Il PD attacca, Favuzzi risponde
Duro contrasto tra i Democratici ed il Presidente del Consiglio Comunale
martedì 12 maggio 2015
03.00
Spese legali di un personaggio pubblico. Tema di grande attualità in tempi in cui si cerca di moralizzare la politica sia a livello nazionale che locale.
Risale alla giornata di domenica un attacco frontale del Partito Democratico giovinazzese che, in un comunicato già apparso su alcune testate, affronta la questione legata alle spese legali sostenute dal Presidente del Consiglio Comunale, Vito Favuzzi, in un procedimento penale.
«Alcuni mesi fa - scrivono i Democratici nella nota giunta alle redazioni - Favuzzi ha chiesto ed ottenuto un rimborso per spese legali dal Comune di Giovinazzo, per un procedimento penale (n. 18570/13) verificatosi a seguito di un esposto da lui ricevuto nell'esercizio delle sue funzioni di Presidente del Consiglio Comunale, per il quale viene iscritto nel registro degli indagati (reato di cui all'art. 476 del codice penale). Il GIP per il Tribunale di Bari, che ha in carico il procedimento, dispone successivamente l'archiviazione nei suoi confronti, ma l'avvocato che lo difende nello stesso procedimento gli fa giungere la sua parcella».
Vito Favuzzi avrebbe ottenuto così, si legge sempre nella missiva del PD, «4.377,36 euro, rivendicando che la parcella del suo avvocato (che avrebbe dovuto pagare lui) era in diretta conseguenza dell'espletamento delle funzioni derivanti dalla sua carica di presidente del Consiglio Comunale». Secondo il Partito Democratico l'indicazione del Presidente della massima Assise cittadina è errata. Sempre nella nota inviata alla stampa, si legge: «Vogliamo far presente che si sbaglia, come riporta anche la recente sentenza di Cassazione n. 5264/2015 dell'11 febbraio 2015, che riprende la Cassazione n. 25690/2011 e la Cassazione n. 20193/2014. La Suprema Corte della Repubblica Italiana - sottolineano dalla segreteria guidata da Michele Delle Fontane - nella sua sentenza, riporta testualmente: "…il diritto al rimborso delle spese legali relative ai giudizi di responsabilità civile, penale o amministrativa a carico di dipendenti di amministrazioni statali o di enti locali per fatti connessi all'espletamento del servizio o comunque all'assolvimento di obblighi istituzionali, conclusi con l'accertamento dell'esclusione della loro responsabilità, non compete all'Assessore comunale, né al Consigliere comunale o al Sindaco, non essendo configurabile tra costoro (i quali operano nell'Amministrazione pubblica ad altro titolo) e l'Ente un rapporto di lavoro dipendente, non potendo estendersi nei loro confronti la tutela prevista per i dipendenti, né trovare applicazione la disciplina privatistica in tema di mandato…"».
Il comunicato del Partito Democratico si conclude con l'auspicio che si sia trattata di una «leggerezza» da parte di Favuzzi invitandolo a «rimettere a posto i soldi dei rimborsi che ha indebitamente prelevato dalle tasche dei cittadini».
Noi ci abbiamo voluto veder chiaro ed abbiamo chiesto conto dei fatti al diretto interessato. Il Presidente del Consiglio Comunale si è reso disponibile a rilasciarci alcune dichiarazioni. Circa l'accusa di aver preso come rimborso per le spese legali danaro pubblico per un procedimento che non riguardava l'espletamento delle sue funzioni, Favuzzi ha subito chiarito: «È una notizia assolutamente falsa, ho dovuto difendermi da un esposto inviato alla Procura della Repubblica di Bari da un ex Consigliere Comunale, con cui mi venivano rivolte accuse, rivelatesi infondate, in merito ad una missione effettuata dal sottoscritto, quale Presidente del Consiglio, in quel di Firenze, per partecipare ad una iniziativa organizzata dall'associazione "Libera" in collaborazione con l'Associazione "Avviso Pubblico", con tanto di fascia tricolore e gonfalone. Il pubblico Ministero - ha voluto evidenziare Favuzzi - a cui fu assegnato il procedimento penale, dopo aver ricevuto i necessari chiarimenti da me forniti, ha formulato la richiesta di archiviazione al GIP, il quale, condividendo quanto evidenziato dal PM ha archiviato per infondatezza della notizia di reato nei miei confronti, escludendo ogni responsabilità a carico del sottoscritto estraneo alle accuse ed addirittura evidenziando nel decreto di archiviazione che erano stati spesi 200 euro in meno rispetto agli 800 euro preventivati».
