Mafia e voto di scambio, 10 arresti. Sollecito: «Provo vergogna per loro»
Il vice sindaco analizza le elezioni del 2015: «Mi vergogno per i giovinazzesi che hanno abboccato, bruttissima storia»
domenica 3 gennaio 2021
«Ora che la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna per coloro i quali avevano esercitato con metodi coercitivi-mafiosi il voto di scambio alle elezioni regionali del 2015, posso dirlo: mi vergogno per i giovinazzesi che all'epoca hanno abboccato».
Lo scrive, sul proprio profilo Facebook, il vice sindaco ed Assessore alla Legalità Michele Sollecito: «A Giovinazzo il candidato per il quale il clan "s'è dato da fare" (lista Popolari a sostegno del candidato presidente del centrosinistra Michele Emiliano) ebbe un risultato anomalo: 512 voti, terzo maggior suffragato dopo Marco Lacarra e Antonio Galizia.
Ma mentre i primi 2 sono stati supportati in modo trasparente, il primo dal maggior partito in città, il PD, il secondo dai cittadini che lo hanno conosciuto prima come comandante della Stazione dei Carabinieri di Giovinazzo e poi come candidato sindaco del centrodestra nel 2012, il terzo suffragato non aveva affisso un manifesto, non aveva una sede elettorale, non si era affacciato a Giovinazzo né per un comizio e né per un incontro elettorale che io ricordi.
Mi ricordo come all'epoca tutti i gruppi politici in città si diedero da fare, come è giusto che sia, per supportare i propri candidati: c'eravamo noi che portavano l'ex Prefetto di Bari Antonio Nunziante, Forza Italia che appoggiava Domenico Damascelli, Sinistra Italiana Guglielmo Minervini, il PD Marco Lacarra e Giovanni Giannini, il M5S fece il botto con la candidata presidente Antonella Laricchia e così via… dopo lo spoglio ognuno rivendicava il proprio risultato.
Ma il terzo maggior suffragato non aveva nessuno che si dichiarava soddisfatto dinanzi alla stampa… eppure su Giovinazzo aveva bissato il miglior politico della nostra generazione, Guglielmo Minervini, tra l'altro molto conosciuto e stimato a Giovinazzo. Bruttissima storia quella del 2015 per Giovinazzo.
Non sapremo mai con certezza quanti dei 512 voti furono comprati dai clan, alcuni, magari, erano davvero frutto di consenso regolare ma tutti no, come ha appurato la magistratura in ben 3 gradi di giudizio. È l'ora della vergona per noi, perché nostri concittadini hanno svenduto il loro voto e la loro dignità, perché hanno messo in pericolo la nostra città rischiando di far mettere radici più solide ad un clan mafioso. Ma dopo la vergogna può raggiungerci solo un forte sentimento di riscatto.
Oggi dovremo gridarlo tutti insieme: no al voto di scambio, no alla mercificazione del voto! Dobbiamo respingere con tutte le nostre forze ogni tentativo dei clan di mettere radici qui da noi - conclude Sollecito -, la mafia è un cancro, quando si annida è durissimo stanarla».
Lo scrive, sul proprio profilo Facebook, il vice sindaco ed Assessore alla Legalità Michele Sollecito: «A Giovinazzo il candidato per il quale il clan "s'è dato da fare" (lista Popolari a sostegno del candidato presidente del centrosinistra Michele Emiliano) ebbe un risultato anomalo: 512 voti, terzo maggior suffragato dopo Marco Lacarra e Antonio Galizia.
Ma mentre i primi 2 sono stati supportati in modo trasparente, il primo dal maggior partito in città, il PD, il secondo dai cittadini che lo hanno conosciuto prima come comandante della Stazione dei Carabinieri di Giovinazzo e poi come candidato sindaco del centrodestra nel 2012, il terzo suffragato non aveva affisso un manifesto, non aveva una sede elettorale, non si era affacciato a Giovinazzo né per un comizio e né per un incontro elettorale che io ricordi.
Mi ricordo come all'epoca tutti i gruppi politici in città si diedero da fare, come è giusto che sia, per supportare i propri candidati: c'eravamo noi che portavano l'ex Prefetto di Bari Antonio Nunziante, Forza Italia che appoggiava Domenico Damascelli, Sinistra Italiana Guglielmo Minervini, il PD Marco Lacarra e Giovanni Giannini, il M5S fece il botto con la candidata presidente Antonella Laricchia e così via… dopo lo spoglio ognuno rivendicava il proprio risultato.
Ma il terzo maggior suffragato non aveva nessuno che si dichiarava soddisfatto dinanzi alla stampa… eppure su Giovinazzo aveva bissato il miglior politico della nostra generazione, Guglielmo Minervini, tra l'altro molto conosciuto e stimato a Giovinazzo. Bruttissima storia quella del 2015 per Giovinazzo.
Non sapremo mai con certezza quanti dei 512 voti furono comprati dai clan, alcuni, magari, erano davvero frutto di consenso regolare ma tutti no, come ha appurato la magistratura in ben 3 gradi di giudizio. È l'ora della vergona per noi, perché nostri concittadini hanno svenduto il loro voto e la loro dignità, perché hanno messo in pericolo la nostra città rischiando di far mettere radici più solide ad un clan mafioso. Ma dopo la vergogna può raggiungerci solo un forte sentimento di riscatto.
Oggi dovremo gridarlo tutti insieme: no al voto di scambio, no alla mercificazione del voto! Dobbiamo respingere con tutte le nostre forze ogni tentativo dei clan di mettere radici qui da noi - conclude Sollecito -, la mafia è un cancro, quando si annida è durissimo stanarla».