Luce e Vita compie 95 anni
Oggi il numero 1 del 2019 del periodico diocesano con il biglietto autografo del Papa
domenica 6 gennaio 2019
Con il numero 1 di domenica 6 gennaio 2019, il settimanale diocesano Luce e Vita entra nel suo 95° anno di pubblicazione e lo fa con un pezzo di eccezione: la riproduzione del biglietto autografo con cui Papa Francesco ringrazia il Vescovo Domenico Cornacchia e l'intero "popolo di Dio tanto gioioso" che lo scorso 1° dicembre lo ha incontrato in Aula Paolo VI, restituendo la visita del 20 aprile 2018, nel nome di don Tonino Bello.
Fu mons. Pasquale Gioia (vescovo dal 1921 al 1935) con i primi fogli a stampa pubblicati nel 1924 per dialogare con i fedeli in vista del 1° Congresso Eucaristico interdiocesano, a inaugurare quella nuova forma di comunicazione che diventerà, l'anno successivo, il giornale Luce e Vita. La sua storia è stata ampiamente narrata nei due saggi che Marco Ignazio de Santis ha scritto in occasione dell'80° e del 90°, pubblicati rispettivamente in Luce e Vita Documentazione 2004/2 e 2014/1. In novantacinque anni, a parte qualche breve parentesi, il giornale diocesano ha continuato a fare luce nella vita della comunità, proponendo la Luce vera che per i cristiani è Cristo stesso, e a narrare la vita degli uomini, soprattutto quella più fragile, avendo come esempio la Vita vera, quella di Cristo.
«A pochi anni dalla grande guerra del '15-'18, più che a studiare si pensava a sopravvivere – scrive Mons. Cornacchia nel messaggio augurale su Luce e Vita – Oggi, probabilmente, stiamo vivendo un pericolo analogo e, direi, inverso: all'analfabetismo imposto dalle condizioni del tempo, corrisponde oggi un analfabetismo di ritorno e, forse, anche cercato da noi stessi. Voglio dire che c'è poca affezione alla lettura, all'approfondimento, a leggere e rileggere articoli di giornale. Pertanto vorrei – prosegue il Vescovo – che Luce e Vita fosse per noi un campanello di allarme, un invito, uno sprone a fare della lettura una occasione fondamentale per la nostra formazione».
Per questo la redazione, come è suo stile, ha ritenuto di valutare il cammino, a cinque anni dalla verifica fatta nel Novantesimo, per non ridursi a "tirare avanti", e nel mese di settembre ha diffuso un questionario i cui risultati sono pubblicati sul giornale di domenica 6 gennaio. Ne esce un giornale confermato nella sua identità e nella sua funzione, ma anche spronato ad ampliare il suo raggio di azione.
«Una visione globale sulle vicende e una possibilità di lettura non catastrofica degli eventi – scrive un lettore rispondendo al questionario – permetterebbe di accedere alla storia con gli occhi della fede. Penso che potenziando un po' di più la visione su tutto ciò che circonda l'uomo, ogni argomento diverrebbe interessante». Non paga del suo punto di vista, la redazione ha sottoposto i risultati del sondaggio al sociologo Paolo Contini: «…esso non necessità di un restyling dato che l'utenza attuale – ha detto il sociologo – sostanzialmente non denuncia interventi di chissà quale tipo. Ci sono però alcuni aspetti particolari sicuramente da rivedere: su tutti, l'utenza giovanile, da anni ormai sintonizzata su ben altri tipi di comunicazione rispetto ad un giornale cartaceo».
Apertura ai social (che Luce e Vita ha già compiuto con il potenziamento della pagina Facebook e l'attivazione del canale Instagram) con un utilizzo adeguato dei linguaggi (ad es. uso degli hashtag, video in diretta, condivisione dei post ecc.) ma attenzione anche al linguaggio utilizzato su di essi.
Solo chi è distratto o superficiale o disabituato alla lettura non ha avuto modo di notare la progettualità e l'impegno profusi dalla redazione in questi anni.
