L'indifferenza uccide il ricordo

All'auditorium "don Tonino Bello" il ricordo delle vittime della Shoah

mercoledì 3 febbraio 2016 16.00
A cura di Gianluca Battista
L'auditorium "don Tonino Bello" della Parrocchia Immacolata ha ospitato, ieri sera, l'ultimo appuntamento, voluto dall'Associazione "Tracce" presieduta dalla brava Ileana Spezzacatena, in collaborazione con il Comune di Giovinazzo, per ricordare le vittime dell'Olocausto ebraico.

Vi potremmo raccontare degli interventi istituzionali del Sindaco, Tommaso Depalma, improntato tutto sulla memoria che aiuta l'accoglienza e la comprensione. Avremmo potuto scrivervi dei saluti commossi, sentiti, di Francesca Pietroforte, Consigliere delegato ai Beni Culturali della Città Metropolitana di Bari, con tanto di citazioni di autori ebrei.
Avremmo potuto scrivere dell'Assessora Marianna Paladino, e della sua reclamata «necessità di avere piena consapevolezza degli eventi, di continuare a ricordare e ad indignarsi, per costruire una società improntata al rispetto». Potremmo raccontarvi dell'intervento di Raffaele Pellegrino, ricercatore storico (IPSAIC) e Filosofo della musica, curatore e traduttore (insieme a Francesca R. Recchia Luciani) de "La musica a Terezín 1941-1945" di Joža Karas, che ha fatto comprendere nel dettaglio come la musica sia passata anche attraverso i campi di sterminio, strumento fondamentale per sopravvivere all'orrore, all'aberrazione, al silenzio che sa di morte.

Potremmo anche raccontarvi del bel concerto finale degli alunni della Scuola secondaria di I° grado "M. Buonarroti", diretti da Anna Catino e spronati in un lungo percorso da un Dirigente Scolastico volitivo come Michele Bonasia. Invece ci soffermeremo, per dovere morale ed etico, prima che deontologico, sulle parole di Enrico Modigliani, ex parlamentare, oggi Presidente dell'Associazione "Progetto Memoria".

Lui, di famiglia e cultura ebraica, ha posto un importante accento sull'unico aspetto che, in queste occasioni, dovrebbe contare: superare «l'indifferenza che uccide il ricordo». Un ricordo che è passato attraverso la storia della sua famiglia, unita a quella del nostro Paese, nazione rimasta silente di fronte alle leggi razziali ed all'orrore delle deportazioni, incapace di leggerla quella storia mentre la stava vivendo.

Il miglior dono che si possa fare alle nuove generazioni non è indottrinarle, ma aiutarle a comprendere quanto accaduto attraverso l'esperienza di chi ha vissuto quel periodo. Carne vive che scaccia il pensiero di morte maturato dai nazi-fascisti. Ed Enrico Modigliani, classe 1933, arzillo 83enne romano, è uno dei migliori regali che si possa fare ad un figlio. Lui è stato testimonianza vera, per nulla edulcorata, significato pregnante del perché si è deciso di ricordare la Shoah a livello istituzionale.

La Shoah non è una minestrina da scaldare ad uso e consumo di qualche politicante. È, al contrario, racconto, verità storica, raccolta di testimonianze che rompono il silenzio e urlano ciò che è stato e che non dovrebbe mai più essere. Già, dovrebbe...

Perché, a guardar bene, gli Enrico Modigliani sono sempre meno, per un mero fatto anagrafico ed i genocidi, gli eccidi, i crimini contro l'umanità continuano a perpetrarsi. Non troppo lontano da noi, oggi e non ieri. La serata, voluta dall'Associazione "Tracce" e dall'Assessora, Marianna Paladino, ha posto tutti di fronte alle proprie responsabilità: chi non ha memoria, chi ha paura di ricordare, non avrà futuro.

Il 10 febbraio si replica: si ricordano i martiri delle foibe, altra pagina nerissima della nostra storia, coperta dall'oblio di comodo di tanti per troppo tempo.