Le opposizioni su impianto nell'agro: «Ma il Sindaco lo vuole o no?»
Ieri sera la conferenza stampa dei movimenti e dei partiti che dicono "no" alla nascita di un nuovo impianto di smaltimento di rifiuti non pericolosi
sabato 7 marzo 2020
01.45
È la nuova partita aperta della politica giovinazzese. È il nodo da sciogliere in Consiglio comunale per non lasciare zone d'ombra e far comprendere le posizioni in campo nel luogo deputato a questo genere di discussioni. La possibilità della nascita di un nuovo impianto di smaltimento di rifiuti non pericolosi nell'agro di Giovinazzo, in contrada Chiuso Rotondo, a poca distanza dall'ormai famigerata discarica di San Pietro Pago, toglie il sonno a tanti.
Ieri sera l'attesa conferenza stampa (in streaming per via delle disposizioni governative in tema di contagio da Coronavirus) dei partiti e dei movimenti di opposizione alla Giunta guidata da Tommaso Depalma, moderata dal giornalista Mino Ciocia.
In apertura quest'ultimo ha ricordato come il Comune di Giovinazzo sia stato il primo Ente a dare parere favorevole tra quelli coinvolti nel procedimento autorizzativo richiesto da una società terlizzese. Poi, ha specificato il giornalista del Comitato "Per la Salute Pubblica", non ha partecipato più a conferenze di servizi. Un silenzio definito a più riprese «colpevole» di Palazzo di Città. E se questo caso è "esploso", tutto sarebbe merito ascrivibile solo ai partiti di opposizione, alle associazioni presenti sul territorio e non alla comunicazione dell'Amministrazione comunale.
Nel 2016, dunque, una grossa impresa terlizzese ha acquistato un terreno in località Chiuso Rotondo, non lontano dalla discarica di San Pietro Pago. Nel marzo 2018 è stata quindi presentata istanza per smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi alla Città Metropolitana. Il progetto è successivamente arrivato anche al Comune di Giovinazzo, ma gli oppositori non riescono a cristallizzare quel momento per via delle mille difficoltà a ricostruire il puzzle degli atti.
Nell'ottobre del 2018, sta di fatto che la Città Metropolitana ha convocato una prima conferenza di servizi ed il 23 ottobre 2018 è arrivato, quasi immediatamente, il parere favorevole per realizzare l'impianto con una variazione urbanistica. «Materia - ha rimarcato Mastropasqua - che atterrebbe al Consiglio comunale. Richiesta mai portata a conoscenza della popolazione e questo ci porta ad alcuni interrogativi: davvero in questo caso si trattava di un atto di routine, un passaggio meramente formale? Fino al 2020 si sono susseguiti tavoli tra Enti ai quali il Comune non ha mai partecipato. Alcuni Enti hanno sollevato dubbi e richieste di modifiche, mentre il Comune nulla, non ha battuto ciglio, è rimasto silente».
Per tutti questi motivi, che abbiamo sintetizzato, Mastropasqua ed Articolo 1 si chiedono: «Perché tutto questo silenzio per un progetto così impattante? Perché se lo avevate (gli amministratori, ndr) considerato utile non lo avete discusso nelle sedi opportune? O portato a conoscenza con i mezzi che usate per la propaganda?»
Poi rivolgendosi ad Alfonso Arbore ha detto: «Perché il Presidente del Consiglio comunale non ha richiesto a sindaco e Giunta di portarlo in discussione? O non ne era a conoscenza? E se ne era a conoscenza, Arbore ha chiesto ragione di quanto si stava facendo? Vi è quindi da domandarsi se difenderà in Aula le prerogative dei suoi organi?».
Insomma, gli organi regionali hanno chiesto lumi ed è emerso che quell'impianto non può essere allocato in quell'area «perché si tratta di zona agricola di particolare valore perché si produce olio di oliva di pregio. Tutto è però arrivato dalla Regione - ha osservato ancora il Presidente di PVA -, non dal Comune, che ha dato parere positivo senza analisi del contesto, quando in passato aveva adeguato il proprio Piano Regolatore Generale al Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, prevedendo limitazioni all'ampliamento delle cave».
