Il PD locale contro le trivellazioni in Adriatico
«La Regione Puglia difenda la propria dignità e il proprio ruolo»
martedì 19 gennaio 2016
06.00
È attesissima la pronuncia della Corte Costituzionale sul referendum popolare promosso da diverse associazioni ambientaliste e sposato dalla Regione Puglia contro le licenze governative per le trivellazione in Adriatico alla ricerca di petrolio.
Intanto anche il Consiglio Comunale giovinazzese, sin dai mesi scorsi, aveva compattamente fatto sentire la propria voce contro i provvedimenti concessi dal Governo a guida PD. Ed è proprio nel partito del Premier, Matteo Renzi, che si sta scatenando un dibattito interno, che vede sempre più amministratori locali e sezioni, in diverse regioni costiere, opporsi a questa politica.
Il PD locale rivendica la sua voglia di combattere in tal senso e va anche contro il Governo nazionale. In una nota si legge: «Il nuovo anno ha portato in dono ai pugliesi un nuovo permesso di ricerca petrolifera: quello noto convenzionalmente come B.R274.EL, rilasciato alla Petroceltic Italia srl al largo delle coste del Gargano, per la durata di sei anni, che si aggiunge agli altri undici già rilasciati a partire da giugno scorso, ma non ancora attivati dal MISE. Altro che smobilitazione petrolifera.
Il permesso, che ha il grande sapore della beffa, è stato rilasciato dal Ministero per lo Sviluppo Economico e pubblicato sul Bollettino Ufficiale degli Idrocarbuiri e delle Georisorse (BUIG) del 31 dicembre 2015, il giorno prima dell'entrata in vigore della Legge di Stabilità che, di fatto, ne avrebbe determinato il preavviso di rigetto e la successiva riperimetrazione (in quanto, pur di poco, parzialmente interferente con la linea delle 12 miglia marine dalla costa)».
Poi l'attacco a Roma: «È questo uno degli atti che dimostra come il restyling normativo sul tema degli idrocarburi, previsto dal Governo nella Legge di Stabilità sia l'ennesima presa in giro a danno dei territori, questa volta con l'intenzione di eludere i referendum.
A questa conclusione - scrivono i piddini - è giunta anche la Corte di Cassazione che, con un'Ordinanza emessa l'8 gennaio, ha riammesso il referendum sul mare (quello sulle dodici miglia marine) chiarendo che l'emendamento introdotto dal Governo non soddisfa la proposta referendaria ma, anzi, tende a raggirarla. Alcuni permessi di ricerca, infatti, verrebbero "congelati" nelle stanze del Ministero, in attesa di tempi migliori e di una nuova svolta normativa (che il Governo spera possa esservi in autunno prossimo, con il referendum costituzionale che dovrebbe riconsegnare la potestà energetica nelle mani del Governo).
Per altri due quesiti (durata dei permessi e Piano delle Aree) - continua la nota - le Regioni promotrici del referendum stanno sollevando il conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti del Parlamento. Nel caso in cui la Corte Costituzionale riconoscesse il tentativo di elusione, verrebbero annullate le modifiche parlamentari su quei due argomenti e si potrebbe celebrare il referendum su tre quesiti».
Così anche il Partito Democratico giovinazzese, sposando quanto già scritto da altre sezioni locali, pressa i vertici nazionali per una politica che andrebbe in contrasto con la vocazione turistica ed a vocazione paesaggistica del nostro mare: «Tutti elementi - quelli di cui sopra - a conferma di una trappola ben studiata da parte del Governo, ordita alle spalle dei territori e finanche dei Consigli Regionali che, su pressione dei movimenti notriv e di duecento associazioni ambientaliste e non, avevano promosso il referendum, il cui spirito viene completamente tradito. La Puglia - ribadiscono -, attraversata da una serie di scempi ambientali, ha visto i suoi cittadini diventare in questi anni protagonisti della richiesta di cambiamento che, sul tema delle trivellazioni petrolifere, ha portato a grandi manifestazioni di piazza, assemblee permanenti e a una deliberazione del Consiglio Regionale all'unanimità, a pieno sostegno dei quesiti referendari».
«Ecco perché - insistono -, mai come in questo momento in cui le avances del Governo si fanno sottili e ambigue, è quanto mai necessario un cambio di passo sostanziale, che restituisca dignità all'Ente regionale e dimostri ai pugliesi la volontà di essere protagonisti di un percorso reale di ridiscussione delle politiche energetiche, fatto senza pregiudizi ma anche senza costrizioni. La Regione Puglia ha dato procura per promuovere il conflitto di attribuzione. Un atto importante - sottolineano con soddifazione i piddini giovinazzesi -, cui devono seguirne altri, tesi a rafforzare il peso reale dei territori e a prendere adeguate precauzioni contro gli attacchi perpetrati a due passi da casa nostra».
