La febbre della domenica sera con i Grammar School
Il gruppo di Paul Manners ha infiammato piazza Vittorio Emanuele II nell'ultimo appuntamento di "Festival in...Porto"
lunedì 14 agosto 2017
10.32
Si è cantato a squarciagola ieri sera in Piazza Vittorio Emanuele II con i Grammar School, la band guidata da Paul Gordon Manners, che ha chiuso la quattordicesima edizione di "Festival in…Porto".
Una trentina i successi suonati dagli eccellenti musicisti del gruppo ed interpretati con maestria dall'ex voce storica dei Cugini di Campagna dal 1978 al 1984, in due ore di concerto, che hanno voluto essere un vero e proprio tributo alla musica degli anni '70 ed '80, definita sul palco dallo stesso Manners «la migliore di sempre».
Le tastiere di Andrea De Lorenzi, la batteria del giovanissimo Luca Giavon, le voci e le chitarre di Alessandro Baruzzi e di Paul Manners hanno riportato indietro di trenta-quarant'anni le lancette della storia della musica, facendo ascoltare i più grandi successi di gruppi che hanno fatto la storia del pop rock internazionale.
Dall'inizio in grande stile con i Pink Floyd e le loro "Shine On You Crazy Diamond", "Wish You Were Here" e "Another Brick In The Wall", il gruppo musicale anglo-italiano ha scaldato la platea con "Africa" e "Rosanna" dei Toto, "Sultans of Swing" and altri brani celebri dei Dire Straits, non dimenticando anche di omaggiare i Queen con un emozionante medley di "Bohemian Rapsody", "We are the champions", "We will rock you" e "Somebody to love".
Un crescendo di sonorità che ha continuato a far cantare e ballare il pubblico con Simon and Garfunkel e le loro "The sound of silence", "The boxer" e "Mrs Robinson", le intramontabili "Stayin' Alive", "How deep is your love" e "Night Fever" dei Bee Gees ed altri successi senza tempo come "Hotel California" degli Eagles, "Long Train Running" dei Doobie Brothers, "Satisfaction" dei Rolling Stones e "Jump" di Van Halen.
Commovente l'appello alla pace con "Imagine" di John Lennon e "Let it be" dei Beatles, incipit malinconico di un bis che è proseguito con "With or without you" e "In the name of love" degli U2 ed ha raggiunto l'apice con il brano conclusivo "Born in the USA" di Bruce Springsteen.
Un concerto originale, non solo per l'ottima scelta musicale ma anche per l'approccio didattico adottato dal gruppo, che, come in tutte le esibizioni, ha avuto la premura di fornire agli spettatori informazioni e curiosità legate alle band ed ai brani eseguiti.
Approccio perfettamente in linea con gli obiettivi di "Festival in…Porto" e dei suoi organizzatori, gli "Amici della Musica", che in questi quattordici anni si sono mostrati esperti conoscitori dei gusti del pubblico ed hanno orchestrato una manifestazione sempre più seguita e considerata uno dei cardini dell'Estate giovinazzese.
«È stata la degna conclusione di una tre giorni in cui Giovinazzo è stata la casa della musica», ha commentato entusiasta il presidente dell'associazione del Lungomare Marina Italiana, Vincenzo Depalo.
Una trentina i successi suonati dagli eccellenti musicisti del gruppo ed interpretati con maestria dall'ex voce storica dei Cugini di Campagna dal 1978 al 1984, in due ore di concerto, che hanno voluto essere un vero e proprio tributo alla musica degli anni '70 ed '80, definita sul palco dallo stesso Manners «la migliore di sempre».
Le tastiere di Andrea De Lorenzi, la batteria del giovanissimo Luca Giavon, le voci e le chitarre di Alessandro Baruzzi e di Paul Manners hanno riportato indietro di trenta-quarant'anni le lancette della storia della musica, facendo ascoltare i più grandi successi di gruppi che hanno fatto la storia del pop rock internazionale.
Dall'inizio in grande stile con i Pink Floyd e le loro "Shine On You Crazy Diamond", "Wish You Were Here" e "Another Brick In The Wall", il gruppo musicale anglo-italiano ha scaldato la platea con "Africa" e "Rosanna" dei Toto, "Sultans of Swing" and altri brani celebri dei Dire Straits, non dimenticando anche di omaggiare i Queen con un emozionante medley di "Bohemian Rapsody", "We are the champions", "We will rock you" e "Somebody to love".
Un crescendo di sonorità che ha continuato a far cantare e ballare il pubblico con Simon and Garfunkel e le loro "The sound of silence", "The boxer" e "Mrs Robinson", le intramontabili "Stayin' Alive", "How deep is your love" e "Night Fever" dei Bee Gees ed altri successi senza tempo come "Hotel California" degli Eagles, "Long Train Running" dei Doobie Brothers, "Satisfaction" dei Rolling Stones e "Jump" di Van Halen.
Commovente l'appello alla pace con "Imagine" di John Lennon e "Let it be" dei Beatles, incipit malinconico di un bis che è proseguito con "With or without you" e "In the name of love" degli U2 ed ha raggiunto l'apice con il brano conclusivo "Born in the USA" di Bruce Springsteen.
Un concerto originale, non solo per l'ottima scelta musicale ma anche per l'approccio didattico adottato dal gruppo, che, come in tutte le esibizioni, ha avuto la premura di fornire agli spettatori informazioni e curiosità legate alle band ed ai brani eseguiti.
Approccio perfettamente in linea con gli obiettivi di "Festival in…Porto" e dei suoi organizzatori, gli "Amici della Musica", che in questi quattordici anni si sono mostrati esperti conoscitori dei gusti del pubblico ed hanno orchestrato una manifestazione sempre più seguita e considerata uno dei cardini dell'Estate giovinazzese.
«È stata la degna conclusione di una tre giorni in cui Giovinazzo è stata la casa della musica», ha commentato entusiasta il presidente dell'associazione del Lungomare Marina Italiana, Vincenzo Depalo.