Il fantastico mondo delle gemme secondo Vincenzo Colonna

Ieri sera affascinante presentazione di un libro al Circolo Unione e della Sanità di Giovinazzo

domenica 11 novembre 2018 1.59
A cura di Gianluca Battista
Il Circolo Unione di Giovinazzo ha ospitato ieri sera, 10 novembre, la presentazione del libro "Dai minerali alle gemme" (Litostampa Minervini) del professor Vincenzo Colonna, già direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università della Calabria e docente presso la Facoltà di Geologia dell'Università degli Studi di Bari, nonché storico presidente della Pro Loco di Santo Spirito.

L'affascinante viaggio nel mondo dei minerali che divengono gemme o pietre preziose ha tenuto incollato il folto pubblico dell'esclusivo circolo che si affaccia su piazza Vittorio Emanuele II.

Ad introdurre la serata, dopo i saluti di rito, ci ha pensato la prof.ssa Adele Pulice, la quale ha ricordato le origini della passione degli esseri umani per le gemme, sia intese come talismani, spesso abbinati a disegni dipinti sul corpo, sia come veri e propri amuleti, che potevano proteggere, secondo le antiche credenze, dai mali più disparati. Adele Pulice ha anche ricordato come le gemme sono spesso state abbinate ai mesi dell'anno, attribuendo loro valori (per esempio il mese di novembre è associato al topazio simbolo di fedeltà) che rispondevano direttamente ai bisogni degli uomini di sentirsi rassicurati, protetti da qualcosa di superiore.

L'autore ha quindi esordito sottolineando la stretta dipendenza delle gemme dai minerali: non vi possono essere gemme, infatti, se non ci sono minerali. Colonna ha ripercorso brevemente i periodi storici, partendo da 1 milione e 750mila anni fa, quando per la prima volta l'uomo ha imparato a difendersi dagli animali lavorando, in maniera assai rudimentale, i minerali. Nel neolitico ci si specializzò in quella che viene definita "frattura concoide", ovvero la capacità di creare oggetti, anche e soprattutto armi, partendo dalla levigazione di pietre.

Furono i Sumeri, ha ricordato il docente di geologia, ad avviare una vera e propria scuola di arte "glittica", quella dell'incisione su più vasta scala. Al periodo greco risale invece la Tazza Farnese, conservata nel Museo Archeologico di Napoli, espressione sublime di questa arte, primo atto di un'attività che ebbe la sua definitiva e più completa espansione nel XVI secolo d.C., con artisti quali Annibale Fontana o Benvenuto Cellini che ne furono eccezionali interpreti.

Da un punto di vista scientifico, Vincenzo Colonna ha quindi spiegato come in campo commerciale ci sia la netta distinzione tra gemme e pietre preziose, titolo che oggi spetta solo a smeraldi, rubini, zaffiri e diamanti.

E proprio su questi ultimi si è soffermato il geologo, rimarcando come la brillantezza sia data dal taglio, atto a rifrangere in maniera particolare la luce. Taglio che ha avuto diverse interpretazioni nei secoli, sino a giungere alle più moderne tecniche brevettate da grandi società multinazionali. In natura, ha spiegato ancora Vincenzo Colonna, il diamante è il minerale più duro che esista e la sua origine è a circa 150 km di profondità. I diamanti vengono in genere rinvenuti nei cosiddetti "camini diamantiferi", enormi spaccature della crosta terrestre da cui è risalito magma giunto ad una velocità di 70 km/h dalla zona di convergenza tra litosfera e statosfera. Raffreddandosi quel magma ha dato origine a queste pietre, molto simili sotto l'aspetto mineralogico alla grafite, ma molto più rare, dato che nei camini (i più importanti erano individuabili in Sudafrica), ha spiegato ancora l'autore, se ne raccoglieva una tonnellata ogni 8 milioni di tonnellate di roccia sterile.

Attualmente i diamanti vengono tagliati secondo una decina di differenti tecniche ed i brillanti ottenuti constano di 33 facce suddivise tra tavola, corona, cintura e apice. Riconoscere il loro valore, tuttavia, resta affare per veri esperti.

Analizzando i minerali, invece, Colonna si è soffermato dapprima sul quarzo, definito "camaleonte", poiché assume colorazioni differenti a seconda degli ioni che si inseriscono nel reticolo cristallino prima del raffreddamento. Giacimenti di ametista si trovano in Brasile, mentre l'opale è sempre silice con una non precisata quantità di acqua al suo interno.

L'amatissima (almeno dalle donne) ambra, non è invece minerale, ha evidenziato il professore, ma è composto di resina fossile, con materiale organico che si trova spesso al suo interno. In Italia il suo più importante bacino era quello siciliano, vicino al fiume Simeto, giacimento oggi ormai sostanzialmente estinto.

Anche coralli e perle sono materiale organico, i primi si trovano per esempio in Sardegna da noi, mentre le seconde sono il vero oro dei Mari del Sud e ne esistono diverse varietà.

Chiosa della serata riservata all'avanzamento della scienza da laboratorio, in cui i diamanti sono stati riprodotti. La Moissanite, dal nome di chi ha inventato questa tecnica, assai diffusa negli Stati Uniti, risponde ad un processo di sublimazione, ha spiegato Colonna, in cui c'è il 70% di silice ed il 30% di carbone, fusi a 2.500°. L'esito è un simil-diamante in voga oltreoceano e che oggi inizia a conquistare i mercati europei.

Tanti gli spunti di riflessione in una serata densa di informazioni a cui ha preso parte un pubblico attento e divertito. Al professor Vincenzo Colonna il merito di aver diffuso sapere con il suo consueto garbo e la sua estrema chiarezza, mentre al Circolo Unione di Giovinazzo il plauso per una presentazione di livello che speriamo possa essere il viatico per una serie di serate dal medesimo tenore.