Poi abbiamo chiesto a Favuzzi se contestasse l'interpretazione della sentenza di Cassazione citata dal Partito Democratico. Lui ci ha risposto secco che non contesta nulla, ma si attiene ai fatti. «In primo luogo tengo a precisare - ci ha evidenziato - che io non ho ricevuto alcun rimborso di denaro. Il legale di fiducia da me nominato ha provveduto ad inviare la parcella al Comune di Giovinazzo (i cui compensi sono stati calcolati secondo i valori medi tariffari da me pretesi onde non aggravare ulteriormente le casse comunali) e quindi agli organi preposti alla liquidazione hanno soddisfatto le sue spettanze, su mia richiesta ed in ottemperanza alla legge. Proprio in ordine alle spese legali sostenute per il procedimento penale a mio carico - ha poi voluto render noto -, porto a conoscenza che la Corte dei Conti sezione giurisdizionale della Puglia sentenza n. 787/2012, su concorde pronuncia della sezione della Corte dei Conti Lombardia 86/12 e su altre pronunce finanche del Consiglio di Stato, ha sentenziato che chi agisce in forza di un mandato elettorale deve essere tenuto indenne dalle conseguenze economiche subite nella corretta e legittima esecuzione dell'incarico ricevuto e quindi le spese legali subite per un procedimento penale ingiusto a causa delle funzioni in questione devono essere necessariamente indennizzate. Nonostante la pronuncia della Cassazione cui si fa riferimento, che peraltro si era già pronunciata nel merito nell'anno 2011, ribadisco che è la Corte dei Conti l'unico Organo Giurisdizionale deputato al controllo della spesa degli Enti locali. Ragione per cui - ha concluso - ho agito nel pieno rispetto della legge».
Troppo ghiotta per la nostra redazione l'opportunità di chiedere a Favuzzi, legato al PD ed elettore del partito a livello regionale e nazionale, se non si sentisse scomodo in questa duplice veste, visti i contrasti con la locale sezione, che ne ha più volte ribadito (anche nell'ultimo comunicato, ndr) i lunghi trascorsi in varie formazioni politiche. Una sorta di dicotomia che a molti elettori è apparsa di difficile comprensione. La risposta è stata franca: «Faccio una precisazione - ha principiato - io non sono iscritto al Partito Democratico, grazie alla situazione del PD locale, di cui non condivido i metodi di gestione e la presenza in esso di taluni personaggi. Io sono un uomo del Partito Democratico sin dalla sua nascita - ha ribadito - e mi sono sempre impegnato per questo partito in tutte le competizioni elettorali. Permettetemi - ha proseguito - dell'opportunità datami da questo giornale telematico, di cui apprezzo la linea editoriale imparziale, corretta e coerente, che io nasco socialista, sono socialista e rimarrò socialista fino a che il Signore mi farà campare, per coerenza e convinzione politica. E non socialista ondivago che va da destra a sinistra, ma socialista di sinistra». Favuzzi ci ha spiegato infine, che il suo percorso, dopo la diaspora post "Mani Pulite", è passata attraverso la Margherita e poi nel Partito Democratico dopo l'unione con gli ex Democratici di Sinistra. Sempre seguendo Guglielmo Minervini. Favuzzi ha infine sottolineato che dal 1998 al 2012 aveva abbandonato la politica giovinazzese. Poi ha aderito al progetto di Giovinazzo Città del Sole che lo ha portato a ricoprire l'attuale ruolo. Ha infine chiosato esclamando: «Perché dovrei sentirmi a disagio? I vertici del Partito Democratico conoscono bene la situazione di Giovinazzo e la mia rettitudine morale mi dà la forza di andare avanti», auspicando anche «un rigurgito di orgoglio della parte sana» della locale sezione democratica.
