«L’Istituto Vittorio Emanuele II sta male, soffre»
Il presidente dell’Associazione “Quelli dell’IVE” riaccende i riflettori sul bene in attesa di nuova vita
sabato 3 luglio 2021
«Avrei voluto raccontare una giornata in collegio, uno stralcio della mia vita di bambino in Istituto, in quel luogo che il FAI oggi considera "un bene di grande rilevanza storica e culturale". Poi ho pensato che sarebbe stato meglio parlare solo di lui, del Collegio, e non di me. Io oggi sono una persona affermata, agiata, felice, e non ho alcun bisogno di parlare di me. Lui invece, il mio Collegio, invece no, sta male, soffre ed è triste».
È con queste parole che comincia la lettera, molto simile alla pagina di un diario, di Saverio Nenna, Presidente dell'Associazione "Quelli dell'IVE" che riunisce ex ospiti ed ex educatori dell'Istituto Vittorio Emanuele II.
«Vi parlerò di quel luogo del cuore che ha lasciato in ognuno di noi, "i ragazzi dell'IVE", segni indelebili imperituri nel tempo. Per le tante generazioni di ragazzi (circa 10.000) che negli anni trovarono ospitalità nell'IVE, la vita in quel luogo ha impresso nella nostra memoria ricordi incancellabili. Ricordi di solitudini a volte mai dichiarate, ma spesso, e come nel nostro caso, anche di vita spensierata e di amicizie mai sopite, di sostegno e di solidarietà che nessun tempo potrà mai cancellare. Per questo ancora oggi noi ragazzi "spizziotti" (ospiti dell'Ospizio, così come veniva pure chiamato il nostro Collegio) siamo qui a cercarci nel mondo, ed a ritrovarci ogni volta, per non dimenticare. La famiglia non è solo quella biologica, ma è anche quella comunità di persone che sa accogliere ed abbracciare al momento giusto, sostenere durante i momenti di difficoltà… aiutare a diventare "grandi", anche attraverso la vita in Collegio fatta di regole, disciplina e rigore, ma anche di tanto amore, sostegno e solidarietà».
L'ex ragazzo, oggi medico, continua: «A tutti noi ragazzi dell'IVE accadde proprio questo: le nostre vite ed i nostri destini si incrociarono, si avvolsero, si avvitarono e si aggrovigliarono, così come fossero un tronco d'ulivo che nel tempo abbraccia sé stesso e protegge i propri rami. Proprio per questo, in occasione dei Duecento anni dell'IVE, abbiamo fortemente voluto la piantumazione di due alberi d'ulivo di fronte al grande portale del nostro Istituto, la nostra casa; un segno pertinente ed incisivo della nostra storia nel Collegio di Giovinazzo. L'ulivo è il simbolo del nostro territorio e rappresenta in ambiti religiosi un segno di pace. Ma per noi ragazzi dell'IVE è molto di più: l'ulivo è un albero immortale sostenuto per l'eternità in un legame viscerale con la terra, è un patrimonio dell'anima, è la memoria ferma e solida della nostra infanzia nel Collegio, come lo è e resterà nel tempo il sodalizio tra di noi e tra noi e la popolazione giovinazzese. Poi però, non bisogna dimenticare i problemi logistici. I sentimenti sono immateriali e non risentono dei segni del tempo che passa, i luoghi no. Anche quelli del cuore».
Il Presidente Nenna non usa mezzi termini: «L'IVE sta male, soffre ed ha bisogno di molte cure. Tutti noi temiamo fortemente il progressivo ed irreversibile depauperamento dell'Istituto Vittorio Emanuele II di Giovinazzo per lo stato di degrado in cui versa e per le innegabili difficoltà oggettive a dare dignità al suo ricchissimo archivio storico, che rappresenta gli avvenimenti non solo di Giovinazzo, ma per certi versi, dell'intero Mezzogiorno d'Italia. E tutto questo accade nonostante l'impegno e la buona volontà di tutti: dei ragazzi dell'IVE, del Comune di Giovinazzo, della Città Metropolitana di Bari, del FAI».
È fortemente preoccupato ma non dispera: «Sono certo che le istituzioni tutte, nelle quali abbiamo sempre piena fiducia, continueranno ad impegnarsi ed a fare la loro parte per ridare smalto ad uno degli edifici storici più importanti del territorio».
