La maestra Germinario, formatrice di generazioni di giovinazzesi
Il ricordo di una delle pedagoghe più amate degli ultimi 50 anni
domenica 15 settembre 2024
19.16
Ha insegnato a leggere e scrivere a migliaia di piccoli e piccole giovinazzesi. Maestra, pedagoga, formatrice di giovani generazioni, tra il 1971 ed il 1998 ha insegnato alla "San Giovanni Bosco". È questo un piccolo omaggio alla maestra Lucrezia Germinario, morta il 18 agosto scorso, sottratta all'amore dei figli, di parenti ed amici e dei tanti che le hanno voluto bene.
A ricordarci chi è stata ci ha pensato sui figlio Antonio Devenuto: «Mamma - ci ha detto - era nata a Molfetta il 14 gennaio del 1941 e lì era vissuta in famiglia, frequentando l'Istituto Magistrale "Vito Fornari" tra il 1955 e il 1959.
Dopo un'esperienza lavorativa in preruolo, era entrata subito di ruolo insegnando presso la scuola elementare "Musti" di Barletta, dai primi anni '60 fino al 1971».
Già, il 1971. L'anno in cui sposerà Arcangelo Devenuto trasferendosi a Giovinazzo. Ed è quello l'anno in cui inizia la sua esperienza al Circolo didattico "San Giovanni Bosco".
«In tanti la ricordano ancora oggi - ha continuato suo figlio Antonio Devenuto - come un'insegnante integerrima, ligia al dovere e definita dai tanti alunni che la ricordano con affetto "maestra dal cuore tenero". Una persona dolce e comprensiva, ha impostato sempre il suo rapporto coi bimbi e con le bimbe in maniera materna: mai una critica negativa, da nessuno».
Non è il "cuore di mamma" che parla, ma è una fotografia realistica di quante generazioni di alunne ed alunni è riuscita a formare, varcando le soglie del cuore e delle diffidenze tipiche della tenera età. La maestra Germinario è stata anche e soprattutto portatrice di valori cristiani quali la solidarietà e l'assistenza ai meno fortunati, in piena continuità con la professione che ha esercitato con grande dignità per decenni.
Ingente e degno di nota il suo impegno e la sua dedizione in favore dei bambini sfortunati dell'istituto religioso San Giuseppe, in Via Cappuccini, e dei bimbi sfortunati accolti dal Comune di Giovinazzo presso l'Istituto per minori Vittorio Emanuele II, il gigante buono alla cui ombra sono passate vite che non possono e non debbono essere dimenticate.
Il 21 settembre prossimo, a San Domenico, alle ore 19.00, ci sarà una messa in suo suffragio, a cui tutti gli ex alunni sono invitati a partecipare, anche solo per dire un "grazie" al figlio Antonio ed ai pochissimi che l'hanno accudita negli ultimi anni della sua vita, conclusa purtroppo in solitudine.
Se ne è andata ad 83 anni, la maestra Germinario, formatrice di generazioni di giovinazzesi e Giovinazzo, finalmente, le dice un "grazie" che avrebbe meritato in vita. Siamo certi le arriverà sin lassù.
GABRIELLA SERRONE: «La sua dolcezza era viatico per amare la sua materia. Se lavoro nel campo della linguistica è probabilmente per merito suo, primo stadio della mia formazione, come persona, poi come liceale ed infine come linguista. Era molto materna e con lei io mi sentivo invogliata a studiare, ma avevo accanto anche una persona che sapeva sovente essere materna e comprensiva, aspetto fondamentale a quell'età. Negli anni a seguire ha sempre chiesto di me quando ha incontrato i miei familiari. Ecco, di un aspetto mi spiace molto: aver saputo della sua dipartita troppo tardi, non vivendo più a Giovinazzo. Ai familiari giunga il mio abbraccio sentito».
GIUSEPPE DALBIS: «Trent'anni dopo... Oggi verrebbe sicuramente descritta come un'insegnante vecchio stampo, ma era seria, riservata, pur riuscendo a risultare materna. Il ricordo più nitido è che ogni evento o festività era un'occasione per chiederci di raccontare ciò che avevamo visto, fatto o provato. Forse i tanti temi che per lei ho scritto da piccolo sono stati il primo passo per sviluppare la passione per la scrittura. Per questo e tanti altri aspetti la ricordo con affetto e gratitudine».
