La sua ex trovata morta nelle ex Acciaierie: «Piumelli deve restare in carcere»

I giudici hanno rigettato l’istanza per i domiciliari a carico del 53enne: «È violento con le compagne»

martedì 12 aprile 2022 16.16
Ignazio Piumelli ha una «personalità incline, in modo sistematico e incontrollato, sovente sotto l'effetto di sostanze alcoliche o droganti, alla commissione di atti violenti nei confronti delle donne con le quali intratteneva relazioni affettive perché geloso e possessivo».

Con questa precisa motivazione la Corte di Assise di Bari ha rigettato l'istanza di sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari per il pregiudicato 53enne di Giovinazzo, condannato il 21 marzo scorso alla pena di 14 anni e 6 mesi di reclusione per la riduzione in schiavitù della ex compagna, la 50enne di origini polacche Malgorzata Zlezak , detta Margherita.

Prescritto invece il contestato occultamento di cadavere, i resti della donna furono trovati scheletriti nel maggio 2017 nell'ex Acciaierie Scianatico di Bari, cinque anni dopo la morte.

Stando alle indagini della Squadra Mobile, coordinate dal pubblico ministero Gaetano de Bari, l'uomo avrebbe picchiato la compagna per mesi, trascinandola da un dormitorio all'altro, fino a seppellirne il cadavere all'interno di una vecchia fabbrica abbandonata di Bari. Piumelli, difeso dall'avvocato Alessandra Tamburrano, è in carcere per il delitto nel dicembre 2019, sette anni dopo la morte della donna, che risalirebbe al luglio 2012.

Secondo i giudici baresi «sebbene a distanza di anni dall'epoca dei fatti» sono «tuttora non solo esistenti ma anche immutate nella loro consistenza e portata» le esigenze cautelari «connesse al pericolo di reiterazione di reati della stessa specie».

Nel provvedimento la Corte ricorda alcune vicende precedenti alla morte della 50enne polacca, tra le quali una relazione violenta risalente al 2011 nella quale la ex compagna lo definiva «un mostro» perché «la picchiava dandole testate - scrivono i giudici - tirandole addosso sedie, calci e pugni e minacciandola di morte con un coltello».