Potrebbe dunque nascere un impianto di stoccaggio di rifiuti inerti connesso alla cava, e questo può significare solo che a Giovinazzo arriveranno rifiuti di varia ed incerta provenienza. «Gli uffici regionali non sono impazziti, così come la Soprintendenza che ha detto che quell'impianto contrasta con i caratteri originari del territorio - ha spiegato Capurso con estrema chiarezza -, ribadendo a più riprese che una tale scelta mal si concilierebbe coi luoghi. Altri hanno difeso il nostro paesaggio, non chi ci amministra», è stata la sua chiusura.
Gli ha fatto quindi eco Mimmo Brancato, il Segretario della locale sezione del Partito Democratico, che ha analizzato gli ultimi due aspetti: quello della viabilità dell'agro, soprattutto in determinati periodi dell'anno, e la vicinanza dell'eventuale sito alla Lama Castello: «Ci siamo chiesti - ha spiegato Brancato - quale sarebbe la strada percorsa per raggiungerlo e l'unica possibilità sarebbe quella di percorrere la strada per San Pietro Pago. Una strada già dissestata e tirata in ballo per più problematiche - ha quindi ricordato il numero uno della segreteria Dem - . Tra il settembre del 2013 e l'aprile del 2014, la stessa Amministrazione Depalma la chiuse, per poi riaprirla per le lamentele reiterate degli agricoltori e fu poi messa in sicurezza sulla spinta delle opposizioni, che più volte ne avevano sottolineato l'importanza per l'intera viabilità rurale. In caso di realizzazione dell'impianto - ha continuato Brancato - verrebbe messa sotto ulteriore stress: pensiamo a 120mila tonnellate all'anno di rifiuti, che significano un volume di traffico di quasi 4.800 camion all'anno che finirebbero per percorrere la stradina inidonea a sopportare tale traffico pesante».
Come anticipato, non vi è tuttavia solo il problema della sicurezza stradale, soprattutto durante la campagna olearia, ma anche quello legato al possibile inquinamento di aree circostanti densamente coltivate: «l'impianto - ha sottolineato il Segretario PD - genererebbe produzione di polveri di vario genere che andrebbero a ricadere sui terreni. E poi sorgerebbe troppo vicino a Lama Castello, inserita nelle mappe regionali come zona da proteggere e salvaguardare per la sua biodiversità (lo dice il PPTR). L'Amministrazione comunale - è la stoccata - ha preso un impegno con 3.600 cittadini, firmatari di una petizione, di crearvici un Parco Naturale. Allo stato non si è impegnata in alcuna azione concreta - ha rimarcato Brancato -, ma l'eventuale nascita di un impianto del genere come fa a non essere in contrasto con quella promessa?»
Le conclusioni sono state lasciate al moderatore Mino Ciocia, il quale si è rivolto direttamente al primo cittadino ed alla maggioranza che lo sostiene in questo suo secondo mandato: «Il Sindaco deve fare chiarezza - ha chiesto a nome di tutti i cittadini che sostengono questa battaglia -: vuole questo impianto a Giovinazzo o no? E perché i partiti di maggioranza non hanno detto alcuna parola? Promettiamo - è l'impegno pubblico preso da associazioni e partiti -, in caso non dovessero arrivare risposte nel prossimo Consiglio comunale, di mettere in atto tutte le azioni nelle nostre possibilità».
Venerdì 13 marzo sarà probabilmente una data cruciale per questa vicenda, con il passaggio nella massima assise cittadina annunciato dallo stesso Depalma con un post a qualche ora dalla conferenza di ieri sera.
Ieri sera l'attesa conferenza stampa (in streaming per via delle disposizioni governative in tema di contagio da Coronavirus) dei partiti e dei movimenti di opposizione alla Giunta guidata da Tommaso Depalma, moderata dal giornalista Mino Ciocia.
In apertura quest'ultimo ha ricordato come il Comune di Giovinazzo sia stato il primo Ente a dare parere favorevole tra quelli coinvolti nel procedimento autorizzativo richiesto da una società terlizzese. Poi, ha specificato il giornalista del Comitato "Per la Salute Pubblica", non ha partecipato più a conferenze di servizi. Un silenzio definito a più riprese «colpevole» di Palazzo di Città. E se questo caso è "esploso", tutto sarebbe merito ascrivibile solo ai partiti di opposizione, alle associazioni presenti sul territorio e non alla comunicazione dell'Amministrazione comunale.