A ricordarci chi è stata ci ha pensato sui figlio Antonio Devenuto: «Mamma - ci ha detto - era nata a Molfetta il 14 gennaio del 1941 e lì era vissuta in famiglia, frequentando l'Istituto Magistrale "Vito Fornari" tra il 1955 e il 1959.
Dopo un'esperienza lavorativa in preruolo, era entrata subito di ruolo insegnando presso la scuola elementare "Musti" di Barletta, dai primi anni '60 fino al 1971».
Già, il 1971. L'anno in cui sposerà Arcangelo Devenuto trasferendosi a Giovinazzo. Ed è quello l'anno in cui inizia la sua esperienza al Circolo didattico "San Giovanni Bosco".
«In tanti la ricordano ancora oggi - ha continuato suo figlio Antonio Devenuto - come un'insegnante integerrima, ligia al dovere e definita dai tanti alunni che la ricordano con affetto "maestra dal cuore tenero". Una persona dolce e comprensiva, ha impostato sempre il suo rapporto coi bimbi e con le bimbe in maniera materna: mai una critica negativa, da nessuno».
Non è il "cuore di mamma" che parla, ma è una fotografia realistica di quante generazioni di alunne ed alunni è riuscita a formare, varcando le soglie del cuore e delle diffidenze tipiche della tenera età. La maestra Germinario è stata anche e soprattutto portatrice di valori cristiani quali la solidarietà e l'assistenza ai meno fortunati, in piena continuità con la professione che ha esercitato con grande dignità per decenni.
Ingente e degno di nota il suo impegno e la sua dedizione in favore dei bambini sfortunati dell'istituto religioso San Giuseppe, in Via Cappuccini, e dei bimbi sfortunati accolti dal Comune di Giovinazzo presso l'Istituto per minori Vittorio Emanuele II, il gigante buono alla cui ombra sono passate vite che non possono e non debbono essere dimenticate.
Il 21 settembre prossimo, a San Domenico, alle ore 19.00, ci sarà una messa in suo suffragio, a cui tutti gli ex alunni sono invitati a partecipare, anche solo per dire un "grazie" al figlio Antonio ed ai pochissimi che l'hanno accudita negli ultimi anni della sua vita, conclusa purtroppo in solitudine.
Se ne è andata ad 83 anni, la maestra Germinario, formatrice di generazioni di giovinazzesi e Giovinazzo, finalmente, le dice un "grazie" che avrebbe meritato in vita. Siamo certi le arriverà sin lassù.
IL RICORDO DEGLI ALLIEVI
SERAFINA DAGOSTINO: «Insegnanti così non credo ce ne siano più. Abbiamo avuto il privilegio che ci insegnasse una materia così importante come l'italiano, che ci ha aiutato ad approcciarci alla vita ed alle persone. Posso affermare con certezza che se so parlare la lingua italiana, cogliendone sfumature e significati. È grazie a lei che ho maturato l'amore per la poesia e la letteratura e più in generale per la nostra lingua, quella della nazione in cui si vive. Credo questo sia il primo passo per la gente per imparare a farsi capire e per essere protagonista del proprio destino, significa dunque emancipazione sociale ed aiuta nei rapporti umani. Lucrezia Germinario era un'insegnante dolcissima e generosa, dava il 100% e ovviamente pretendeva il massimo, ma sempre con una delicatezza che l'ha resa un'insegnante speciale».GABRIELLA SERRONE: «La sua dolcezza era viatico per amare la sua materia. Se lavoro nel campo della linguistica è probabilmente per merito suo, primo stadio della mia formazione, come persona, poi come liceale ed infine come linguista. Era molto materna e con lei io mi sentivo invogliata a studiare, ma avevo accanto anche una persona che sapeva sovente essere materna e comprensiva, aspetto fondamentale a quell'età. Negli anni a seguire ha sempre chiesto di me quando ha incontrato i miei familiari. Ecco, di un aspetto mi spiace molto: aver saputo della sua dipartita troppo tardi, non vivendo più a Giovinazzo. Ai familiari giunga il mio abbraccio sentito».
GIUSEPPE DALBIS: «Trent'anni dopo... Oggi verrebbe sicuramente descritta come un'insegnante vecchio stampo, ma era seria, riservata, pur riuscendo a risultare materna. Il ricordo più nitido è che ogni evento o festività era un'occasione per chiederci di raccontare ciò che avevamo visto, fatto o provato. Forse i tanti temi che per lei ho scritto da piccolo sono stati il primo passo per sviluppare la passione per la scrittura. Per questo e tanti altri aspetti la ricordo con affetto e gratitudine».