«Il colpo di reni è ancora possibile»
Giuseppe Marcotrigiano sul Corteo: «Le difficoltà sono ineluttabili, ma basta solo riaccendere le passioni sopite»
lunedì 4 luglio 2016
17.41
«Alla luce degli avvenimenti degli ultimi giorni, senza nessuna vena polemica ma semplicemente per completezza di informazione, mi corre l'obbligo di intervenire pubblicamente per chiarire alcuni aspetti relativi alla diatriba inerente la realizzazione della 50^ edizione del Corteo Storico che mi vede coinvolto, seppur marginalmente ed in maniera indiretta. Scrivo facendo molta fatica, perché non mi affascina la popolarità, ma i miei convincimenti sulla coerenza e sull'onestà intellettuale mi inducono a farlo».
Così scrive Giuseppe Marcotrigiano, vice presidente dimissionario della Pro Loco, dopo la conferenza stampa indetta dal presidente Carolina Serrone e la lunga missiva indirizzata alla stessa a firma di Francesco Pugliese, a capo dell'Organizzazione Maria SS. di Corsignano. Un ping pong di promesse fatte e non mantenute, di impegni finanziari assunti ma non corrisposti, di disponibilità collaborativa offerta e non accolta.
Una sorta di botta e risposta, arricchita adesso dalla missiva di Marcotrigiano: «In data 25 giugno 2016, dunque dopo circa due mesi appena dalla nomina e prima che si scatenasse lo sconquasso mediatico legato alle vicende inerenti la realizzazione del Corteo Storico, ho rassegnato le mie dimissioni sia da vice presidente che da socio della Proloco.
Alla luce degli ultimi avvenimenti ho potuto leggere sui social network alcuni commenti sull'operato del consiglio direttivo della Proloco. Credo sia doveroso, da parte mia, dover fornire ogni possibile notizia in mio possesso per consentire a chiunque di farsi un'opinione compiuta sui fatti che mi hanno visto coinvolto ed allo stesso tempo contribuire a fugare ogni possibile fraintendimento.
Nell'aprile di quest'anno, sulla stampa locale online, sono stato citato poiché eletto vice Presidente della Proloco e perché, in quella veste, ho espresso delle dichiarazioni circa la realizzazione della 50^ edizione del Corteo Storico che di seguito ripropongo testualmente: "Vogliamo che sia una edizione memorabile ma che resti aderente alla tradizione. Quindi ben vengano collaborazioni con altre associazioni ma nessuno stravolgimento dal punto di vista coreografico; è impensabile paragonare il corteo storico di Giovinazzo a quello di Bari, sono due cose diverse. Vanno benissimo le nuove idee purché siano confacenti alla storia del corteo".
Aggiungo che dette affermazioni sono state esternate alla presenza della presidente dell'associazione che aggiunse: "Ci piacerebbe inserire nuovi abiti e magari coinvolgere le associazioni delle altre città che organizzano iniziative simili, ma c'è sempre da fare i conti con i contributi, che negli ultimi anni si sono assottigliati". In quel momento pensavo ad un'edizione memorabile. E ne sono persuaso ancora oggi, seppur dimissionario.
Il Corteo Storico è da pensare come un evento da celebrare, ad ogni costo, alla luce di quello che rappresenta per la nostra comunità, aldilà della sfilata dei costumi d'epoca. Appunto per questo mi sono proposto, e il Consiglio Direttivo mi ha autorizzato in tal senso, per iniziare a muovere i primi passi finalizzati a comprendere se vi fossero disponibilità esterne a quelle della Proloco, che naturalmente davo per scontate.
Sin da subito ho notato uno strano clima refrattario intorno all'associazione. Non mi veniva negata la collaborazione ma la stessa era rilasciata non senza qualche riserva. Sulle prime non ne comprendevo il motivo. Non eravamo forse interlocutori affidabili?
Eppure, la Proloco, di iniziative turistico-culturali di rilievo, nel tempo, ne ha realizzate tante oltre al Corteo Storico. Inoltre, per quanto mi è dato conoscere, la Proloco è un'associazione che, per statuto, ma anche per storia vissuta, è stata da sempre un emblema dell'opera volontaria con iniziative a sostegno del bene comune. Non devo insegnare nulla a nessuno ma voglio ricordare a me stesso quello che è il significato dell'attività di "volontariato".
