Iannone a tutto campo sulla discarica
Il Consigliere forzista: «Sul VI lotto silenzio degli ambientalisti ad orologeria»
martedì 21 febbraio 2017
7.39
La Discarica di San Pietro Pago come argomento su cui battersi. Ruggero Iannone, Consigliere comunale di Forza Italia, torna a toccare uno dei temi più caldi degli ultimi anni a Giovinazzo, oggetto anche del confronto tra Tommaso Depalma e Danele de Gennaro, tenutosi quasi involontariamente sabato scorso in Sala San Felice.
Per lui «tante verità su quel sito sono state taciute, mentre altre sono state manipolate ad arte da chi ha uno scopo politico preciso. Ad esempio sul VI lotto, ampliato con una delibera del Consiglio Comunale nel 2009, quando Antonello Natalicchio ed il PD governavano Giovinazzo. Eppure - ironizza - allora solo io e pochi altri ci opponemmo a quello che non era solo un ampliamento. Non c'erano Osservatorii e Comitati a dare battaglia, sintomo che da noi c'è un ambientalismo ad orologeria, figlio di logiche prettamente politiche».
Quella decisione, è bene ricordarlo, fu presa dall'Amministrazione comunale di centro-sinistra perché si sosteneva l'importanza strategica dell'impianto di biostabilizzazione che sarebbe sorto, propedeutico al perfetto funzionamento della macchina dello smaltimento. Non ne esistevano in Puglia e si sentì l'esigenza di assecondare una precisa indicazione dell'Ente regionale, guidato all'epoca da Nichi Vendola, affinché entrasse in funzione un'opera di grande importanza per il territorio. Ma così non è stato, almeno per ora.
«In verità - ci ha spiegato lo stesso Iannone - sin da metà anni '90, quando vi era una Giunta di centro-destra alla Provincia, io mi opposi a quell'ampliamento con il VI lotto, riuscendo ad ottenere una sospensiva del TAR della Puglia che, di fatto, stoppò la sua realizzazione. Quella del 2009 - secondo l'esponente azzurro - resta invece un'operazione di facciata, visto che l'impianto di biostabilzzazione non è mai stato realizzato, ma al contempo si portarono a Giovinazzo altri 500.00 metri cubi di immondizia in più».
Per questi e tanti altri motivi, Iannone si reputa una persona che ha a cuore le sorti della sua città da un punto di vista ambientale, perché ritiene di essersi battuto fino in fondo, cercando di non far prevalere gli steccati ideologici che talvolta la politica sa ergere. «Quando Nichi Vendola, con le sue politiche scellerate fece cambiare direzione alla nostra regione - ha sottolineato Iannone -, azzerando quelle di Raffaele Fitto, si fece di fatto un regalo ai privati. Niente termovalorizzatori, discariche pubbliche che presto si esaurirono e Comuni costretti a smaltire in siti privati con costi che da 53 euro a tonnellata toccano oggi i 125 euro. Di emergenza in emergenza - ha ribadito - si fornì cibo ai privati su un piatto d'argento, alla faccia delle politiche di trasparenza ed a favore dei cittadini. Anche in quel caso - è la nuova stoccata - nessuno alzò la voce.
Il porta a porta - ha poi evidenziato - è partito sette anni dopo solo grazie alla nuova legge e ad una gara d'ambito. Se fosse stato per Vendola...».
Se lo si tocca sulla sua discesa in campo contro Depalma, all'epoca dell'ordinanza che intendeva accettare la risagomatura dei primi tre lotti di San Pietro Pago, Iannone non ha dubbi: «Lo rifarei perché si era nel giusto, anche se qualcuno, tra quelli stessi che tacevano quando Natalicchio autorizzava l'ampliamento con il VI lotto, ci ha poi marciato su. Fui io ad ottenere nel 2014 - sottolinea orgoglioso - un Consiglio comunale monotematico sul tema, che poi portò alle manifestazioni di piazza (anche quelle strumentalizzate da più d'uno) ed all'altra pubblica assise all'Auditorium "don Tonino Bello", con conseguente pronuncia Arpa e ritiro della stessa ordinanza sindacale.
I miei rapporti con Depalma - ha voluto mettere in chiaro - sono poi tornati buoni perché lui è uomo che sa accettare consigli e proposte, mentre non posso dimenticare quanto il Governatore Nichi Vendola spingesse affinché vi fosse quella risagomatura».
Infine una doppia chiosa, sul codice etico proposto dall'Osservatorio per la Legalità e per il Bene Comune e sul contratto con la Daneco che ha di fatto nuociuto e non poco alle casse comunali negli anni passati. «Io mi stupisco - ha evidenziato Iannone - della richiesta di Codici Etici presunti da firmare, perché nessuno in passato, quando a governare Giovinazzo vi era una maggioranza ideologicamente vicina agli attuali proponenti, si era sognato di andare a verificare quanto stava accadendo con Daneco. A quella azienda, che già aveva cambiato nome almeno un paio di volte, fu assegnato su affidamento e senza passare dal Consiglio comunale un doppio servizio: spazzamento e pulizia delle strade e smaltimento rifiuti.
Il che significava - ha spiegato il Consigliere di Forza Italia - che non vi era alcun interesse ad implementare la differenziata, poiché lo stesso gestore della pulizia voleva beneficiare dei soldi per lo smaltimento. Un'assurdità in termini che comprenderebbe anche un non addetto ai lavori, ma che è costata tantissimo a Giovinazzo.