Infine le richieste chiare al Presidente regionale, Michele Emiliano, il quale già ieri si era pubblicamente esposto attraverso i media affermando «Fin quando sarà io il Presidente non si faranno "buchi" nel mare pugliese». Il PD giovinazzese chiede proprio al Governatore alcuni passaggi fondamentali, supportato nel suo intento dalle tante associazioni che hanno fatto partire questa battaglia senza colori né bandiere: «Chiediamo al Presidente Emiliano e al Consiglio Regionale una serie di atti urgenti e indifferibili:
-di diffidare formalmente il Ministero dello Sviluppo Economico a provvedere all'immediata emanazione ed alla conseguente pubblicazione sul BUIG dei decreti di rigetto per i procedimenti tuttora in corso entro le dodici miglia e a dare preavviso di rigetto per quelli parzialmente interferenti (tra questi ricadono diversi permessi che riguardano la Puglia);
-di chiedere formalmente al Ministero dello Sviluppo Economico, con riguardo al progetto "Tempa Rossa", che le autorizzazioni necessarie per l'ampliamento delle infrastrutture, siano riviste sulla base di una reale intesa con la Regione e non secondo procedura semplificata, così come ripristinato secondo le nuove norme della Legge di Stabilità. La regione si faccia, dunque, portavoce delle istanze del territorio in maniera forte e chiara;
-di ricorrere al TAR contro il permesso di ricerca B.R274.EL , rilasciato alla Petroceltic Italia srl, al largo delle coste del Gargano».
La chiosa è stata ripresa da diversi aderenti alle iniziative di protesta, iniziate ieri da Manfredonia, come ad esempio il primo cittadino delle Isole Tremiti: «Se fosse rimasto qualche dubbio sulle reali intenzioni del Governo, ci poniamo questa domanda finale: cosa se ne fa Petroceltic di un permesso di ricerca se, per quelle stesse aree, secondo le nuove norme, non potrà mai avere un permesso per trivellare?».
La palla passa alla Corte Costituzionale. Dal Governo centrale nessun segnale di apertura. Per ora...
Il PD contro il PD. Quando l'interesse collettivo della gente del posto in cui vivi si fa più forte dell'interesse di partito.
Intanto anche il Consiglio Comunale giovinazzese, sin dai mesi scorsi, aveva compattamente fatto sentire la propria voce contro i provvedimenti concessi dal Governo a guida PD. Ed è proprio nel partito del Premier, Matteo Renzi, che si sta scatenando un dibattito interno, che vede sempre più amministratori locali e sezioni, in diverse regioni costiere, opporsi a questa politica.
Il PD locale rivendica la sua voglia di combattere in tal senso e va anche contro il Governo nazionale. In una nota si legge: «Il nuovo anno ha portato in dono ai pugliesi un nuovo permesso di ricerca petrolifera: quello noto convenzionalmente come B.R274.EL, rilasciato alla Petroceltic Italia srl al largo delle coste del Gargano, per la durata di sei anni, che si aggiunge agli altri undici già rilasciati a partire da giugno scorso, ma non ancora attivati dal MISE. Altro che smobilitazione petrolifera.
Il permesso, che ha il grande sapore della beffa, è stato rilasciato dal Ministero per lo Sviluppo Economico e pubblicato sul Bollettino Ufficiale degli Idrocarbuiri e delle Georisorse (BUIG) del 31 dicembre 2015, il giorno prima dell'entrata in vigore della Legge di Stabilità che, di fatto, ne avrebbe determinato il preavviso di rigetto e la successiva riperimetrazione (in quanto, pur di poco, parzialmente interferente con la linea delle 12 miglia marine dalla costa)».
Poi l'attacco a Roma: «È questo uno degli atti che dimostra come il restyling normativo sul tema degli idrocarburi, previsto dal Governo nella Legge di Stabilità sia l'ennesima presa in giro a danno dei territori, questa volta con l'intenzione di eludere i referendum.
A questa conclusione - scrivono i piddini - è giunta anche la Corte di Cassazione che, con un'Ordinanza emessa l'8 gennaio, ha riammesso il referendum sul mare (quello sulle dodici miglia marine) chiarendo che l'emendamento introdotto dal Governo non soddisfa la proposta referendaria ma, anzi, tende a raggirarla. Alcuni permessi di ricerca, infatti, verrebbero "congelati" nelle stanze del Ministero, in attesa di tempi migliori e di una nuova svolta normativa (che il Governo spera possa esservi in autunno prossimo, con il referendum costituzionale che dovrebbe riconsegnare la potestà energetica nelle mani del Governo).
