«Mi assumo la responsabilità dell'omicidio Spera»
Vito Arciuli confessa il delitto e scagiona gli altri imputati: sentenza prevista l'8 luglio?
mercoledì 1 giugno 2016
8.36
Non avrebbe detto nulla di utile alle indagini quando, il 27 luglio 2015, venne arrestato, insieme ad altre quattro persone, per l'omicidio di Gaetano Spera. Adesso, invece, a distanza di oltre un anno dalla morte del 21enne, da lui sarebbe arrivata una clamorosa confessione.
Nel corso dell'udienza preliminare, tenutasi nella mattinata di ieri dinanzi al giudice del Tribunale di Bari, Annachiara Mastrorilli, assieme alle relazioni tecniche ed alla documentazione fotografica, sarebbe stata consegnata anche una dichiarazione spontanea firmata da Vito Arciuli: killer per l'accusa, reo confesso a sorpresa: «Ammetto di essere responsabile dell'omicidio in danno di Gaetano Spera».
«La ragione del contrasto con quest'ultimo - avrebbe scritto nel testo inviato al pubblico ministero Isabella Ginefra - risiede in alcune incomprensioni nell'ambito dell'attività di pesca». Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, già nelle settimane precedenti al delitto, Vito Arciuli si sarebbe scontrato più volte con Gaetano Spera, avvertendolo del fatto che se non avesse smesso di piazzare le reti nella "sua zona" sarebbe stato punito. E così è andata, il 25 marzo 2015.
Il 20enne, rinchiuso nell'istituto penitenziario di Avellino, avrebbe dunque scelto la strada dell'ammissione che in caso di condanna gli eviterà l'ergastolo. È questa la strategia adottata per l'omicidio da uno dei componenti il gruppo di fuoco: la tesi di Vito Arciuli, che si dice «profondamente amareggiato per aver involontariamente coinvolto soggetti del tutto estranei all'accaduto», di fatto, scagionerebbe gli altri imputati.
Vito Arciuli, difeso dall'avvocato Giancarlo Chiariello, al pari degli altri imputati (Luca Lafronza, Ignazio Chimenti e Pio Mauro Sparno) ha scelto il rito abbreviato. Nel processo, inoltre, sono state ammesse come parti civili il Comune di Giovinazzo, rappresentato dall'avvocato Tiziano Tedeschi, la madre e le sorelle della vittima, assistite dal professionista forense Mario Mongelli, ed il padre del 21enne, tutelato dal legale Francesco Mastro.
Si tornerà in aula il prossimo 8 luglio, quando il Tribunale di Bari potrebbe già pronunciare la sentenza di primo grado.
Nel corso dell'udienza preliminare, tenutasi nella mattinata di ieri dinanzi al giudice del Tribunale di Bari, Annachiara Mastrorilli, assieme alle relazioni tecniche ed alla documentazione fotografica, sarebbe stata consegnata anche una dichiarazione spontanea firmata da Vito Arciuli: killer per l'accusa, reo confesso a sorpresa: «Ammetto di essere responsabile dell'omicidio in danno di Gaetano Spera».
«La ragione del contrasto con quest'ultimo - avrebbe scritto nel testo inviato al pubblico ministero Isabella Ginefra - risiede in alcune incomprensioni nell'ambito dell'attività di pesca». Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, già nelle settimane precedenti al delitto, Vito Arciuli si sarebbe scontrato più volte con Gaetano Spera, avvertendolo del fatto che se non avesse smesso di piazzare le reti nella "sua zona" sarebbe stato punito. E così è andata, il 25 marzo 2015.
Il 20enne, rinchiuso nell'istituto penitenziario di Avellino, avrebbe dunque scelto la strada dell'ammissione che in caso di condanna gli eviterà l'ergastolo. È questa la strategia adottata per l'omicidio da uno dei componenti il gruppo di fuoco: la tesi di Vito Arciuli, che si dice «profondamente amareggiato per aver involontariamente coinvolto soggetti del tutto estranei all'accaduto», di fatto, scagionerebbe gli altri imputati.
Vito Arciuli, difeso dall'avvocato Giancarlo Chiariello, al pari degli altri imputati (Luca Lafronza, Ignazio Chimenti e Pio Mauro Sparno) ha scelto il rito abbreviato. Nel processo, inoltre, sono state ammesse come parti civili il Comune di Giovinazzo, rappresentato dall'avvocato Tiziano Tedeschi, la madre e le sorelle della vittima, assistite dal professionista forense Mario Mongelli, ed il padre del 21enne, tutelato dal legale Francesco Mastro.
Si tornerà in aula il prossimo 8 luglio, quando il Tribunale di Bari potrebbe già pronunciare la sentenza di primo grado.