Mafia è cresciuta di pari passo con la disperazione di interi quartieri delle città e le emergenze abitative hanno prodotto solo rabbia e risentimento verso uno Stato percepito come lontano.
«Questa è la base di partenza delle sofferenze delle nostre città - ha commentato ancora Sollecito -. Su questo fuoco soffia infine l'indifferenza della comunità internazionale per l'Africa e il Medio Oriente. Perché - si chiede il Vicesindaco - nessuno si vuole occupare del Sud Sudan devastato da anni da una guerra fratricida? Perché nessuno si vuole occupare di Boko Haram e dei rapimenti, delle uccisioni e delle torture ai fedeli cristiani in Nigeria e in altri stati africani? Perché nessuno si preoccupa del genocidio dei Yazidi in Medio Oriente per mano dell'Isis? E dei profughi siriani? Sono questioni che in tempi diversi si alternano e creano l'insieme "magmatico" del "flusso dei migranti". Ma sono questioni più grandi dell'Italia!
Sono questioni - è la posizione assunta - che necessitano dell'intervento corale della Comunità Internazionale! Fin quando gli italiani non vedranno segnali incoraggianti in tema di politiche interne e in tema di politiche estere non ci sarà più tregua per chi ancora oggi non si vuole arrendere a tanta cattiveria, a tanto odio, a così tanto feroce quanto superficiale condanna».
Quindi l'idea per una politica che proponga soluzioni concrete, appoggiandosi alla Chiesa ed alla sua capacità di aprirsi sempre e comunque, è quella della "terza via", che Sollecito sposa in toto: «Ecco perché la terza via: perché non è più possibile placare gli animi degli italiani in profonda difficoltà da troppo tempo, ignorando con malcelata indifferenza la loro situazione e non è comunque più possibile permettere che dilaghi l'insulto come risposta a drammi che comunque ci riguardano.
La dottrina sociale della Chiesa - questo il punto di partenza per il giovane amministratore giovinazzese - annovera come pilastro centrale il primato dell'uomo, su questo assunto deve basarsi una risposta corale alle emergenze internazionali: l'unica via d'uscita dai pericolosi nazionalismi che in passato sono stati per ben due volte l'anticamera delle due guerre che hanno devastato prima l'Europa e poi il mondo. I capi di Stato che oggi non prendono in mano la situazione e che non cercano una risposta collaborativa d'insieme con gli altri leader, magari per paura della perdita di consenso - insiste Sollecito -, sono destinati a soccombere schiacciati dalla paura.
Oggi invece è il tempo del coraggio, oggi è il tempo di prendere insieme in mani salde il timone della Storia. La Chiesa non ha mai smesso - evidenzia l'Assessore alle Politiche Sociali -, ha tenuto la barra dritta anche senza fare notizia a differenza di questi giorni. Ora tocca all'Europa e alla Comunità internazionale tutta. Sostegno e stima per il nostro Vescovo e per la nostra Caritas diocesana - è la chiosa convinta - che nel suo lavoro giornaliero a favore di tutti non ha nulla da farsi rimproverare».