L’arte di Valentina Crasto alla "Notte Bianca della Poesia"
La giovinazzese svelerà l’opera a parete in filo di cotone legata al teatro e alla poesia
mercoledì 17 giugno 2015
12.52
Nella "Notte Bianca della Poesia", che si celebrerà presso l'Istituto Vittorio Emanuele II il 23 giugno, ci sarà spazio anche per l'arte. Nella sala Marano, proprio sotto il busto dell'ex allievo dell'istituto morto al fronte e tra le sculture in pietra e legno di Peppino Saracino, sarà svelata l'opera intitolata "Un filo ci lega" della giovinazzese Valentina Crasto.
La giovane artista è partita da Giovinazzo nel 1998 per formarsi a Bologna e ora è iscritta presso la scuola di Art Therapy Italiana per proseguire la sua incessante ricerca tra tecniche e materiali sempre differenti. Attualmente utilizza il filo di cotone, un materiale leggero e modellabile, e ricerca le emozioni nelle espressioni dei suoi soggetti sognanti ed incantati. Le sue sono opere di "leggera complessità": dissimulata dalla levità dell'aspetto estetico, c'è una molteplicità, una compartecipazione dei canali sensoriali.
L'opera pensata per la "Notte Bianca della Poesia" è dedicata a Maria Lai. «Una delle figure femminili più importanti e affascinanti nella storia dell'arte italiana della seconda metà del Novecento, è stata una piccola grande fatina sarda che dava vita ai fili. Li stringeva, li scioglieva, li allacciava, li annodava. Fili che diventavano pensieri, storie, emozioni. Fili che univano intere comunità, mondi diversi. L'artista incrociava la sua vita con altre vite, con altri mondi. Intrecciava l'arte, che deve offrire gioia e soprattutto svegliare la mente, la poesia e il teatro».
È così che Valentina Crasto, socio fondatore dell'associazione culturale Artefuori, parla della Lai, raccontando anche "Legarsi alla montagna", l'originale operazione compiuta dalla sarda sul territorio e tesa al coinvolgimento diretto di una comunità intera e degli estranei al mondo dell'arte. Il coinvolgimento e l'intreccio con le altre arti saranno anche la via maestra su cui si muoverà l'artista giovinazzese che vanta esposizioni in tutta Italia e ad Aix-en-Provence.
«"Un filo ci lega" - spiega Valentina Crasto - avrà un forte legame con il mondo del teatro, attraverso la performance degli attori, si legherà la loro poesia di movimento all'opera realizzata interamente con il filo di cotone».
La curiosità cresce, ancor più leggendo le parole scritte per lei da Marco Caccavo, un altro giovane nostro concittadino emigrato in Francia: «L'arte di Valentina Crasto è un filiforme e sussurrato invito alla leggerezza dell'essere, necessaria e vitale pratica del quotidiano. E così le forme paiono tracce dell'etereo e sono un tutt'uno con l'impercettibile spazio circostante. Esse lo abitano, si compenetrano per osmosi, condividendo, con quest'ultimo, molecole e vortici danzanti. Le opere della Crasto sono forme effimere del vivere, per un momento accecate dall'illusione d'una presenza incollata al palcoscenico della vita. Illusorio momento dell'essere che mente a se stesso!».
«Poi, infatti, ritorna gomitolo, ventre di donna, - continua - pronto a ridare sfumature e forma a creazioni nuove e inaspettate. L'artista é abitata dal tocco della leggerezza, la scelta materica del cotone é metafora del suo animo. Le opere della Crasto, fragili e volatili come le emozioni affidate al corso del vento, sono portatrici d'un figurativo che sfocia in un quasi incorporeo concettuale. E come l'impercettibile filo che lega alla terra i nostri sogni, come la sottile corda degli aquiloni, l'arte della Crasto, tra cielo e terra, é un ponte tra la materia e la sua naturale e ragionata trascendenza».
Per rendersi conto effettivamente di cosa sia possibile fare e trasmettere con un filo di cotone non resta che partecipare alla prima Notte Bianca della Poesia giovinazzese.
La giovane artista è partita da Giovinazzo nel 1998 per formarsi a Bologna e ora è iscritta presso la scuola di Art Therapy Italiana per proseguire la sua incessante ricerca tra tecniche e materiali sempre differenti. Attualmente utilizza il filo di cotone, un materiale leggero e modellabile, e ricerca le emozioni nelle espressioni dei suoi soggetti sognanti ed incantati. Le sue sono opere di "leggera complessità": dissimulata dalla levità dell'aspetto estetico, c'è una molteplicità, una compartecipazione dei canali sensoriali.
L'opera pensata per la "Notte Bianca della Poesia" è dedicata a Maria Lai. «Una delle figure femminili più importanti e affascinanti nella storia dell'arte italiana della seconda metà del Novecento, è stata una piccola grande fatina sarda che dava vita ai fili. Li stringeva, li scioglieva, li allacciava, li annodava. Fili che diventavano pensieri, storie, emozioni. Fili che univano intere comunità, mondi diversi. L'artista incrociava la sua vita con altre vite, con altri mondi. Intrecciava l'arte, che deve offrire gioia e soprattutto svegliare la mente, la poesia e il teatro».
È così che Valentina Crasto, socio fondatore dell'associazione culturale Artefuori, parla della Lai, raccontando anche "Legarsi alla montagna", l'originale operazione compiuta dalla sarda sul territorio e tesa al coinvolgimento diretto di una comunità intera e degli estranei al mondo dell'arte. Il coinvolgimento e l'intreccio con le altre arti saranno anche la via maestra su cui si muoverà l'artista giovinazzese che vanta esposizioni in tutta Italia e ad Aix-en-Provence.
«"Un filo ci lega" - spiega Valentina Crasto - avrà un forte legame con il mondo del teatro, attraverso la performance degli attori, si legherà la loro poesia di movimento all'opera realizzata interamente con il filo di cotone».
La curiosità cresce, ancor più leggendo le parole scritte per lei da Marco Caccavo, un altro giovane nostro concittadino emigrato in Francia: «L'arte di Valentina Crasto è un filiforme e sussurrato invito alla leggerezza dell'essere, necessaria e vitale pratica del quotidiano. E così le forme paiono tracce dell'etereo e sono un tutt'uno con l'impercettibile spazio circostante. Esse lo abitano, si compenetrano per osmosi, condividendo, con quest'ultimo, molecole e vortici danzanti. Le opere della Crasto sono forme effimere del vivere, per un momento accecate dall'illusione d'una presenza incollata al palcoscenico della vita. Illusorio momento dell'essere che mente a se stesso!».
«Poi, infatti, ritorna gomitolo, ventre di donna, - continua - pronto a ridare sfumature e forma a creazioni nuove e inaspettate. L'artista é abitata dal tocco della leggerezza, la scelta materica del cotone é metafora del suo animo. Le opere della Crasto, fragili e volatili come le emozioni affidate al corso del vento, sono portatrici d'un figurativo che sfocia in un quasi incorporeo concettuale. E come l'impercettibile filo che lega alla terra i nostri sogni, come la sottile corda degli aquiloni, l'arte della Crasto, tra cielo e terra, é un ponte tra la materia e la sua naturale e ragionata trascendenza».
Per rendersi conto effettivamente di cosa sia possibile fare e trasmettere con un filo di cotone non resta che partecipare alla prima Notte Bianca della Poesia giovinazzese.