Per altri due quesiti (durata dei permessi e Piano delle Aree) - continua la nota - le Regioni promotrici del referendum stanno sollevando il conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti del Parlamento. Nel caso in cui la Corte Costituzionale riconoscesse il tentativo di elusione, verrebbero annullate le modifiche parlamentari su quei due argomenti e si potrebbe celebrare il referendum su tre quesiti».
Così anche il Partito Democratico giovinazzese, sposando quanto già scritto da altre sezioni locali, pressa i vertici nazionali per una politica che andrebbe in contrasto con la vocazione turistica ed a vocazione paesaggistica del nostro mare: «Tutti elementi - quelli di cui sopra - a conferma di una trappola ben studiata da parte del Governo, ordita alle spalle dei territori e finanche dei Consigli Regionali che, su pressione dei movimenti notriv e di duecento associazioni ambientaliste e non, avevano promosso il referendum, il cui spirito viene completamente tradito. La Puglia - ribadiscono -, attraversata da una serie di scempi ambientali, ha visto i suoi cittadini diventare in questi anni protagonisti della richiesta di cambiamento che, sul tema delle trivellazioni petrolifere, ha portato a grandi manifestazioni di piazza, assemblee permanenti e a una deliberazione del Consiglio Regionale all'unanimità, a pieno sostegno dei quesiti referendari».
«Ecco perché - insistono -, mai come in questo momento in cui le avances del Governo si fanno sottili e ambigue, è quanto mai necessario un cambio di passo sostanziale, che restituisca dignità all'Ente regionale e dimostri ai pugliesi la volontà di essere protagonisti di un percorso reale di ridiscussione delle politiche energetiche, fatto senza pregiudizi ma anche senza costrizioni. La Regione Puglia ha dato procura per promuovere il conflitto di attribuzione. Un atto importante - sottolineano con soddifazione i piddini giovinazzesi -, cui devono seguirne altri, tesi a rafforzare il peso reale dei territori e a prendere adeguate precauzioni contro gli attacchi perpetrati a due passi da casa nostra».
Infine le richieste chiare al Presidente regionale, Michele Emiliano, il quale già ieri si era pubblicamente esposto attraverso i media affermando «Fin quando sarà io il Presidente non si faranno "buchi" nel mare pugliese». Il PD giovinazzese chiede proprio al Governatore alcuni passaggi fondamentali, supportato nel suo intento dalle tante associazioni che hanno fatto partire questa battaglia senza colori né bandiere: «Chiediamo al Presidente Emiliano e al Consiglio Regionale una serie di atti urgenti e indifferibili:
-di diffidare formalmente il Ministero dello Sviluppo Economico a provvedere all'immediata emanazione ed alla conseguente pubblicazione sul BUIG dei decreti di rigetto per i procedimenti tuttora in corso entro le dodici miglia e a dare preavviso di rigetto per quelli parzialmente interferenti (tra questi ricadono diversi permessi che riguardano la Puglia);
-di chiedere formalmente al Ministero dello Sviluppo Economico, con riguardo al progetto "Tempa Rossa", che le autorizzazioni necessarie per l'ampliamento delle infrastrutture, siano riviste sulla base di una reale intesa con la Regione e non secondo procedura semplificata, così come ripristinato secondo le nuove norme della Legge di Stabilità. La regione si faccia, dunque, portavoce delle istanze del territorio in maniera forte e chiara;
-di ricorrere al TAR contro il permesso di ricerca B.R274.EL , rilasciato alla Petroceltic Italia srl, al largo delle coste del Gargano».
La chiosa è stata ripresa da diversi aderenti alle iniziative di protesta, iniziate ieri da Manfredonia, come ad esempio il primo cittadino delle Isole Tremiti: «Se fosse rimasto qualche dubbio sulle reali intenzioni del Governo, ci poniamo questa domanda finale: cosa se ne fa Petroceltic di un permesso di ricerca se, per quelle stesse aree, secondo le nuove norme, non potrà mai avere un permesso per trivellare?».
La palla passa alla Corte Costituzionale. Dal Governo centrale nessun segnale di apertura. Per ora...
Il PD contro il PD. Quando l'interesse collettivo della gente del posto in cui vivi si fa più forte dell'interesse di partito.