«Lasciateci lavorare». Parrucchieri e settore wellness a Giovinazzo in grave crisi
Diverse le partite IVA che si sono unite alla protesta sotto l'hashtag #ioapro
sabato 10 aprile 2021
Chiusi per l'ennesima volta, così come disposto dall'ultimo D. L. ma le partite Iva non ce la fanno più, sono stremate. Reagisce in modo particolare il settore dell'estetica e del wellness che si unisce alla protesta generale nazionale partita dai social sotto l'hashtag #ioapro e dilagata poi nelle piazze.
La nuova settimana in zona rossa, dopo le vacanze pasquali, si è aperta all'insegna del dissenso che, nei giorni scorsi, nei comuni limitrofi ha portato a numerose manifestazioni.
Nessun corteo nella nostra città ma ugualmente molto malcontento e delusione per quei provvedimenti ritenuti ingiusti, che finiscono solo con ledere il fondamentale e costituzionale diritto al lavoro, come sottolinea Marina Devivo, titolare di un salone in via Marconi a Giovinazzo.
«Non possiamo più sopportare ulteriori chiusure, chiediamo solo di poter tornare lavorare, esattamente come abbiamo fatto nei mesi scorsi. Abbiamo investito tanto per garantire massima sicurezza: sanificazioni continue, ingressi contingentati, plexiglas e distanziamento tra le postazioni, dispositivi di protezione individuale che abbiamo sempre adoperato e messo a disposizione dei clienti. No, non ci meritavamo questa nuova stretta, le nostre attività non rappresentano un veicolo Covid e mi sento di dirlo anche a nome dei miei colleghi».
Di sicuro la serranda abbassata significa anche fare i conti con lo spettro della morte economica poiché ci si ritrova a far fronte a molte spese senza che vi siano entrate.
«Le misure economiche messe in atto dal governo sono irrisorie, quanto abbiamo ricevuto rappresenta solo una minima copertura di tutte le spese che continuiamo ad affrontare, come affitti, utenze, fornitori e tanto altro… Se non si riapre subito, rischiamo di accumulare insoluti a cui sarà sempre più difficile far fronte», prosegue l'hairstylist, «va poi tenuto conto che comunque, al momento della riapertura, si dovrà sempre lavorare con numeri ridotti e quindi recuperare le perdite sarà molto difficile».
Una celere riapertura sarebbe auspicabile non solo per ragioni economiche, ma anche di sicurezza in generale perché ricordiamo che la chiusura ha rimesso in movimento il lavoro a domicilio, deleterio non solo per ragioni fiscali ma soprattutto per motivi sanitari, non essendoci in questo caso garanzie di rispetto di alcun protocollo. A proposito di fisco, vale la pena ricordare anche le spese sostenute per il recente adeguamento dei registratori di cassa e la predisposizione alla nuova lotteria di Stato che, ora più che mai, risuona come una beffa sia per esercenti che per i consumatori. Purtroppo, circa le riaperture, al momento non vi sono ancora date certe (la Puglia rimarrà in zona rossa, ndr) e non resta che attendere un'accelerazione dall'alto.
La nuova settimana in zona rossa, dopo le vacanze pasquali, si è aperta all'insegna del dissenso che, nei giorni scorsi, nei comuni limitrofi ha portato a numerose manifestazioni.
Nessun corteo nella nostra città ma ugualmente molto malcontento e delusione per quei provvedimenti ritenuti ingiusti, che finiscono solo con ledere il fondamentale e costituzionale diritto al lavoro, come sottolinea Marina Devivo, titolare di un salone in via Marconi a Giovinazzo.
«Non possiamo più sopportare ulteriori chiusure, chiediamo solo di poter tornare lavorare, esattamente come abbiamo fatto nei mesi scorsi. Abbiamo investito tanto per garantire massima sicurezza: sanificazioni continue, ingressi contingentati, plexiglas e distanziamento tra le postazioni, dispositivi di protezione individuale che abbiamo sempre adoperato e messo a disposizione dei clienti. No, non ci meritavamo questa nuova stretta, le nostre attività non rappresentano un veicolo Covid e mi sento di dirlo anche a nome dei miei colleghi».
Di sicuro la serranda abbassata significa anche fare i conti con lo spettro della morte economica poiché ci si ritrova a far fronte a molte spese senza che vi siano entrate.
«Le misure economiche messe in atto dal governo sono irrisorie, quanto abbiamo ricevuto rappresenta solo una minima copertura di tutte le spese che continuiamo ad affrontare, come affitti, utenze, fornitori e tanto altro… Se non si riapre subito, rischiamo di accumulare insoluti a cui sarà sempre più difficile far fronte», prosegue l'hairstylist, «va poi tenuto conto che comunque, al momento della riapertura, si dovrà sempre lavorare con numeri ridotti e quindi recuperare le perdite sarà molto difficile».
Una celere riapertura sarebbe auspicabile non solo per ragioni economiche, ma anche di sicurezza in generale perché ricordiamo che la chiusura ha rimesso in movimento il lavoro a domicilio, deleterio non solo per ragioni fiscali ma soprattutto per motivi sanitari, non essendoci in questo caso garanzie di rispetto di alcun protocollo. A proposito di fisco, vale la pena ricordare anche le spese sostenute per il recente adeguamento dei registratori di cassa e la predisposizione alla nuova lotteria di Stato che, ora più che mai, risuona come una beffa sia per esercenti che per i consumatori. Purtroppo, circa le riaperture, al momento non vi sono ancora date certe (la Puglia rimarrà in zona rossa, ndr) e non resta che attendere un'accelerazione dall'alto.