“Il teatro della geometria”, le opere di Franco Cortese in mostra a Giovinazzo

La personale dell'Istituto Vittorio Emanuele II

sabato 22 luglio 2023
A cura di Marzia Morva
Il circolo culturale Leonardo, tra le più longeve associazioni culturali della nostra città, con referente Dino Soranna, ha ideato e organizzato con l'artista Franco Cortese, anche lui giovinazzese, una interessante mostra Personale dello stesso Cortese dal titolo "Il teatro della geometria". L'iniziativa dal pregevole valore artistico è inserita nel programma dell'"Estate a Giovinazzo 2023" promosso e patrocinato dall'ente comunale.
Si tratta di una ricca mostra antologica che nella sala Clessidra e nella sala Marano dell'Ive propone una parte minima della produzione artistica di Franco Cortese che ha all'attivo più di cinquant'anni di carriera artistica dedicata alla scultura, alla pittura e all'arte. Classe 1949, Franco Cortese si diploma presso l'Accademia delle Belle Arti di Bari. È pittore, scultore, scenografo, illustra libri e manifesti pubblicitari.
La sua personale sarà visitabile all'IVE sino al 30 luglio, dalle 18.00 alle 22.00.

La nostra visita alla mostra

Nella sala Clessidra si può ammirare una collezione di opere che va dall'arte figurativa a quella materico-informale, geometrico-costruttiva in opere realizzate negli anni '80/'90". Infatti, la personale è un racconto del percorso artistico di Franco Cortese, un appassionato omaggio all'arte. Nella sala Clessidra abbiamo ammirato opere che illustrano un percorso che parte dal figurativo e giunge al materico-informale e alla parte geometrico- costruttiva.

«Ho sperimentato varie tecniche dalla figura alle forme più leggere- ha affermato Franco Cortese- avvicinandomi alla geometria con varie tecniche di sperimentazione, materiale di recupero quale legno, ferro e tanti materiali che hanno avuto il loro vissuto e ora rivivono in splendide creazioni artistiche tra cui gli strumenti musicali di "musica pensata non suonata" perché li ho immaginati nell'arte. Pur utilizzando materiale pesante come ferro e acciaio lo rendo leggero lavorandolo e creando
strumenti flessibili»
, ha commentato l'artista.

Nella nostra visita alla mostra abbiamo effettuato un attento viaggio nell'allestimento posto nella sala Marano in cui si potrà ammirare la collezione di opere d'arte che fa riferimento al movimento Madi internazionale del quale Franco Cortese fa parte da tantissimi anni. Il suddetto movimento artistico fu creato da Carmelo Arden Quin che in un proclama diffuso nell'agosto del 1946, in occasione della prima esposizione Madì a Buenos Aires, così scrisse "…Noi Madisti, prendendo gli elementi propri di ciascun'arte, costruiamo, cioè facciamo un'invenzione reale. Con questa non esprimiamo nulla, non rappresentiamo nulla, non simboleggiamo nulla. Noi creiamo la cosa nella sua sola presenza, nella sua sola immanenza. La cosa è nello spazio e nel tempo: Esiste…"
Grazie al nostro discorrere con l'artista abbiamo scoperto che il Movimento Madì nega la cornice e che Franco Cortese, per la creazione delle opere lì esposte, si è lasciato ispirare allo stile origami utilizzando però ferro e zinco, metalli resi leggeri nella lavorazione. Il risultato è incredibilmente bello, noi consigliamo una visita ai lettori.


Note Critiche di Mirella Casamassima sulla Personale

Il catalogo ben articolato della Personale di Franco Cortese si apre con la presentazione e le note critiche espresse dalla professoressa Mirella Casamassima, docente dell'Accademia delle Belle Arti di Bari.
"Artista di impronta rinascimentale per la poliedricità dei suoi specifici: pittore, scultore, scenografo, designer, ha sempre modellato la materia e messo al servizio della creatività e della bellezza il caos terreno, quasi un moderno Vulcano nella sua fucina. Dalle prime opere materiche e pulsanti di energia, legni consunti, objets trouvés, assemblages, alle scenografie per il teatro, macchine e automi scenici fantastici e mobili, Cortese elaborava gli insegnamenti dell'Accademia, addirittura riproducendo en plein air e on the road le opere d'arte del passato con pastelli e gessi, illuminato dalle anamorfosi sui marciapiedi di Kurt Wenner. Lo spazio, quindi, si espandeva dal palcoscenico alla strada sfuggendo presto ai limiti della parete. E come "misura della terra" non poteva che intervenire la geometria a dare forma e movimento allo spazio stesso. Ben presto le forme si geometrizzano, diventano quadrati, rettangoli, triangoli, rombi, trapezi, e poi ellissi, e poi cerchi, spirali….prima piani, bidimensionali, poi tridimensionali, giocando col concavo e il convesso, con i pieni e con i vuoti, con la luce e con le ombre. I colori non sfumano più, sono superfici uniformi e opache, primarie, rossi, gialli, blu, per poi esaltare il nero. I ferri si piegano, diventano morbidi, come carte, come tessuti. Nulla, però, lascia adito a suggestioni decorative o emozionali…. si va verso l'azzeramento delle forme perché deve essere la grammatica e la sintassi dell'arte a primeggiare. Il contesto storico aiutava in questo, se prima era stato l'Informale e il Nouveau Realisme (i legni bruciati di Burri, gli oggetti di Arman) a farla da padrone, ora la Minimal Art americana di Judd o Flavin si diffondeva in Italia, memore del Suprematismo di Malevic, El Lissitsky e del Costruttivismo di Tatlin. È a quest'ultimi che Cortese volge lo sguardo sviluppando una ricerca che libera le forme dagli stereotipi e dai confini della pittura o della scultura o dello stesso spazio scenico, per una circolarità dell'arte che si espanda al di là della parete verso l'architettura e l'ambiente.
Così la sua casa diventa un prolungamento delle sue opere, quasi protesi dei suoi triangoli, rettangoli….un tavolino dalle forme geometriche gialle, rosse e nere, una scala rossa e nera, una porta dalle linee nere rette e oblique, ricordando gli esempi-case-studi di Mondrian, Van Doesburg e Rietveld. Inevitabile, allora, nel 2004, l'incontro con il Movimento Madì. Con Carmelo Arden Quin e Bolivar nasce una collaborazione intensa che dura fino a oggi. Cortese è a pieno titolo tra i massimi esponenti del Madì in Italia, movimento di cui sposa appieno i principi e che lo porta presto ad esporre, con unanimi consensi internazionali, in tutta Italia e all'Estero. Le poetiche si incontrano, Cortese sposa il Madì e le sue opere continuano ad abitare il palcoscenico delle gallerie, dei musei, degli spazi urbani, in tutto il mondo, librandosi spesso come nastri al vento o come carte piegate, sfidando la durezza del ferro con la leggerezza del pensiero."
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