Il legame con la Solennità dell'Eterno Padre nelle riflessioni di Nunzia Stufano
Riceviamo e pubblichiamo uno scritto che richiama alle nostre radici, all'essenza di una festa e di un luogo che andrebbero preservati
mercoledì 5 agosto 2020
Di seguito vi riportiamo integralmente la bella lettera-riflessione inviata alla nostra redazione dall'etnoantropologa Nunzia Stufano, appassionata di storia locale. Si riferisce al culto giovinazzese dell'Eterno Padre (Solennità della Trasfigurazione di Nostro Signore), ma soprattutto racconta di radici lontane e di festività da preservare. Una riflessione colta che condividiamo in toto.
«È giunto un altro agosto, mese caro a noi giovinazzesi che, seppure in modalità differente, ci apprestiamo a festeggiare Maria SS. di Corsignano nostra Protettrice.
Ma se la Festa Patronale, tra l'essenza sacra e quella profana, richiede tempo ed organizzazione, un'altra festa umile e spontanea, leggera e genuina, ma intensa, la precede di qualche settimana, non costa nulla e riempie il cuore. È la ricorrenza del 6 agosto: per il mondo cattolico la Trasfigurazione di Nostro Signore, Santissimo Salvatore… per noi giovinazzesi è semplicemente… il Padre Eterno!
Lo nominiamo fieri mentre con la mente siamo già lì, in quell'angolo nascosto della campagna nostrana, fra gli ulivi secolari e il silenzio di un tempo che fu. Perché Padre Eterno per noi è innanzitutto l'amata chiesetta rurale con la sua inconfondibile fisionomia, ma anche l'inizio del nostro percorso sotto la custodia di Maria SS. di Corsignano; Padre Eterno è accendere le luci ai balconi per devozione, è l'attesa della "notte del Padre Eterno", è il giro per il paese della bassa banda o affettuosamente "banne de le chiacùne" che irrompe nella quiete del sonno intonando le melodie di tenera memoria, è il profumo della terra nella fresca alba di un giorno di agosto… è ritrovarsi in pellegrinaggio a piedi o in bici, soli o in compagnia, ripercorrendo l'antico rituale dei nostri predecessori...
Padre Eterno è, una volta arrivati sul ponte, scrutare l'orizzonte per individuarne l'alta torre, solido baluardo negli anni difficili tra assedi e rovine. Padre Eterno… Eterno Padre… riecheggia nel tempo e nella mente, strada facendo, sin da piccoli, poi giovinetti, ora adulti, mentre, senza tanti perché, ci si sorprende attratti e rapiti da quell'affresco così solenne eppure familiare, posto lì nell'abside con i vivaci colori dirompenti il candore della pietra viva. E ti senti a casa, un luogo che ti appartiene dal di dentro.
Custode di fede e speranze, espressione artistica di una sensibilità assopita, quell'immagine è lì da secoli che ci osserva arrivare in pellegrinaggio anno dopo anno e scruta il nostro animo, lo interroga o forse siamo noi che tra quelle mura e in "sua" presenza sentiamo il bisogno di comprendere noi stessi?!
L'affresco dell'Eterno Padre tra la Madonna e San Giovanni Battista, rappresenta la deesis, la supplica, l'intercessione, un tema iconografico di matrice culturale bizantina...concetti che ho appreso studiando all'università, ma da piccola per me era un'immagine quasi magica, "vivente" direi piuttosto: ovunque mi mettessi al cospetto di quelle sante figure affrescate, "loro mi guardavano"! A destra, a sinistra, al centro…mi guardavano sempre, come se girassero gli occhi per seguirmi.
Un fenomeno, o meglio un effetto, dato dalla concavità del catino absidale ma efficace per incutere ad una bambina, quel rispetto necessario per un santuario rurale. Mi rammarica tanto constatare che il sentire la ricorrenza del Padre Eterno, in tutte le esternazioni che rimandano alle tradizioni, negli anni stia pian piano venendo meno. Con il cambio generazionale non c'è più l'usanza di raggiungere la chiesetta nottetempo con la famiglia o con allegre comitive; la bassa musica, nel suo girare per le strade del paese, non trova molta partecipazione, e diciamolo, specie se si dorme con finestre chiuse e condizionatore acceso, mentre sempre più raro è vedere i balconi con le luci accese nelle sere del triduo.
Fortunatamente, dal punto di vista liturgico c'è ancora vitalità, meno nei giovani, assente ahimè nei giovanissimi. È un appuntamento cultuale a cui non possiamo sottrarci ed è nostro dovere tenerlo vivo!! Quest'anno purtroppo, per una forma di prevenzione e tutela imposte dalle norme ministeriali inerenti il Coronavirus, la chiesa rurale del Padre Eterno rimarrà chiusa e non sarà possibile fissare negli occhi quello sguardo paterno che accoglie e ristora, sapendolo eterno. Mi auguro che possa servire da "reset", un ripristino, così che dal prossimo anno si riprenda magari più intensamente di prima.