Il volontariato nasce dalla spontanea volontà delle persone di risolvere problemi con attività che non rispondono alle logiche del profitto e antepongono il benessere collettivo a qualsiasi altro tipo di condizione. Il volontariato tende a rilanciare l'interesse generale direttamente percepito dai singoli membri della collettività, ed in ogni caso rinunziando a godere di possibili vantaggi individuali.
Dunque, a mio avviso, il volontario è la persona che, si rende disponibile alle altre persone o ad una comunità, in modo spontaneo, con servizio gratuito e disinteressato, dedicando tempo, professionalità e passione. Tutto ciò si può tranquillamente e apoditticamente vedere applicato ad una Proloco ed ai suoi soci. Dunque non poteva essere l'affidabilità il motivo che ricercavo.
Frequentando la sede ultimamene ho notato che purtroppo l'associazione si trascina faticosamente, schiacciata com'è da mille problematiche di diversa natura e dimensione, ed all'esterno tutto ciò è percepito. Durante le riunioni, ogni volta che si affrontano scambi di vedute non c'era un clima di serenità!
Non percepivo la voglia di traguardare in maniera lungimirante, la voglia di buttare il cuore oltre l'ostacolo, la voglia di confronto costruttivo, e soprattutto non percepivo lo spirito di sacrificio che, nel tempo, ha portato l'associazione a superare tutti gli ostacoli.
Non era la Proloco che conoscevo e che ho frequentato per più di due decenni prima di adesso. Si badi bene; non mi riferisco a colpe di taluni o merito di altri. Non voglio giudicare nessuno né rispetto al suo operato e nemmeno rispetto alla sua morale. Non è nel mio stile. Queste mie parole vogliono essere solo il racconto di sensazioni che ho vissuto.
La Proloco, prima di questa esperienza, ha rappresentato una significativa parte della mia esistenza, perché mi ha accompagnato dall'età giovanile a quella adulta. È stata anche personale pietra miliare incastonata sulla strada del mio arricchimento culturale. Nonostante quelle sensazioni ho strenuamente provato, talvolta da solo, a volte con la partecipazione di qualche altro socio, contro corrente (ma fiducioso), a creare un clima più disteso al fine di concentrarsi sul "fare".
Presupposto minimo, secondo me, per far crescere l'associazione. Il metodo valido per tutti, a mio modesto avviso, sarebbe dare vita ad una rete sistematica con la quale sia possibile un'interazione con le altre realtà sociali. Da soli ormai non si ha futuro. Insieme si può fare molto.
Queste sono state le motivazioni per le quali, non volendo considerare alcun pregresso, con il solo fine di dare inizio alla fase preparatoria del Corteo Storico 2016, con caparbietà, nonostante le titubanze registrate all'esterno e le irrequietezze all'interno dell'associazione, ho contribuito, a riallacciare i rapporti dove si erano slacciati negli scorsi anni, soprattutto con l'Amministrazione Comunale e con l'Organizzazione Festeggiamenti in onore di Maria SS. di Corsignano.
Per fortuna, grazie al buon senso da tutti comunque dimostrato, sono riuscito a portare a un tavolo di concertazione per la realizzazione del Corteo Storico: l'Amministrazione Comunale, l'Organizzazione Festeggiamenti in onore Maria SS. di Corsignano e la Proloco.
In quell'occasione ho appreso, con grande soddisfazione devo dire, della disponibilità del Sindaco e del Presidente dell'Organizzazione Festeggiamenti Maria SS. di Corsignano a contribuire alla buona riuscita dell'evento sia con interventi economici che con collaborazioni logistico-strumentali di vario tipo, nella misura in cui sono stati resi pubblici dagli stessi.
In successione logica, pur se i tempi erano ristretti, mi aspettavo che il Direttivo della Proloco deliberasse l'avvio della macchina organizzatrice invece (ahimè!) nella susseguente riunione del medesimo sono stato l'unico a votare a favore e tutti gli altri consiglieri hanno votato contro la realizzazione della 50^ edizione del Corteo Storico.