ENZO MASTROPASQUA - ARTICOLO 1
A prendere la parola per primo è stato Enzo Mastropasqua, coordinatore cittadino di Articolo 1, il quale ha ricostruito i fatti, partendo da una sorta di corto circuito informativo che sarebbe stato scientemente voluto dagli amministratori: «L'Amministrazione Depalma - ha detto - ha usato la democrazia partecipata per tutto: dai sondaggi su modelli di panchine ai coffee break con sindaco autoinvitato. Ma la partecipazione democratica in realtà non è stata mai attuata su temi importanti, come di recente dimostrato per il caso di Piazzetta Stallone, su cui sorgerà una velostazione, figlia di una scelta impattante, senza che sia stata consultata la gente del quartiere», ha sottolineato Mastropasqua.Nel 2016, dunque, una grossa impresa terlizzese ha acquistato un terreno in località Chiuso Rotondo, non lontano dalla discarica di San Pietro Pago. Nel marzo 2018 è stata quindi presentata istanza per smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi alla Città Metropolitana. Il progetto è successivamente arrivato anche al Comune di Giovinazzo, ma gli oppositori non riescono a cristallizzare quel momento per via delle mille difficoltà a ricostruire il puzzle degli atti.
Nell'ottobre del 2018, sta di fatto che la Città Metropolitana ha convocato una prima conferenza di servizi ed il 23 ottobre 2018 è arrivato, quasi immediatamente, il parere favorevole per realizzare l'impianto con una variazione urbanistica. «Materia - ha rimarcato Mastropasqua - che atterrebbe al Consiglio comunale. Richiesta mai portata a conoscenza della popolazione e questo ci porta ad alcuni interrogativi: davvero in questo caso si trattava di un atto di routine, un passaggio meramente formale? Fino al 2020 si sono susseguiti tavoli tra Enti ai quali il Comune non ha mai partecipato. Alcuni Enti hanno sollevato dubbi e richieste di modifiche, mentre il Comune nulla, non ha battuto ciglio, è rimasto silente».
Per tutti questi motivi, che abbiamo sintetizzato, Mastropasqua ed Articolo 1 si chiedono: «Perché tutto questo silenzio per un progetto così impattante? Perché se lo avevate (gli amministratori, ndr) considerato utile non lo avete discusso nelle sedi opportune? O portato a conoscenza con i mezzi che usate per la propaganda?»
Poi rivolgendosi ad Alfonso Arbore ha detto: «Perché il Presidente del Consiglio comunale non ha richiesto a sindaco e Giunta di portarlo in discussione? O non ne era a conoscenza? E se ne era a conoscenza, Arbore ha chiesto ragione di quanto si stava facendo? Vi è quindi da domandarsi se difenderà in Aula le prerogative dei suoi organi?».
GIROLAMO CAPURSO - PRIMAVERA ALTERNATIVA
Come sottolineato dal Presidente di Primavera Alternativa, Girolamo Capurso, vi sono «Motivi di contrarietà messe nero su bianco da Regione Puglia e Soprintendenza. La Regione - ha evidenziato - sin dall'inizio si era mostrata contraria. I suoi uffici, infatti, hanno reso parere negativo per contrasto con PPTR. A differenza del Comune, hanno avuto dubbi tra cava ed impianto, uno dei passaggi più disastrosi e si sono espressi».Insomma, gli organi regionali hanno chiesto lumi ed è emerso che quell'impianto non può essere allocato in quell'area «perché si tratta di zona agricola di particolare valore perché si produce olio di oliva di pregio. Tutto è però arrivato dalla Regione - ha osservato ancora il Presidente di PVA -, non dal Comune, che ha dato parere positivo senza analisi del contesto, quando in passato aveva adeguato il proprio Piano Regolatore Generale al Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, prevedendo limitazioni all'ampliamento delle cave».
Potrebbe dunque nascere un impianto di stoccaggio di rifiuti inerti connesso alla cava, e questo può significare solo che a Giovinazzo arriveranno rifiuti di varia ed incerta provenienza. «Gli uffici regionali non sono impazziti, così come la Soprintendenza che ha detto che quell'impianto contrasta con i caratteri originari del territorio - ha spiegato Capurso con estrema chiarezza -, ribadendo a più riprese che una tale scelta mal si concilierebbe coi luoghi. Altri hanno difeso il nostro paesaggio, non chi ci amministra», è stata la sua chiusura.