La nostra redazione attende eventuali controrepliche o precisazioni sempre e solo di tenore strettamente politico come vuole la linea editoriale che ci siamo dati da tempo.
Risale alla giornata di domenica un attacco frontale del Partito Democratico giovinazzese che, in un comunicato già apparso su alcune testate, affronta la questione legata alle spese legali sostenute dal Presidente del Consiglio Comunale, Vito Favuzzi, in un procedimento penale.
«Alcuni mesi fa - scrivono i Democratici nella nota giunta alle redazioni - Favuzzi ha chiesto ed ottenuto un rimborso per spese legali dal Comune di Giovinazzo, per un procedimento penale (n. 18570/13) verificatosi a seguito di un esposto da lui ricevuto nell'esercizio delle sue funzioni di Presidente del Consiglio Comunale, per il quale viene iscritto nel registro degli indagati (reato di cui all'art. 476 del codice penale). Il GIP per il Tribunale di Bari, che ha in carico il procedimento, dispone successivamente l'archiviazione nei suoi confronti, ma l'avvocato che lo difende nello stesso procedimento gli fa giungere la sua parcella».
Vito Favuzzi avrebbe ottenuto così, si legge sempre nella missiva del PD, «4.377,36 euro, rivendicando che la parcella del suo avvocato (che avrebbe dovuto pagare lui) era in diretta conseguenza dell'espletamento delle funzioni derivanti dalla sua carica di presidente del Consiglio Comunale». Secondo il Partito Democratico l'indicazione del Presidente della massima Assise cittadina è errata. Sempre nella nota inviata alla stampa, si legge: «Vogliamo far presente che si sbaglia, come riporta anche la recente sentenza di Cassazione n. 5264/2015 dell'11 febbraio 2015, che riprende la Cassazione n. 25690/2011 e la Cassazione n. 20193/2014. La Suprema Corte della Repubblica Italiana - sottolineano dalla segreteria guidata da Michele Delle Fontane - nella sua sentenza, riporta testualmente: "…il diritto al rimborso delle spese legali relative ai giudizi di responsabilità civile, penale o amministrativa a carico di dipendenti di amministrazioni statali o di enti locali per fatti connessi all'espletamento del servizio o comunque all'assolvimento di obblighi istituzionali, conclusi con l'accertamento dell'esclusione della loro responsabilità, non compete all'Assessore comunale, né al Consigliere comunale o al Sindaco, non essendo configurabile tra costoro (i quali operano nell'Amministrazione pubblica ad altro titolo) e l'Ente un rapporto di lavoro dipendente, non potendo estendersi nei loro confronti la tutela prevista per i dipendenti, né trovare applicazione la disciplina privatistica in tema di mandato…"».
Il comunicato del Partito Democratico si conclude con l'auspicio che si sia trattata di una «leggerezza» da parte di Favuzzi invitandolo a «rimettere a posto i soldi dei rimborsi che ha indebitamente prelevato dalle tasche dei cittadini».
Noi ci abbiamo voluto veder chiaro ed abbiamo chiesto conto dei fatti al diretto interessato. Il Presidente del Consiglio Comunale si è reso disponibile a rilasciarci alcune dichiarazioni. Circa l'accusa di aver preso come rimborso per le spese legali danaro pubblico per un procedimento che non riguardava l'espletamento delle sue funzioni, Favuzzi ha subito chiarito: «È una notizia assolutamente falsa, ho dovuto difendermi da un esposto inviato alla Procura della Repubblica di Bari da un ex Consigliere Comunale, con cui mi venivano rivolte accuse, rivelatesi infondate, in merito ad una missione effettuata dal sottoscritto, quale Presidente del Consiglio, in quel di Firenze, per partecipare ad una iniziativa organizzata dall'associazione "Libera" in collaborazione con l'Associazione "Avviso Pubblico", con tanto di fascia tricolore e gonfalone. Il pubblico Ministero - ha voluto evidenziare Favuzzi - a cui fu assegnato il procedimento penale, dopo aver ricevuto i necessari chiarimenti da me forniti, ha formulato la richiesta di archiviazione al GIP, il quale, condividendo quanto evidenziato dal PM ha archiviato per infondatezza della notizia di reato nei miei confronti, escludendo ogni responsabilità a carico del sottoscritto estraneo alle accuse ed addirittura evidenziando nel decreto di archiviazione che erano stati spesi 200 euro in meno rispetto agli 800 euro preventivati».