Le motivazioni che hanno contribuito a questa decisione sono state rese pubbliche dalla presidente. Conseguenza inevitabile sono state le mie dimissioni nei termini sopra descritti. Questi sono i fatti. Non mi permetto di commentare nulla. Credo di aver esercitato solo il diritto di raccontare come ho vissuto la mia esperienza, bimestrale, di vice presidente con l'ardire di renderla pubblica solo per un senso di responsabilità verso i cittadini di Giovinazzo in ragione della carica che rivestivo nella Proloco.
Sono tremendamente deluso ed amareggiato, anche con me stesso, per non aver saputo coinvolgere nella mia visione la rimanente parte del consiglio direttivo.
Vorrei però che mi fosse concesso di dare un suggerimento a bassa voce. Le difficoltà sono ineluttabili e sono sia di natura economica che di natura logistico-organizzativa, ma scavando nell'anima di ciascun giovinazzese, mettendo in sinergia ogni possibile ed utile intelligenza, le complessità possono essere superate se ci si muove per tempo e con saggezza. Basta solo riaccendere le passioni sopite. Il colpo di reni per arrivare al traguardo è ancora possibile.
Nello specifico non è pensabile che questa città, nel giorno di festa più bello, più glorioso, più sentimentalmente sentito anche da chi non vive più in mezzo a noi ed è costretto, per vari motivi, a soggiornare altrove, non abbia la possibilità di sfoggiare uno dei suoi più preziosi gioielli di famiglia. Soprattutto nel ricordo e rispetto di chi l'ha ideato e di chi ha contributo alla sua evoluzione nel tempo.
È incredibile dover accettare l'idea che in altre comunità si crei dove non v'è nulla e nella nostra, pur avendo già un tesoro, non solo non lo rendiamo più splendente ma addirittura lo nascondiamo ai nostri stessi occhi.
Invito, sommessamente, chi ha la responsabilità delle decisioni, a cercarsi e a parlarsi per trovare una soluzione il più possibile condivisibile da tutte le parti in gioco. Non per la gloria dei vincitori e la vergogna di chi è vinto, semmai ve ne fossero, ma per amore di questa città, che rispetto profondamente, e che non merita questa ulteriore sofferenza.
Non provarci nemmeno sarebbe una sconfitta per tutti. Solo con questi intendimenti, se fossi ritenuto utile da chiunque, la mia disponibilità rimane un punto fermo».
Così scrive Giuseppe Marcotrigiano, vice presidente dimissionario della Pro Loco, dopo la conferenza stampa indetta dal presidente Carolina Serrone e la lunga missiva indirizzata alla stessa a firma di Francesco Pugliese, a capo dell'Organizzazione Maria SS. di Corsignano. Un ping pong di promesse fatte e non mantenute, di impegni finanziari assunti ma non corrisposti, di disponibilità collaborativa offerta e non accolta.
Una sorta di botta e risposta, arricchita adesso dalla missiva di Marcotrigiano: «In data 25 giugno 2016, dunque dopo circa due mesi appena dalla nomina e prima che si scatenasse lo sconquasso mediatico legato alle vicende inerenti la realizzazione del Corteo Storico, ho rassegnato le mie dimissioni sia da vice presidente che da socio della Proloco.
Alla luce degli ultimi avvenimenti ho potuto leggere sui social network alcuni commenti sull'operato del consiglio direttivo della Proloco. Credo sia doveroso, da parte mia, dover fornire ogni possibile notizia in mio possesso per consentire a chiunque di farsi un'opinione compiuta sui fatti che mi hanno visto coinvolto ed allo stesso tempo contribuire a fugare ogni possibile fraintendimento.
Nell'aprile di quest'anno, sulla stampa locale online, sono stato citato poiché eletto vice Presidente della Proloco e perché, in quella veste, ho espresso delle dichiarazioni circa la realizzazione della 50^ edizione del Corteo Storico che di seguito ripropongo testualmente: "Vogliamo che sia una edizione memorabile ma che resti aderente alla tradizione. Quindi ben vengano collaborazioni con altre associazioni ma nessuno stravolgimento dal punto di vista coreografico; è impensabile paragonare il corteo storico di Giovinazzo a quello di Bari, sono due cose diverse. Vanno benissimo le nuove idee purché siano confacenti alla storia del corteo".