Eppure allora, sia tra i Consiglieri comunali dell'epoca che tra cittadini ed associazionismo locale, nessuno alzò il ditino in segno di protesta. Andava tutto bene - ha chiosato ironizzando - perché al governo locale c'erano i partiti del colore giusto e non vi era nessuna voglia di costituire comitati di alcun tipo. Quando si dice "due pesi e due misure"».
Per lui «tante verità su quel sito sono state taciute, mentre altre sono state manipolate ad arte da chi ha uno scopo politico preciso. Ad esempio sul VI lotto, ampliato con una delibera del Consiglio Comunale nel 2009, quando Antonello Natalicchio ed il PD governavano Giovinazzo. Eppure - ironizza - allora solo io e pochi altri ci opponemmo a quello che non era solo un ampliamento. Non c'erano Osservatorii e Comitati a dare battaglia, sintomo che da noi c'è un ambientalismo ad orologeria, figlio di logiche prettamente politiche».
Quella decisione, è bene ricordarlo, fu presa dall'Amministrazione comunale di centro-sinistra perché si sosteneva l'importanza strategica dell'impianto di biostabilizzazione che sarebbe sorto, propedeutico al perfetto funzionamento della macchina dello smaltimento. Non ne esistevano in Puglia e si sentì l'esigenza di assecondare una precisa indicazione dell'Ente regionale, guidato all'epoca da Nichi Vendola, affinché entrasse in funzione un'opera di grande importanza per il territorio. Ma così non è stato, almeno per ora.
«In verità - ci ha spiegato lo stesso Iannone - sin da metà anni '90, quando vi era una Giunta di centro-destra alla Provincia, io mi opposi a quell'ampliamento con il VI lotto, riuscendo ad ottenere una sospensiva del TAR della Puglia che, di fatto, stoppò la sua realizzazione. Quella del 2009 - secondo l'esponente azzurro - resta invece un'operazione di facciata, visto che l'impianto di biostabilzzazione non è mai stato realizzato, ma al contempo si portarono a Giovinazzo altri 500.00 metri cubi di immondizia in più».
Per questi e tanti altri motivi, Iannone si reputa una persona che ha a cuore le sorti della sua città da un punto di vista ambientale, perché ritiene di essersi battuto fino in fondo, cercando di non far prevalere gli steccati ideologici che talvolta la politica sa ergere. «Quando Nichi Vendola, con le sue politiche scellerate fece cambiare direzione alla nostra regione - ha sottolineato Iannone -, azzerando quelle di Raffaele Fitto, si fece di fatto un regalo ai privati. Niente termovalorizzatori, discariche pubbliche che presto si esaurirono e Comuni costretti a smaltire in siti privati con costi che da 53 euro a tonnellata toccano oggi i 125 euro. Di emergenza in emergenza - ha ribadito - si fornì cibo ai privati su un piatto d'argento, alla faccia delle politiche di trasparenza ed a favore dei cittadini. Anche in quel caso - è la nuova stoccata - nessuno alzò la voce.
Il porta a porta - ha poi evidenziato - è partito sette anni dopo solo grazie alla nuova legge e ad una gara d'ambito. Se fosse stato per Vendola...».
Se lo si tocca sulla sua discesa in campo contro Depalma, all'epoca dell'ordinanza che intendeva accettare la risagomatura dei primi tre lotti di San Pietro Pago, Iannone non ha dubbi: «Lo rifarei perché si era nel giusto, anche se qualcuno, tra quelli stessi che tacevano quando Natalicchio autorizzava l'ampliamento con il VI lotto, ci ha poi marciato su. Fui io ad ottenere nel 2014 - sottolinea orgoglioso - un Consiglio comunale monotematico sul tema, che poi portò alle manifestazioni di piazza (anche quelle strumentalizzate da più d'uno) ed all'altra pubblica assise all'Auditorium "don Tonino Bello", con conseguente pronuncia Arpa e ritiro della stessa ordinanza sindacale.
I miei rapporti con Depalma - ha voluto mettere in chiaro - sono poi tornati buoni perché lui è uomo che sa accettare consigli e proposte, mentre non posso dimenticare quanto il Governatore Nichi Vendola spingesse affinché vi fosse quella risagomatura».
Infine una doppia chiosa, sul codice etico proposto dall'Osservatorio per la Legalità e per il Bene Comune e sul contratto con la Daneco che ha di fatto nuociuto e non poco alle casse comunali negli anni passati. «Io mi stupisco - ha evidenziato Iannone - della richiesta di Codici Etici presunti da firmare, perché nessuno in passato, quando a governare Giovinazzo vi era una maggioranza ideologicamente vicina agli attuali proponenti, si era sognato di andare a verificare quanto stava accadendo con Daneco. A quella azienda, che già aveva cambiato nome almeno un paio di volte, fu assegnato su affidamento e senza passare dal Consiglio comunale un doppio servizio: spazzamento e pulizia delle strade e smaltimento rifiuti.
Il che significava - ha spiegato il Consigliere di Forza Italia - che non vi era alcun interesse ad implementare la differenziata, poiché lo stesso gestore della pulizia voleva beneficiare dei soldi per lo smaltimento. Un'assurdità in termini che comprenderebbe anche un non addetto ai lavori, ma che è costata tantissimo a Giovinazzo.
Eppure allora, sia tra i Consiglieri comunali dell'epoca che tra cittadini ed associazionismo locale, nessuno alzò il ditino in segno di protesta. Andava tutto bene - ha chiosato ironizzando - perché al governo locale c'erano i partiti del colore giusto e non vi era nessuna voglia di costituire comitati di alcun tipo. Quando si dice "due pesi e due misure"».