Nenna quindi chiude promettendo impegno e vigilanza da parte della sua associazione, auspicando che non resti mai sola: «Noi ragazzi dell'IVE ci impegneremo, come sempre, a fare la nostra parte per il bene dell'IVE; così fanno i molti soci volontari dell'Associazione e speriamo anche che il mondo imprenditoriale, culturale, politico o i semplici cittadini di Giovinazzo possano continuare a credere nel nostro progetto e continuare a sostenerci. A tutti loro va sempre la nostra profonda gratitudine ed il nostro grazie».
È con queste parole che comincia la lettera, molto simile alla pagina di un diario, di Saverio Nenna, Presidente dell'Associazione "Quelli dell'IVE" che riunisce ex ospiti ed ex educatori dell'Istituto Vittorio Emanuele II.
«Vi parlerò di quel luogo del cuore che ha lasciato in ognuno di noi, "i ragazzi dell'IVE", segni indelebili imperituri nel tempo. Per le tante generazioni di ragazzi (circa 10.000) che negli anni trovarono ospitalità nell'IVE, la vita in quel luogo ha impresso nella nostra memoria ricordi incancellabili. Ricordi di solitudini a volte mai dichiarate, ma spesso, e come nel nostro caso, anche di vita spensierata e di amicizie mai sopite, di sostegno e di solidarietà che nessun tempo potrà mai cancellare. Per questo ancora oggi noi ragazzi "spizziotti" (ospiti dell'Ospizio, così come veniva pure chiamato il nostro Collegio) siamo qui a cercarci nel mondo, ed a ritrovarci ogni volta, per non dimenticare. La famiglia non è solo quella biologica, ma è anche quella comunità di persone che sa accogliere ed abbracciare al momento giusto, sostenere durante i momenti di difficoltà… aiutare a diventare "grandi", anche attraverso la vita in Collegio fatta di regole, disciplina e rigore, ma anche di tanto amore, sostegno e solidarietà».
L'ex ragazzo, oggi medico, continua: «A tutti noi ragazzi dell'IVE accadde proprio questo: le nostre vite ed i nostri destini si incrociarono, si avvolsero, si avvitarono e si aggrovigliarono, così come fossero un tronco d'ulivo che nel tempo abbraccia sé stesso e protegge i propri rami. Proprio per questo, in occasione dei Duecento anni dell'IVE, abbiamo fortemente voluto la piantumazione di due alberi d'ulivo di fronte al grande portale del nostro Istituto, la nostra casa; un segno pertinente ed incisivo della nostra storia nel Collegio di Giovinazzo. L'ulivo è il simbolo del nostro territorio e rappresenta in ambiti religiosi un segno di pace. Ma per noi ragazzi dell'IVE è molto di più: l'ulivo è un albero immortale sostenuto per l'eternità in un legame viscerale con la terra, è un patrimonio dell'anima, è la memoria ferma e solida della nostra infanzia nel Collegio, come lo è e resterà nel tempo il sodalizio tra di noi e tra noi e la popolazione giovinazzese. Poi però, non bisogna dimenticare i problemi logistici. I sentimenti sono immateriali e non risentono dei segni del tempo che passa, i luoghi no. Anche quelli del cuore».
Il Presidente Nenna non usa mezzi termini: «L'IVE sta male, soffre ed ha bisogno di molte cure. Tutti noi temiamo fortemente il progressivo ed irreversibile depauperamento dell'Istituto Vittorio Emanuele II di Giovinazzo per lo stato di degrado in cui versa e per le innegabili difficoltà oggettive a dare dignità al suo ricchissimo archivio storico, che rappresenta gli avvenimenti non solo di Giovinazzo, ma per certi versi, dell'intero Mezzogiorno d'Italia. E tutto questo accade nonostante l'impegno e la buona volontà di tutti: dei ragazzi dell'IVE, del Comune di Giovinazzo, della Città Metropolitana di Bari, del FAI».
È fortemente preoccupato ma non dispera: «Sono certo che le istituzioni tutte, nelle quali abbiamo sempre piena fiducia, continueranno ad impegnarsi ed a fare la loro parte per ridare smalto ad uno degli edifici storici più importanti del territorio».
Nenna quindi chiude promettendo impegno e vigilanza da parte della sua associazione, auspicando che non resti mai sola: «Noi ragazzi dell'IVE ci impegneremo, come sempre, a fare la nostra parte per il bene dell'IVE; così fanno i molti soci volontari dell'Associazione e speriamo anche che il mondo imprenditoriale, culturale, politico o i semplici cittadini di Giovinazzo possano continuare a credere nel nostro progetto e continuare a sostenerci. A tutti loro va sempre la nostra profonda gratitudine ed il nostro grazie».