L'eredità di don Lorenzo Milani

Una conferenza a Giovinazzo ne ha celebrato l'attualità dell'insegnamento

mercoledì 31 maggio 2023
A cura di Marzia Morva
A cent'anni dalla nascita di don Lorenzo Milani, educatore, formatore e insegnante toscano appare evidente come il suo pensiero pedagogico e l'esperienza della scuola di Barbiana siano ancora attuali e di valenza sia educativa che didattica, vi spieghiamo il perché. Don Milani ha messo in atto il suo concreto progetto di una scuola aperta e inclusiva che ponesse attenzione allo sviluppo armonioso di tutte le intelligenze anche quelle degli studenti svantaggiati dal punto di vista culturale e sociale. Il noto educatore e insegnante s'impegnò a creare per ogni singolo individuo un percorso formativo integrato e individualizzato nel rispetto delle individualità personali di ogni studente.

La celebrazione a Giovinazzo
Del centenario da celebrare in omaggio a don Lorenzo Milani e dei suoi insegnamenti se ne è parlato nell'incontro dal titolo "La scuola ha un problema solo: i ragazzi che perdono", svoltosi sabato 27 maggio nella sala conferenze della Cittadella della Cultura con il patrocinio della città di Giovinazzo- Assessorato alla Cultura. L'iniziativa molto interessante, alla quale sono intervenuti il sindaco Michele Sollecito e l'Assessore alla Cultura Cristina Piscitelli, è stata ideata dal consigliere comunale Michele Fiorentino, ricercatore presso l'Università degli studi di Bari. Il docente universitario ha posto attenzione su un tema attuale, quello della dispersione scolastica e ha creato un confronto tra due studi e pensieri su Don Milani : uno espresso dal prof. Pietro Di Martino, docente di matematica dell'Università di Pisa e l'altro della prof.ssa Loredana Perla, docente di Pedagogia e Didattica presso l'Università degli Studi di Bari. L'incontro ricco di spunti di riflessione ha evidenziato l'opera e il messaggio lasciato da Don Milani alla comunità scolastica nazionale.

L'intervento del prof. Pietro Di Martino, docente di matematica all'Università di Pisa
«La sua figura continua ad essere divisiva- ha affermato il prof. Di Martino. Nella "sua" Lettera a una professoressa si ritrova un manifesto di pratiche educative, quelle da lui attuate nella scuola di Barbiana. Don Milani difendeva il principio espresso dal pensiero "I care- Mi sta a cuore", perché il suo fare e agire era rivolto a una scuola inclusiva, tanto che s'impegnava con i bambini e ragazzi che avevano bisogno di essere seguiti un po' di più, aveva un occhio di riguardo per i più deboli senza però tralasciare le difficoltà che incontrano gli insegnanti, anche questo problema attuale. Tanti di quelli che abbandonano la scuola- ha proseguito il docente universitario- lo fanno perché hanno difficoltà con la matematica». Il prof. Di Martino ha fatto riferimento al merito, principio espresso nei mesi scorsi dal Ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, affermando che la meritocrazia è un principio che non va inserito nella scuola di base perché nella scuola dell'obbligo non si può e non si deve selezionare, tutti con i loro tempi devono raggiungere gli obiettivi previsti dai programmi ministeriali.

Il contributo espresso dalla prof.ssa Loredana Perla dell'Università di Bari
Nel suo intervento la prof.ssa Loredana Perla dell' Università di Bari ha subito affermato di essere una pedagogista nata nella scuola formata sul pensiero di Don Milani. « È stato un prete scomodo Don Milani, magister dal punto di vista didattico - ha affermato la docente -. Ha impresso nella storia della sua vita professionale la magistralità, era convinto sul principio dell'inclusione e nel suo agire ha sperimentato questo suo pensiero nella scuola di Barbiana; ha sperimentato metodi educativi con ragazzi con storie di deprivazione sociale e culturale.
Don Milani di origini alto borghesi era molto colto, era vocato a chiamare gli ultimi. Il ragazzo difficile, nel pensiero del prete toscano, impegna il maestro vocato; è una sfida per l'insegnante riuscire a migliorare il ragazzo più difficile.
Don Milani era un maestro severissimo, ha studiato Freinet del quale ha messo in pratica " l'approccio cooperativo" : far partecipare tutti, la sua era un'azione didattica partecipata. Nel suo metodo insisteva sull'attenzione alla parola, l'insegnamento/ apprendimento della lingua era quello di impossessarsi di tante parole, più parole apprendi più sviluppi le capacità cognitive e il senso critico. In questo momento storico e sociale un cattivo uso delle tecnologie sta riducendo nei bambini l'apprendimento delle parole- ha così proseguito la prof.ssa Perla. I bambini devono essere stimolati a leggere, Don Milani è stato maestro della parola utilizzata con un alto senso di democrazia. Se i bambini non imparano a scuola il senso del noi cioè imparare a rispettarci, sarà difficile costruire qualcosa insieme per una crescita democratica della società. La scuola contemporanea non ha del tutto fatto suo il pensiero di Don Milani, a mio parere- ha così concluso.
La scuola oggi presenta il problema degli insegnanti che non vogliono più insegnare. Dobbiamo chiederci cosa non va oggi e perché Don Milani non è tenuto in considerazione nella scuola attuale.
Innovazione metodologica e didattica seguono il loro corso, però c'è pochissima formazione, non riusciamo a costruire la scuola; la scuola va ricostruita vanno rimotivate le insegnanti. Finché la scuola non sarà al primo posto nell'agenda politica dei governi, per avere consapevolezza su cosa investire, non credo che riusciremo a fare nostra la lezione di Don Milani. C'è bisogno di avere un cambiamento nelle strutture scolastiche e nei modelli formativi».