La benedizione alla città ed al mare nel giorno dell'Ascensione del Signore
Ieri sera un antico rito a Giovinazzo. Tutte le FOTO
lunedì 30 maggio 2022
07.30
Questo è un racconto che affonda le radici nella storia passata della nostra città.
Dopo periodi durissimi di carestia che misero in ginocchio Giovinazzo, la Chiesa locale decise nei secoli scorsi decise di organizzare una festa il giorno dell'Ascensione di Nostro Signore (la datazione è incerta), in segno di devozione e buon augurio.
Nel passato le attività principali della città erano la pesca e l'agricoltura, in difficoltà a causa della carestia. Dopo questa benedizione, decisa per augurare un futuro migliore alla città e ai suoi abitanti, arrivò la pioggia e fu deciso che ogni anno in questa giornata della festa dell'Ascensione, a quaranta giorni dalla Pasqua, si rinnovasse il momento della benedizione.
In molti giovinazzesi è nitida l'immagine di don Nicola Melone che celebrava nei decenni passati questo momento fondamentale nell'anno liturgico cattolico, con preghiere e benedizioni scritte su un antico librone, che poggiava sul tavolo adornato con una coperta di seta rossa ricamata. Più di recente quest'antica tradizione religiosa è stata portata avanti da don Benedetto Fiorentino che apportò qualche piccola modifica al rito.
Il momento principale è quello in cui si appendono due croci all'ingresso del centro storico, l'antica città di Giovinazzo: una croce sull'Arco Traiano e l'altra all'angolo dell'antico Palazzo del Governatore che affaccia su piazza Umberto I.
Ieri, domenica 29 maggio, dopo due anni di emergenza sanitaria, è stato rinnovato il momento della benedizione. Dopo la messa in Concattedrale, don Andrea Azzollini, con tutte le confraternite, ha reso solenne la giornata dell'Ascensione di Nostro Signore con una intensa preghiera alla presenza di molti fedeli. Nel momento finale della benedizione sono stati lanciati petali colorati di tanti fiori da un palazzo che affaccia su piazza Vittorio Emanuele II ad opera delle famiglie Portoghese-D'Attolico, che da sempre rispettano con grande fede e devozione questa festività e ne tramandano la tradizione.
La benedizione tenutasi ieri pomeriggio è stata doppia: il sacerdote si è infatti rivolto prima verso la piazza, dove nell'antichità c'era la campagna, tanto che si ricorda un modo di dire: "le vigne d nmezze alla chiazze", mentre la seconda è stata rivolta verso il mare.
La finalità principale del ritorno ad un antico rito, in un giorno così importante del calendario liturgico, è quella di non dimenticare e tener vive le tradizioni, popolari e religiose, che ci parlano delle radici della nostra comunità e del profondo senso cristiano in essa permeato.
Sotto l'articolo, un'ampia galleria fotografica.
Dopo periodi durissimi di carestia che misero in ginocchio Giovinazzo, la Chiesa locale decise nei secoli scorsi decise di organizzare una festa il giorno dell'Ascensione di Nostro Signore (la datazione è incerta), in segno di devozione e buon augurio.
Nel passato le attività principali della città erano la pesca e l'agricoltura, in difficoltà a causa della carestia. Dopo questa benedizione, decisa per augurare un futuro migliore alla città e ai suoi abitanti, arrivò la pioggia e fu deciso che ogni anno in questa giornata della festa dell'Ascensione, a quaranta giorni dalla Pasqua, si rinnovasse il momento della benedizione.
In molti giovinazzesi è nitida l'immagine di don Nicola Melone che celebrava nei decenni passati questo momento fondamentale nell'anno liturgico cattolico, con preghiere e benedizioni scritte su un antico librone, che poggiava sul tavolo adornato con una coperta di seta rossa ricamata. Più di recente quest'antica tradizione religiosa è stata portata avanti da don Benedetto Fiorentino che apportò qualche piccola modifica al rito.
Il momento principale è quello in cui si appendono due croci all'ingresso del centro storico, l'antica città di Giovinazzo: una croce sull'Arco Traiano e l'altra all'angolo dell'antico Palazzo del Governatore che affaccia su piazza Umberto I.
Ieri, domenica 29 maggio, dopo due anni di emergenza sanitaria, è stato rinnovato il momento della benedizione. Dopo la messa in Concattedrale, don Andrea Azzollini, con tutte le confraternite, ha reso solenne la giornata dell'Ascensione di Nostro Signore con una intensa preghiera alla presenza di molti fedeli. Nel momento finale della benedizione sono stati lanciati petali colorati di tanti fiori da un palazzo che affaccia su piazza Vittorio Emanuele II ad opera delle famiglie Portoghese-D'Attolico, che da sempre rispettano con grande fede e devozione questa festività e ne tramandano la tradizione.
La benedizione tenutasi ieri pomeriggio è stata doppia: il sacerdote si è infatti rivolto prima verso la piazza, dove nell'antichità c'era la campagna, tanto che si ricorda un modo di dire: "le vigne d nmezze alla chiazze", mentre la seconda è stata rivolta verso il mare.
La finalità principale del ritorno ad un antico rito, in un giorno così importante del calendario liturgico, è quella di non dimenticare e tener vive le tradizioni, popolari e religiose, che ci parlano delle radici della nostra comunità e del profondo senso cristiano in essa permeato.
Sotto l'articolo, un'ampia galleria fotografica.