Poi abbiamo chiesto a Favuzzi se contestasse l'interpretazione della sentenza di Cassazione citata dal Partito Democratico. Lui ci ha risposto secco che non contesta nulla, ma si attiene ai fatti. «In primo luogo tengo a precisare - ci ha evidenziato - che io non ho ricevuto alcun rimborso di denaro. Il legale di fiducia da me nominato ha provveduto ad inviare la parcella al Comune di Giovinazzo (i cui compensi sono stati calcolati secondo i valori medi tariffari da me pretesi onde non aggravare ulteriormente le casse comunali) e quindi agli organi preposti alla liquidazione hanno soddisfatto le sue spettanze, su mia richiesta ed in ottemperanza alla legge. Proprio in ordine alle spese legali sostenute per il procedimento penale a mio carico - ha poi voluto render noto -, porto a conoscenza che la Corte dei Conti sezione giurisdizionale della Puglia sentenza n. 787/2012, su concorde pronuncia della sezione della Corte dei Conti Lombardia 86/12 e su altre pronunce finanche del Consiglio di Stato, ha sentenziato che chi agisce in forza di un mandato elettorale deve essere tenuto indenne dalle conseguenze economiche subite nella corretta e legittima esecuzione dell'incarico ricevuto e quindi le spese legali subite per un procedimento penale ingiusto a causa delle funzioni in questione devono essere necessariamente indennizzate. Nonostante la pronuncia della Cassazione cui si fa riferimento, che peraltro si era già pronunciata nel merito nell'anno 2011, ribadisco che è la Corte dei Conti l'unico Organo Giurisdizionale deputato al controllo della spesa degli Enti locali. Ragione per cui - ha concluso - ho agito nel pieno rispetto della legge».
Troppo ghiotta per la nostra redazione l'opportunità di chiedere a Favuzzi, legato al PD ed elettore del partito a livello regionale e nazionale, se non si sentisse scomodo in questa duplice veste, visti i contrasti con la locale sezione, che ne ha più volte ribadito (anche nell'ultimo comunicato, ndr) i lunghi trascorsi in varie formazioni politiche. Una sorta di dicotomia che a molti elettori è apparsa di difficile comprensione. La risposta è stata franca: «Faccio una precisazione - ha principiato - io non sono iscritto al Partito Democratico, grazie alla situazione del PD locale, di cui non condivido i metodi di gestione e la presenza in esso di taluni personaggi. Io sono un uomo del Partito Democratico sin dalla sua nascita - ha ribadito - e mi sono sempre impegnato per questo partito in tutte le competizioni elettorali. Permettetemi - ha proseguito - dell'opportunità datami da questo giornale telematico, di cui apprezzo la linea editoriale imparziale, corretta e coerente, che io nasco socialista, sono socialista e rimarrò socialista fino a che il Signore mi farà campare, per coerenza e convinzione politica. E non socialista ondivago che va da destra a sinistra, ma socialista di sinistra». Favuzzi ci ha spiegato infine, che il suo percorso, dopo la diaspora post "Mani Pulite", è passata attraverso la Margherita e poi nel Partito Democratico dopo l'unione con gli ex Democratici di Sinistra. Sempre seguendo Guglielmo Minervini. Favuzzi ha infine sottolineato che dal 1998 al 2012 aveva abbandonato la politica giovinazzese. Poi ha aderito al progetto di Giovinazzo Città del Sole che lo ha portato a ricoprire l'attuale ruolo. Ha infine chiosato esclamando: «Perché dovrei sentirmi a disagio? I vertici del Partito Democratico conoscono bene la situazione di Giovinazzo e la mia rettitudine morale mi dà la forza di andare avanti», auspicando anche «un rigurgito di orgoglio della parte sana» della locale sezione democratica.
La nostra redazione attende eventuali controrepliche o precisazioni sempre e solo di tenore strettamente politico come vuole la linea editoriale che ci siamo dati da tempo.