Il ricordo di Giuseppe Bucci nella "sua" Cittadella della Cultura
Ieri sera è stato presentato un libro sull'ex direttore di quello che fu il Convitto Spinelli
sabato 14 aprile 2018
05.30
Ha ragione la prof.ssa Franca Pinto Minerva, docente emerito di pedagogia presso l'Università degli Studi di Foggia, quando afferma che dalla «macro-storia» si ricostruisce e si tiene viva la «micro-storia». I fatti più importanti che hanno attraversato il Paese, quello con la pi maiuscola, infatti, hanno poi scandito quella del paese, del borgo di provincia, della vita di ogni giorno, spesso lasciandovi tracce indelebili.
Lei ed altri sono stati i protagonisti della presentazione del libro "Giuseppe Bucci (1872- 1935), storia di un educatore nel passaggio dalla società liberale all'età fascista" (Adda Editore), tenutasi ieri sera nella Cittadella della Cultura alla presenza dell'autore, Vito Saracino, accompagnato dalle interessanti considerazioni di Francesco Altamura. L'evento è stato moderato dall'ex Assessore alla Cultura del Comune di Giovinazzo, Marianna Paladino. Conclusioni affidate a Paolo Lozupone per la casa editrice, giornalista e figlio di Vito Antonio Lozupone, genero di Bucci ed interprete di rilievo di una intera stagione della vita pubblica e politica pugliese. I saluti istituzionali sono stati affidati al Sindaco, Tommaso Depalma.
Nel corso della serata è emerso chiaro il testamento "morale" di Giuseppe Bucci, il quale si può a buon diritto ritenere una delle figure più influenti da un punto di vista pedagogico della nostra cittadina, considerando il suo ruolo di direttore del Convitto Spinelli per 25 anni, dal 1910 al 1935, un tempo convento agostiniano, poi scuola ed oggi, appunto, Cittadella della Cultura.
Bucci, come ha ricordato in apertura la stessa Paladino, è stato anche Consigliere di Ruggiero Messere, altra figura carismatica a cavallo tra il fascismo ed il primo periodo repubblicano, e uomo che ha tenuto strenuamente fermo un punto: dall'educazione morale e didattica delle nuove generazioni emergerà sempre una buona società del domani.
L'Autore, Vito Saracino, è un eccellente dottore di ricerca in Cultura, Educazione e Comunicazione presso le Università di Roma Tre e Foggia, e nel libro è stato capace di indagare, senza mai annoiare il lettore, le diverse sfaccettature di un personaggio di primissimo livello per la cultura giovinazzese. Ad aiutarlo nel suo dialogo con la moderatrice è stato Francesco Altamura, anch'egli dottore di ricerca, ma con specializzazione in Storia dell'Europa moderna e contemporanea presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro.
Giuseppe Bucci è quindi emerso nella sua statura, uomo in grado di coniugare l'amore per la didattica e la pedagogia, con una chiarissima visione del futuro dell'istruzione, con l'interesse per lo sport, vista non come attività fine a se stessa, ma come un altro dei nodi essenziali del suo testamento morale. I giovani al centro, pertanto, di un grande progetto di crescita e sviluppo di un'intera comunità e, più in grande (la macro-storia che ritorna) di una intera nazione.
Nelle considerazioni, peraltro condivisibili, di Ester Monacelli per Posn Events, organizzatore della presentazione, e di Paolo Lozupone, per Mario Adda Editore, c'è poi stato un invito rivolto ad amministratori ed operatori culturali a non dimenticare figure carismatiche che hanno caratterizzato un'epoca.
Per questo, l'aver salvaguardato il patrimonio librario, ad esempio, di don Filippo Roscini, collocandolo proprio in quel luogo, ed aver ricordato spesso don Nicola Melone e don Saverio Bavaro (presto bisognerà fare qualcosa per mantenere vivo il ricordo di don Nicola Gaudio, nda), è stato un primissimo passo verso un'autentica conoscenza dell'importante bagaglio culturale che ci hanno lasciato.
Lei ed altri sono stati i protagonisti della presentazione del libro "Giuseppe Bucci (1872- 1935), storia di un educatore nel passaggio dalla società liberale all'età fascista" (Adda Editore), tenutasi ieri sera nella Cittadella della Cultura alla presenza dell'autore, Vito Saracino, accompagnato dalle interessanti considerazioni di Francesco Altamura. L'evento è stato moderato dall'ex Assessore alla Cultura del Comune di Giovinazzo, Marianna Paladino. Conclusioni affidate a Paolo Lozupone per la casa editrice, giornalista e figlio di Vito Antonio Lozupone, genero di Bucci ed interprete di rilievo di una intera stagione della vita pubblica e politica pugliese. I saluti istituzionali sono stati affidati al Sindaco, Tommaso Depalma.
Nel corso della serata è emerso chiaro il testamento "morale" di Giuseppe Bucci, il quale si può a buon diritto ritenere una delle figure più influenti da un punto di vista pedagogico della nostra cittadina, considerando il suo ruolo di direttore del Convitto Spinelli per 25 anni, dal 1910 al 1935, un tempo convento agostiniano, poi scuola ed oggi, appunto, Cittadella della Cultura.
Bucci, come ha ricordato in apertura la stessa Paladino, è stato anche Consigliere di Ruggiero Messere, altra figura carismatica a cavallo tra il fascismo ed il primo periodo repubblicano, e uomo che ha tenuto strenuamente fermo un punto: dall'educazione morale e didattica delle nuove generazioni emergerà sempre una buona società del domani.
L'Autore, Vito Saracino, è un eccellente dottore di ricerca in Cultura, Educazione e Comunicazione presso le Università di Roma Tre e Foggia, e nel libro è stato capace di indagare, senza mai annoiare il lettore, le diverse sfaccettature di un personaggio di primissimo livello per la cultura giovinazzese. Ad aiutarlo nel suo dialogo con la moderatrice è stato Francesco Altamura, anch'egli dottore di ricerca, ma con specializzazione in Storia dell'Europa moderna e contemporanea presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro.
Giuseppe Bucci è quindi emerso nella sua statura, uomo in grado di coniugare l'amore per la didattica e la pedagogia, con una chiarissima visione del futuro dell'istruzione, con l'interesse per lo sport, vista non come attività fine a se stessa, ma come un altro dei nodi essenziali del suo testamento morale. I giovani al centro, pertanto, di un grande progetto di crescita e sviluppo di un'intera comunità e, più in grande (la macro-storia che ritorna) di una intera nazione.
Nelle considerazioni, peraltro condivisibili, di Ester Monacelli per Posn Events, organizzatore della presentazione, e di Paolo Lozupone, per Mario Adda Editore, c'è poi stato un invito rivolto ad amministratori ed operatori culturali a non dimenticare figure carismatiche che hanno caratterizzato un'epoca.
Per questo, l'aver salvaguardato il patrimonio librario, ad esempio, di don Filippo Roscini, collocandolo proprio in quel luogo, ed aver ricordato spesso don Nicola Melone e don Saverio Bavaro (presto bisognerà fare qualcosa per mantenere vivo il ricordo di don Nicola Gaudio, nda), è stato un primissimo passo verso un'autentica conoscenza dell'importante bagaglio culturale che ci hanno lasciato.