L'abside della Cattedrale si colora... di nuovo
Rientrata la tela di Carlo Rosa che ha richiesto un lungo lavoro di restauro da parte della Soprintendenza
giovedì 14 aprile 2016
10.31
È rientrato nella sua sede originaria, ossia la Cattedrale di Santa Maria Assunta di Giovinazzo, il meraviglioso quadro che mancava per completare la parte posta in basso a sinistra dell'abside. Dopo circa vent'anni, questa splendida opera, realizzata dal pittore Carlo Rosa, ritorna a casa e si colora di nuovo grazie ad un lavoro certosino di restauro svolto dall'equipe della Soprintendenza delle Belle Arti della di Bari.
Il ritorno di questa grande tela in cui sono raffigurati San Giusto, San Donato, San Desiderio e Santa Felicia Martire, è stato omaggiato dalla presenza di un numeroso pubblico che, ieri sera, ha partecipato all'incontro, patrocinato dal Comune di Giovinazzo, in cui l'attenzione è stata rivolta all'opera ed al suo autore. La comunità si è riunita per festeggiare il rientro in sede di una tela che fa riferimento al passato glorioso e alla storia della nostra città.
A fare gli onori di casa, Giosafatte Mezzina, il quale ha dato cenni sull'artista Carlo Rosa, pittore nato e battezzato a Giovinazzo il 7 Luglio 1613. L'artista ha avuto una carriera professionale ricca, perché ha realizzato opere pittoriche e decorative di pregevole valore, presenti in molte chiese della Puglia e non solo; ricordiamo, tra le altre, le decorazioni dei soffitti della Basilica di San Nicola.
La tela dell'abside della Cattedrale di Giovinazzo si inserisce quasi alla fine e nel pieno della sua maturità artistica. Si tratta di un gioiello che ritorna nella sua comunità grazie all'impegno profuso da don Benedetto Fiorentino, Parroco della Cattedrale, dallo stesso Giosafatte Mezzina e da Aldo Carrieri. In merito al lavoro di restauro compiuto dall'equipe del Laboratorio di Restauri della Soprintendenza del capoluogo, del complesso recupero, delle modalità di intervento, delle tecniche utilizzate, si sono susseguiti gli interventi di Carlo Birrozzi, Soprintendente Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bari, Bat e Foggia, Rosa Lorusso, Funzionario Storico dell'Arte Sb e Ap per le Province di Bari, Bat e Foggia, Cristina Tiberini, Funzionario Restauratore Sb e Ap per le Province di Bari, Bat e Foggia, e Vito Carella, Restauratore dell'Impresa "Illo Tempore".
Le informazioni dettagliate, fornite con chiarezza tecnica, sono state supportate dalla visione di immagini proiettate sullo schermo, che hanno illustrato la lunga collezione di opere pittoriche e decorazioni realizzate da Carlo Rosa e le fasi del lavoro di restauro effettuate sulla tela che è stata mostrata nelle condizioni di deterioramento, durante le fasi del lavoro e infine a restauro terminato, con l'annesso ripristino della cornice originale.
Il Sindaco Tommaso Depalma, elogiando il lavoro svolto dalla Soprintendenza, ha parlato della valorizzazione delle nostre radici culturali e storiche e dell'inestimabile pregio del nostro patrimonio artistico. Nei saluti finali sia il Vescovo, S.E. Mons. Domenico Cornacchia, che don Benedetto Fiorentino, hanno espresso riconoscenza per il complesso lavoro di restauro svolto dalla Soprintendenza, oltre a mettere in evidenza la ricchezza di opere d'arte lignee, scultoree e pittoriche presenti nelle nostre chiese, tutte da ammirare perché rappresenterebbero una sorta di "Bibbia dei poveri".
Il ritorno di questa grande tela in cui sono raffigurati San Giusto, San Donato, San Desiderio e Santa Felicia Martire, è stato omaggiato dalla presenza di un numeroso pubblico che, ieri sera, ha partecipato all'incontro, patrocinato dal Comune di Giovinazzo, in cui l'attenzione è stata rivolta all'opera ed al suo autore. La comunità si è riunita per festeggiare il rientro in sede di una tela che fa riferimento al passato glorioso e alla storia della nostra città.
A fare gli onori di casa, Giosafatte Mezzina, il quale ha dato cenni sull'artista Carlo Rosa, pittore nato e battezzato a Giovinazzo il 7 Luglio 1613. L'artista ha avuto una carriera professionale ricca, perché ha realizzato opere pittoriche e decorative di pregevole valore, presenti in molte chiese della Puglia e non solo; ricordiamo, tra le altre, le decorazioni dei soffitti della Basilica di San Nicola.
La tela dell'abside della Cattedrale di Giovinazzo si inserisce quasi alla fine e nel pieno della sua maturità artistica. Si tratta di un gioiello che ritorna nella sua comunità grazie all'impegno profuso da don Benedetto Fiorentino, Parroco della Cattedrale, dallo stesso Giosafatte Mezzina e da Aldo Carrieri. In merito al lavoro di restauro compiuto dall'equipe del Laboratorio di Restauri della Soprintendenza del capoluogo, del complesso recupero, delle modalità di intervento, delle tecniche utilizzate, si sono susseguiti gli interventi di Carlo Birrozzi, Soprintendente Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bari, Bat e Foggia, Rosa Lorusso, Funzionario Storico dell'Arte Sb e Ap per le Province di Bari, Bat e Foggia, Cristina Tiberini, Funzionario Restauratore Sb e Ap per le Province di Bari, Bat e Foggia, e Vito Carella, Restauratore dell'Impresa "Illo Tempore".
Le informazioni dettagliate, fornite con chiarezza tecnica, sono state supportate dalla visione di immagini proiettate sullo schermo, che hanno illustrato la lunga collezione di opere pittoriche e decorazioni realizzate da Carlo Rosa e le fasi del lavoro di restauro effettuate sulla tela che è stata mostrata nelle condizioni di deterioramento, durante le fasi del lavoro e infine a restauro terminato, con l'annesso ripristino della cornice originale.
Il Sindaco Tommaso Depalma, elogiando il lavoro svolto dalla Soprintendenza, ha parlato della valorizzazione delle nostre radici culturali e storiche e dell'inestimabile pregio del nostro patrimonio artistico. Nei saluti finali sia il Vescovo, S.E. Mons. Domenico Cornacchia, che don Benedetto Fiorentino, hanno espresso riconoscenza per il complesso lavoro di restauro svolto dalla Soprintendenza, oltre a mettere in evidenza la ricchezza di opere d'arte lignee, scultoree e pittoriche presenti nelle nostre chiese, tutte da ammirare perché rappresenterebbero una sorta di "Bibbia dei poveri".