Aggiungo che dette affermazioni sono state esternate alla presenza della presidente dell'associazione che aggiunse: "Ci piacerebbe inserire nuovi abiti e magari coinvolgere le associazioni delle altre città che organizzano iniziative simili, ma c'è sempre da fare i conti con i contributi, che negli ultimi anni si sono assottigliati". In quel momento pensavo ad un'edizione memorabile. E ne sono persuaso ancora oggi, seppur dimissionario.
Il Corteo Storico è da pensare come un evento da celebrare, ad ogni costo, alla luce di quello che rappresenta per la nostra comunità, aldilà della sfilata dei costumi d'epoca. Appunto per questo mi sono proposto, e il Consiglio Direttivo mi ha autorizzato in tal senso, per iniziare a muovere i primi passi finalizzati a comprendere se vi fossero disponibilità esterne a quelle della Proloco, che naturalmente davo per scontate.
Sin da subito ho notato uno strano clima refrattario intorno all'associazione. Non mi veniva negata la collaborazione ma la stessa era rilasciata non senza qualche riserva. Sulle prime non ne comprendevo il motivo. Non eravamo forse interlocutori affidabili?
Eppure, la Proloco, di iniziative turistico-culturali di rilievo, nel tempo, ne ha realizzate tante oltre al Corteo Storico. Inoltre, per quanto mi è dato conoscere, la Proloco è un'associazione che, per statuto, ma anche per storia vissuta, è stata da sempre un emblema dell'opera volontaria con iniziative a sostegno del bene comune. Non devo insegnare nulla a nessuno ma voglio ricordare a me stesso quello che è il significato dell'attività di "volontariato".
Il volontariato nasce dalla spontanea volontà delle persone di risolvere problemi con attività che non rispondono alle logiche del profitto e antepongono il benessere collettivo a qualsiasi altro tipo di condizione. Il volontariato tende a rilanciare l'interesse generale direttamente percepito dai singoli membri della collettività, ed in ogni caso rinunziando a godere di possibili vantaggi individuali.
Dunque, a mio avviso, il volontario è la persona che, si rende disponibile alle altre persone o ad una comunità, in modo spontaneo, con servizio gratuito e disinteressato, dedicando tempo, professionalità e passione. Tutto ciò si può tranquillamente e apoditticamente vedere applicato ad una Proloco ed ai suoi soci. Dunque non poteva essere l'affidabilità il motivo che ricercavo.
Frequentando la sede ultimamene ho notato che purtroppo l'associazione si trascina faticosamente, schiacciata com'è da mille problematiche di diversa natura e dimensione, ed all'esterno tutto ciò è percepito. Durante le riunioni, ogni volta che si affrontano scambi di vedute non c'era un clima di serenità!
Non percepivo la voglia di traguardare in maniera lungimirante, la voglia di buttare il cuore oltre l'ostacolo, la voglia di confronto costruttivo, e soprattutto non percepivo lo spirito di sacrificio che, nel tempo, ha portato l'associazione a superare tutti gli ostacoli.
Non era la Proloco che conoscevo e che ho frequentato per più di due decenni prima di adesso. Si badi bene; non mi riferisco a colpe di taluni o merito di altri. Non voglio giudicare nessuno né rispetto al suo operato e nemmeno rispetto alla sua morale. Non è nel mio stile. Queste mie parole vogliono essere solo il racconto di sensazioni che ho vissuto.
La Proloco, prima di questa esperienza, ha rappresentato una significativa parte della mia esistenza, perché mi ha accompagnato dall'età giovanile a quella adulta. È stata anche personale pietra miliare incastonata sulla strada del mio arricchimento culturale. Nonostante quelle sensazioni ho strenuamente provato, talvolta da solo, a volte con la partecipazione di qualche altro socio, contro corrente (ma fiducioso), a creare un clima più disteso al fine di concentrarsi sul "fare".