TOMMI BONVINO - SINISTRA ITALIANA
Al Segretario cittadino di Sinistra Italiana, Tommi Bonvino, è stato invece affidato il compito di presentare tutti i dubbi sull'eventuale passaggio di mezzi pesanti sulla già malandata strada di San Pietro Pago: «Come è stato possibile - si è chiesto - solo pensare ad un impianto, fosse anche solo di stoccaggio? Contemporaneamente alla mancata fase di post gestione di San Pietro Pago, si è pensato di far passare altri camion su terreni malmessi ed in una zona già ampiamente degradata. Nessuno ha avuto da ridire su questo - ha sottolineato Bonvino - anche nella maggioranza. L'Amministrazione - è la conclusione a cui arriva il Segretario - è ampiamente scollegata dal tessuto di Giovinazzo, scollegata non solo da quella fetta di giovinazzesi vicino all'opposizione, ma da tutta la città, anche da chi le ha dato credito in passato. L'appello - ha concluso - è rivolto pertanto anche agli ex sostenitori di Depalma: vogliamo che si possa discutere in trasparenza di questo nella sede deputata a farlo».MIMMO BRANCATO - PARTITO DEMOCRATICO
Ed a proposito di quanto detto da Bonvino, Ciocia ha reso pubbliche alcune stime sull'impatto ambientale giunte dalla commissione per il rilascio della Valutazione d'Impatto Ambientale: si prevedono 8 viaggi al giorno di mezzi pesanti, il che comporterebbe il passaggio di migliaia di mezzi pesanti durante l'arco dell'annoGli ha fatto quindi eco Mimmo Brancato, il Segretario della locale sezione del Partito Democratico, che ha analizzato gli ultimi due aspetti: quello della viabilità dell'agro, soprattutto in determinati periodi dell'anno, e la vicinanza dell'eventuale sito alla Lama Castello: «Ci siamo chiesti - ha spiegato Brancato - quale sarebbe la strada percorsa per raggiungerlo e l'unica possibilità sarebbe quella di percorrere la strada per San Pietro Pago. Una strada già dissestata e tirata in ballo per più problematiche - ha quindi ricordato il numero uno della segreteria Dem - . Tra il settembre del 2013 e l'aprile del 2014, la stessa Amministrazione Depalma la chiuse, per poi riaprirla per le lamentele reiterate degli agricoltori e fu poi messa in sicurezza sulla spinta delle opposizioni, che più volte ne avevano sottolineato l'importanza per l'intera viabilità rurale. In caso di realizzazione dell'impianto - ha continuato Brancato - verrebbe messa sotto ulteriore stress: pensiamo a 120mila tonnellate all'anno di rifiuti, che significano un volume di traffico di quasi 4.800 camion all'anno che finirebbero per percorrere la stradina inidonea a sopportare tale traffico pesante».
Come anticipato, non vi è tuttavia solo il problema della sicurezza stradale, soprattutto durante la campagna olearia, ma anche quello legato al possibile inquinamento di aree circostanti densamente coltivate: «l'impianto - ha sottolineato il Segretario PD - genererebbe produzione di polveri di vario genere che andrebbero a ricadere sui terreni. E poi sorgerebbe troppo vicino a Lama Castello, inserita nelle mappe regionali come zona da proteggere e salvaguardare per la sua biodiversità (lo dice il PPTR). L'Amministrazione comunale - è la stoccata - ha preso un impegno con 3.600 cittadini, firmatari di una petizione, di crearvici un Parco Naturale. Allo stato non si è impegnata in alcuna azione concreta - ha rimarcato Brancato -, ma l'eventuale nascita di un impianto del genere come fa a non essere in contrasto con quella promessa?»
L'INTERROGATIVO PRINCIPALE RIVOLTO A SINDACO E MAGGIORANZA
Le conclusioni sono state lasciate al moderatore Mino Ciocia, il quale si è rivolto direttamente al primo cittadino ed alla maggioranza che lo sostiene in questo suo secondo mandato: «Il Sindaco deve fare chiarezza - ha chiesto a nome di tutti i cittadini che sostengono questa battaglia -: vuole questo impianto a Giovinazzo o no? E perché i partiti di maggioranza non hanno detto alcuna parola? Promettiamo - è l'impegno pubblico preso da associazioni e partiti -, in caso non dovessero arrivare risposte nel prossimo Consiglio comunale, di mettere in atto tutte le azioni nelle nostre possibilità». Venerdì 13 marzo sarà probabilmente una data cruciale per questa vicenda, con il passaggio nella massima assise cittadina annunciato dallo stesso Depalma con un post a qualche ora dalla conferenza di ieri sera.