Affrontando e resistendo alle difficoltà che la carta stampata riscontra, Luce e Vita non si chiude nella gloria della sua storia, ma guarda avanti integrandosi sempre più con gli altri media. Da qui la scelta di modificare la testata inserendo la chiocciola col rosone (logo dell'Ufficio Comunicazioni sociali) al posto della "a" nella testata: pluralità di spazi e di linguaggi della comunicazione (giornale, sito, portale delle parrocchie, pagine social, canali video…), unità di missione coordinata dall'Ufficio Comunicazioni sociali.
Da questa ci si potrà abbonare anche alla forma digitale.
Fu mons. Pasquale Gioia (vescovo dal 1921 al 1935) con i primi fogli a stampa pubblicati nel 1924 per dialogare con i fedeli in vista del 1° Congresso Eucaristico interdiocesano, a inaugurare quella nuova forma di comunicazione che diventerà, l'anno successivo, il giornale Luce e Vita. La sua storia è stata ampiamente narrata nei due saggi che Marco Ignazio de Santis ha scritto in occasione dell'80° e del 90°, pubblicati rispettivamente in Luce e Vita Documentazione 2004/2 e 2014/1. In novantacinque anni, a parte qualche breve parentesi, il giornale diocesano ha continuato a fare luce nella vita della comunità, proponendo la Luce vera che per i cristiani è Cristo stesso, e a narrare la vita degli uomini, soprattutto quella più fragile, avendo come esempio la Vita vera, quella di Cristo.
«A pochi anni dalla grande guerra del '15-'18, più che a studiare si pensava a sopravvivere – scrive Mons. Cornacchia nel messaggio augurale su Luce e Vita – Oggi, probabilmente, stiamo vivendo un pericolo analogo e, direi, inverso: all'analfabetismo imposto dalle condizioni del tempo, corrisponde oggi un analfabetismo di ritorno e, forse, anche cercato da noi stessi. Voglio dire che c'è poca affezione alla lettura, all'approfondimento, a leggere e rileggere articoli di giornale. Pertanto vorrei – prosegue il Vescovo – che Luce e Vita fosse per noi un campanello di allarme, un invito, uno sprone a fare della lettura una occasione fondamentale per la nostra formazione».
Per questo la redazione, come è suo stile, ha ritenuto di valutare il cammino, a cinque anni dalla verifica fatta nel Novantesimo, per non ridursi a "tirare avanti", e nel mese di settembre ha diffuso un questionario i cui risultati sono pubblicati sul giornale di domenica 6 gennaio. Ne esce un giornale confermato nella sua identità e nella sua funzione, ma anche spronato ad ampliare il suo raggio di azione.
«Una visione globale sulle vicende e una possibilità di lettura non catastrofica degli eventi – scrive un lettore rispondendo al questionario – permetterebbe di accedere alla storia con gli occhi della fede. Penso che potenziando un po' di più la visione su tutto ciò che circonda l'uomo, ogni argomento diverrebbe interessante». Non paga del suo punto di vista, la redazione ha sottoposto i risultati del sondaggio al sociologo Paolo Contini: «…esso non necessità di un restyling dato che l'utenza attuale – ha detto il sociologo – sostanzialmente non denuncia interventi di chissà quale tipo. Ci sono però alcuni aspetti particolari sicuramente da rivedere: su tutti, l'utenza giovanile, da anni ormai sintonizzata su ben altri tipi di comunicazione rispetto ad un giornale cartaceo».
Apertura ai social (che Luce e Vita ha già compiuto con il potenziamento della pagina Facebook e l'attivazione del canale Instagram) con un utilizzo adeguato dei linguaggi (ad es. uso degli hashtag, video in diretta, condivisione dei post ecc.) ma attenzione anche al linguaggio utilizzato su di essi.
Solo chi è distratto o superficiale o disabituato alla lettura non ha avuto modo di notare la progettualità e l'impegno profusi dalla redazione in questi anni.
Affrontando e resistendo alle difficoltà che la carta stampata riscontra, Luce e Vita non si chiude nella gloria della sua storia, ma guarda avanti integrandosi sempre più con gli altri media. Da qui la scelta di modificare la testata inserendo la chiocciola col rosone (logo dell'Ufficio Comunicazioni sociali) al posto della "a" nella testata: pluralità di spazi e di linguaggi della comunicazione (giornale, sito, portale delle parrocchie, pagine social, canali video…), unità di missione coordinata dall'Ufficio Comunicazioni sociali.
Da questa ci si potrà abbonare anche alla forma digitale.