Presupposto minimo, secondo me, per far crescere l'associazione. Il metodo valido per tutti, a mio modesto avviso, sarebbe dare vita ad una rete sistematica con la quale sia possibile un'interazione con le altre realtà sociali. Da soli ormai non si ha futuro. Insieme si può fare molto.
Queste sono state le motivazioni per le quali, non volendo considerare alcun pregresso, con il solo fine di dare inizio alla fase preparatoria del Corteo Storico 2016, con caparbietà, nonostante le titubanze registrate all'esterno e le irrequietezze all'interno dell'associazione, ho contribuito, a riallacciare i rapporti dove si erano slacciati negli scorsi anni, soprattutto con l'Amministrazione Comunale e con l'Organizzazione Festeggiamenti in onore di Maria SS. di Corsignano.
Per fortuna, grazie al buon senso da tutti comunque dimostrato, sono riuscito a portare a un tavolo di concertazione per la realizzazione del Corteo Storico: l'Amministrazione Comunale, l'Organizzazione Festeggiamenti in onore Maria SS. di Corsignano e la Proloco.
In quell'occasione ho appreso, con grande soddisfazione devo dire, della disponibilità del Sindaco e del Presidente dell'Organizzazione Festeggiamenti Maria SS. di Corsignano a contribuire alla buona riuscita dell'evento sia con interventi economici che con collaborazioni logistico-strumentali di vario tipo, nella misura in cui sono stati resi pubblici dagli stessi.
In successione logica, pur se i tempi erano ristretti, mi aspettavo che il Direttivo della Proloco deliberasse l'avvio della macchina organizzatrice invece (ahimè!) nella susseguente riunione del medesimo sono stato l'unico a votare a favore e tutti gli altri consiglieri hanno votato contro la realizzazione della 50^ edizione del Corteo Storico.
Le motivazioni che hanno contribuito a questa decisione sono state rese pubbliche dalla presidente. Conseguenza inevitabile sono state le mie dimissioni nei termini sopra descritti. Questi sono i fatti. Non mi permetto di commentare nulla. Credo di aver esercitato solo il diritto di raccontare come ho vissuto la mia esperienza, bimestrale, di vice presidente con l'ardire di renderla pubblica solo per un senso di responsabilità verso i cittadini di Giovinazzo in ragione della carica che rivestivo nella Proloco.
Sono tremendamente deluso ed amareggiato, anche con me stesso, per non aver saputo coinvolgere nella mia visione la rimanente parte del consiglio direttivo.
Vorrei però che mi fosse concesso di dare un suggerimento a bassa voce. Le difficoltà sono ineluttabili e sono sia di natura economica che di natura logistico-organizzativa, ma scavando nell'anima di ciascun giovinazzese, mettendo in sinergia ogni possibile ed utile intelligenza, le complessità possono essere superate se ci si muove per tempo e con saggezza. Basta solo riaccendere le passioni sopite. Il colpo di reni per arrivare al traguardo è ancora possibile.
Nello specifico non è pensabile che questa città, nel giorno di festa più bello, più glorioso, più sentimentalmente sentito anche da chi non vive più in mezzo a noi ed è costretto, per vari motivi, a soggiornare altrove, non abbia la possibilità di sfoggiare uno dei suoi più preziosi gioielli di famiglia. Soprattutto nel ricordo e rispetto di chi l'ha ideato e di chi ha contributo alla sua evoluzione nel tempo.
È incredibile dover accettare l'idea che in altre comunità si crei dove non v'è nulla e nella nostra, pur avendo già un tesoro, non solo non lo rendiamo più splendente ma addirittura lo nascondiamo ai nostri stessi occhi.
Invito, sommessamente, chi ha la responsabilità delle decisioni, a cercarsi e a parlarsi per trovare una soluzione il più possibile condivisibile da tutte le parti in gioco. Non per la gloria dei vincitori e la vergogna di chi è vinto, semmai ve ne fossero, ma per amore di questa città, che rispetto profondamente, e che non merita questa ulteriore sofferenza.
Non provarci nemmeno sarebbe una sconfitta per tutti. Solo con questi intendimenti, se fossi ritenuto utile da chiunque, la mia disponibilità rimane un punto fermo».