Ius Soli, l'Azione Cattolica chiede ai partiti ed al clero di esprimersi
Appello in vista delle prossime elezioni politiche
giovedì 14 dicembre 2017
«L'avvicinarsi delle elezioni politiche, chiede di far luce sulla legge che riguarda il diritto di cittadinanza per i migranti ovvero lo ius soli. Come Azione Cattolica diocesana sentiamo di dover sollecitare politici e Chiesa locale ad esprimersi».
Una presa di posizione che riteniamo corretta e che intende far luce sul pensiero "reale" di partiti politici e clero su questo argomento, ampiamente al centro del dibattito a livello nazionale.
«Il nostro intervento - spiegano da Ac - si colloca nella direzione già indicata da Papa Francesco, circa l'importanza di riconoscere e certificare il diritto a una nazionalità a bambine e bambini al momento della nascita (Messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018).
Anche Matteo Truffelli - sottolinea la nota -, Presidente nazionale dell'Ac, in una lettera ad Avvenire lo scorso 19 settembre 2017, ribadisce la necessità di chiarezza tra notizie di cronaca nera, numeri sugli sbarchi, appelli all'identità nazionale e accuse di buonismo perbenista, discorsi sulla cittadinanza».
Di grande importanza è il passaggio successivo, quello che intende fugare ogni dubbio su presunte colorazioni politiche dei vertici dell'Azione Cattolica, sia a livello nazionale sia locale: «Come associazione che agisce nella Chiesa e al servizio di essa - scrivono -, ma vive nel mondo e in una società a cui dà il proprio contributo, vogliamo evitare strumentalizzazioni varie ad opera dei partiti, in concomitanza dell'avviata campagna elettorale. Al momento, la legge sulla cittadinanza vigente in Italia è quella introdotta nel 1992, che prevede un'unica modalità di acquisizione della cittadinanza: lo ius sanguinis (diritto di sangue).
Per cui, un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano; mentre un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia "legalmente e ininterrottamente". Lo Ius soli, ovvero il disegno di legge approvato alla Camera ormai alla fine del 2015, introduce invece nuovi criteri per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni».
Dire come la si pensa su questo argomento, quindi, significa affermare senza troppi sofismi quale sguardo al futuro, quale visione si ha del Paese nei prossimi anni: «Anche le città della nostra diocesi - continua la missiva - hanno storie di accoglienza molto significative alle spalle e testimoni che hanno battuto la strada dell'integrazione, come don Tonino Bello.
Pertanto, come Azione Cattolica diocesana - è la posizione espressa - intendiamo fare informazione e chiarezza, per fornire a tutti gli strumenti per meglio comprendere la società in cui viviamo ed evitare messaggi e interpretazioni distorti. Auspichiamo che tutte le forze politiche italiane si adoperino quanto prima per riportare questo argomento tra le priorità dei lavori parlamentari, avendo il coraggio di approvare detta normativa prima delle politiche del 2018. Ci rivolgiamo quindi anche alle istituzioni locali, perché prendano la parola e si attivino per essere davvero al servizio di tutti i cittadini, senza distinzioni e limitazioni di alcun tipo».
Ac ha fatto sentire la sua voce e si è di fatto schierata a favore della legge, ribadendone i motivi. La palla passa nel campo della politica ed anche del clero locale, che ancora non ha assunto una posizione ufficiale. Di certo c'è che si tratta di un tema delicatissimo e che, qualsiasi posizione si assuma, visto il clima politico rovente in Italia, può essere oggetto di durissime critiche.
Una presa di posizione che riteniamo corretta e che intende far luce sul pensiero "reale" di partiti politici e clero su questo argomento, ampiamente al centro del dibattito a livello nazionale.
«Il nostro intervento - spiegano da Ac - si colloca nella direzione già indicata da Papa Francesco, circa l'importanza di riconoscere e certificare il diritto a una nazionalità a bambine e bambini al momento della nascita (Messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018).
Anche Matteo Truffelli - sottolinea la nota -, Presidente nazionale dell'Ac, in una lettera ad Avvenire lo scorso 19 settembre 2017, ribadisce la necessità di chiarezza tra notizie di cronaca nera, numeri sugli sbarchi, appelli all'identità nazionale e accuse di buonismo perbenista, discorsi sulla cittadinanza».
Di grande importanza è il passaggio successivo, quello che intende fugare ogni dubbio su presunte colorazioni politiche dei vertici dell'Azione Cattolica, sia a livello nazionale sia locale: «Come associazione che agisce nella Chiesa e al servizio di essa - scrivono -, ma vive nel mondo e in una società a cui dà il proprio contributo, vogliamo evitare strumentalizzazioni varie ad opera dei partiti, in concomitanza dell'avviata campagna elettorale. Al momento, la legge sulla cittadinanza vigente in Italia è quella introdotta nel 1992, che prevede un'unica modalità di acquisizione della cittadinanza: lo ius sanguinis (diritto di sangue).
Per cui, un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano; mentre un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia "legalmente e ininterrottamente". Lo Ius soli, ovvero il disegno di legge approvato alla Camera ormai alla fine del 2015, introduce invece nuovi criteri per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni».
Dire come la si pensa su questo argomento, quindi, significa affermare senza troppi sofismi quale sguardo al futuro, quale visione si ha del Paese nei prossimi anni: «Anche le città della nostra diocesi - continua la missiva - hanno storie di accoglienza molto significative alle spalle e testimoni che hanno battuto la strada dell'integrazione, come don Tonino Bello.
Pertanto, come Azione Cattolica diocesana - è la posizione espressa - intendiamo fare informazione e chiarezza, per fornire a tutti gli strumenti per meglio comprendere la società in cui viviamo ed evitare messaggi e interpretazioni distorti. Auspichiamo che tutte le forze politiche italiane si adoperino quanto prima per riportare questo argomento tra le priorità dei lavori parlamentari, avendo il coraggio di approvare detta normativa prima delle politiche del 2018. Ci rivolgiamo quindi anche alle istituzioni locali, perché prendano la parola e si attivino per essere davvero al servizio di tutti i cittadini, senza distinzioni e limitazioni di alcun tipo».
Ac ha fatto sentire la sua voce e si è di fatto schierata a favore della legge, ribadendone i motivi. La palla passa nel campo della politica ed anche del clero locale, che ancora non ha assunto una posizione ufficiale. Di certo c'è che si tratta di un tema delicatissimo e che, qualsiasi posizione si assuma, visto il clima politico rovente in Italia, può essere oggetto di durissime critiche.