Ad ogni modo, quel caro luogo è sempre lì che ci aspetta e, seppure dalle fessure a forma di croce patente presenti sul portale in ferro, è sempre possibile osservarne l'interno, apprezzare l'affresco, dire una preghiera semplice; è sempre possibile accostarci alle emozioni che quel sacro luogo, intriso di cultura e storia, suscita».
NUNZIA STUFANO
«È giunto un altro agosto, mese caro a noi giovinazzesi che, seppure in modalità differente, ci apprestiamo a festeggiare Maria SS. di Corsignano nostra Protettrice.
Ma se la Festa Patronale, tra l'essenza sacra e quella profana, richiede tempo ed organizzazione, un'altra festa umile e spontanea, leggera e genuina, ma intensa, la precede di qualche settimana, non costa nulla e riempie il cuore. È la ricorrenza del 6 agosto: per il mondo cattolico la Trasfigurazione di Nostro Signore, Santissimo Salvatore… per noi giovinazzesi è semplicemente… il Padre Eterno!
Lo nominiamo fieri mentre con la mente siamo già lì, in quell'angolo nascosto della campagna nostrana, fra gli ulivi secolari e il silenzio di un tempo che fu. Perché Padre Eterno per noi è innanzitutto l'amata chiesetta rurale con la sua inconfondibile fisionomia, ma anche l'inizio del nostro percorso sotto la custodia di Maria SS. di Corsignano; Padre Eterno è accendere le luci ai balconi per devozione, è l'attesa della "notte del Padre Eterno", è il giro per il paese della bassa banda o affettuosamente "banne de le chiacùne" che irrompe nella quiete del sonno intonando le melodie di tenera memoria, è il profumo della terra nella fresca alba di un giorno di agosto… è ritrovarsi in pellegrinaggio a piedi o in bici, soli o in compagnia, ripercorrendo l'antico rituale dei nostri predecessori...
Padre Eterno è, una volta arrivati sul ponte, scrutare l'orizzonte per individuarne l'alta torre, solido baluardo negli anni difficili tra assedi e rovine. Padre Eterno… Eterno Padre… riecheggia nel tempo e nella mente, strada facendo, sin da piccoli, poi giovinetti, ora adulti, mentre, senza tanti perché, ci si sorprende attratti e rapiti da quell'affresco così solenne eppure familiare, posto lì nell'abside con i vivaci colori dirompenti il candore della pietra viva. E ti senti a casa, un luogo che ti appartiene dal di dentro.
Custode di fede e speranze, espressione artistica di una sensibilità assopita, quell'immagine è lì da secoli che ci osserva arrivare in pellegrinaggio anno dopo anno e scruta il nostro animo, lo interroga o forse siamo noi che tra quelle mura e in "sua" presenza sentiamo il bisogno di comprendere noi stessi?!
L'affresco dell'Eterno Padre tra la Madonna e San Giovanni Battista, rappresenta la deesis, la supplica, l'intercessione, un tema iconografico di matrice culturale bizantina...concetti che ho appreso studiando all'università, ma da piccola per me era un'immagine quasi magica, "vivente" direi piuttosto: ovunque mi mettessi al cospetto di quelle sante figure affrescate, "loro mi guardavano"! A destra, a sinistra, al centro…mi guardavano sempre, come se girassero gli occhi per seguirmi.
Un fenomeno, o meglio un effetto, dato dalla concavità del catino absidale ma efficace per incutere ad una bambina, quel rispetto necessario per un santuario rurale. Mi rammarica tanto constatare che il sentire la ricorrenza del Padre Eterno, in tutte le esternazioni che rimandano alle tradizioni, negli anni stia pian piano venendo meno. Con il cambio generazionale non c'è più l'usanza di raggiungere la chiesetta nottetempo con la famiglia o con allegre comitive; la bassa musica, nel suo girare per le strade del paese, non trova molta partecipazione, e diciamolo, specie se si dorme con finestre chiuse e condizionatore acceso, mentre sempre più raro è vedere i balconi con le luci accese nelle sere del triduo.
Fortunatamente, dal punto di vista liturgico c'è ancora vitalità, meno nei giovani, assente ahimè nei giovanissimi. È un appuntamento cultuale a cui non possiamo sottrarci ed è nostro dovere tenerlo vivo!! Quest'anno purtroppo, per una forma di prevenzione e tutela imposte dalle norme ministeriali inerenti il Coronavirus, la chiesa rurale del Padre Eterno rimarrà chiusa e non sarà possibile fissare negli occhi quello sguardo paterno che accoglie e ristora, sapendolo eterno. Mi auguro che possa servire da "reset", un ripristino, così che dal prossimo anno si riprenda magari più intensamente di prima.
Ad ogni modo, quel caro luogo è sempre lì che ci aspetta e, seppure dalle fessure a forma di croce patente presenti sul portale in ferro, è sempre possibile osservarne l'interno, apprezzare l'affresco, dire una preghiera semplice; è sempre possibile accostarci alle emozioni che quel sacro luogo, intriso di cultura e storia, suscita».
NUNZIA STUFANO