Il Coronavirus visto da un giovinazzese di Svezia. «Vi ammiro, state facendo sacrifici enormi»

Eric Forsmark da Uppsala, il folkvett, la paura del contagio e la speranza: «Restare a casa è la giusta strategia. Newton durante la peste del 1666 ha messo a punto la teoria della legge di gravità»

venerdì 3 aprile 2020
A cura di Nicola Palmiotto
Folkvett. È questa la parola d'ordine in Svezia ai tempi dell'epidemia. Significa educazione ma anche «Senso comune di rispetto, quello per cui quando sei per strada non butti le cartacce per terra». Dall'altro lato dello schermo del computer, l'attrezzo che ai tempi del Coronavirus è diventato più che mai il surrogato della socialità, c'è Eric Forsmark, 64enne architetto, svedese di origine ma giovinazzese di adozione (nella nostra città ha vissuto per più una decade subito dopo il 2000 e qui sono nati due suoi figli).


IN SVEZIA FANNO COSÌ

«Sull'epidemia il governo svedese ha dato delle raccomandazioni alla gente, appellandosi al loro senso comune di rispetto, il folkvett appunto: lavare le mani bene e più volte al giorno, non andare a visitare gli anziani, lavorare da casa se è possibile e al minimo sintomo non uscire ed evitare gli assembramenti - spiega Forsmark -. Io e la mia famiglia siamo a casa da tre settimane, ma non è così per tutti gli svedesi: per esempio gli asili, le scuole elementari e medie sono ancora aperte. Nonostante non viene espresso apertamente, la strategia scelta sembra quella della mitigazione dell'epidemia, cioè puntare ad ottenere un'immunità di massa, basandosi sul senso comune di rispetto delle regole. Io personalmente non ne sono convinto e credo che tutto possa accadere e che quello che sta succedendo in Italia o in Spagna possa verificarsi anche qui».


QUESTIONE DI LESSICO

La differenza culturale tra due Paesi si misura anche con le scelte lessicali: al senso comune svedese noi in Italia rispondiamo con (l'ormai famigerato) decreto (del presidente del consiglio dei ministri): «In Italia si tende ad essere più individualisti, ciò che non percepisci come tuo diventa automaticamente un problema degli altri. In Svezia l'approccio è diverso, anche se le riteniamo sbagliate seguiamo lo stesso le raccomandazioni che ci danno». Vero è che la situazione svedese per fortuna non è esattamente la stessa italiana, e che a favore del Paese scandinavo gioca il minor numero di popolazione (10 milioni contro i 60 dell'Italia) e la densità abitativa (20 abitanti per km quadro in Svezia contro i 206 in Italia). «Sì - continua Forsmark - ma io ho visto le immagini delle file di camion con la bare, quelle dei dottori disperati. So che può arrivare anche qui. Perciò ammiro e ho grande rispetto per quello che gli italiani e i giovinazzesi stanno facendo. Cercare il più possibile di restare in casa è la scelta giusta. Da noi l'altro giorno ha nevicato ma a Giovinazzo c'è spesso il sole e lo so quanto è difficile stare a casa invece di andare a passeggiare in piazza oppure sedersi a godersi il primo caldo primaverile davanti al tavolino di un bar».

NEWTON E LA PESTE

Eppure anche in questa grande difficoltà bisogna sforzarsi di pensare positivo. «Sto vedendo tante iniziative nuove, per esempio penso al mio amico Lorenzo Scaraggi che si è inventato una tv via web, questa è una cosa positiva. Del resto anche Newton, costretto alla quarantena durante la peste del 1666, perfezionò alcune teorie che sarebbero poi confluite nella legge di gravità. In ogni circostanza può venir fuori qualcosa di buono». Anche nelle relazioni tra gli uomini: «Ho visto la gente ai balconi in Italia. Io credo che davanti ad ogni disastro le scelte che la gente può fare sono due: pensare egoisticamente solo a se stessi oppure scegliere di aiutare gli altri, di cooperare. Quando sono in pericolo e sotto stress le persone possono sorprendere». Una verità valida sia in Italia che in Svezia.