I quadri caravaggeschi prendono vita con i "Teatri 35"

Sorpresa sul sagrato di San Domenico: la storia dell'arte si è fatta carne

domenica 23 agosto 2015 14.18
A cura di Gianluca Battista
"Tableaux vivants - Per Grazia ricevuta". Li hanno definiti così e mai definizione fu più azzeccata.

Sono i "quadri viventi" proposti dal trio dei "Teatri 35", un nucleo artistico attivo soprattutto (ma non solo) a Napoli da oltre 15 anni e che ama la sperimentazione teatrale, anche con scopi educativi. Li hanno rappresentati lì, dove poco prima vi era stata la preghiera solenne per Maria di Corsignano. Così sul sagrato della chiesa di San Domenico hanno preso vita i quadri di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, il più grande pittore barocco, un faro della storia dell'arte mondiale.

Quei quadri, quelle tele, si sono fatti carne. Ed il miracolo dell'arte scenica che rappresenta ciò che non si muove ha preso forma, mentre in sottofondo si potevano ascoltare capolavori di Wolfgang Amadeus Mozart, Pyotr Ilyich Tchaikovsky, Jean Sibelius e Tomaso Albinoni. Il chiaroscuro celeberrimo del pittore lombardo d'improvviso si è materializzato.

Una folla incuriosita da questo finale a sorpresa, appendice al Corteo Storico, pensato e fortemente voluto da quelle menti geniali che rispondono al nome di Collettivo Polartis, si è avvicinata, comprendendo pian piano che qualcosa di straordinario stava accadendo. La pittura del Caravaggio è stata lì, ieri sera, tangibile, finalmente "toccabile", "respirabile", su quel sagrato che è stato il giusto palcoscenico naturale di una performance tanto alta per qualità ed intensità, quanto gradevole per esecuzione. «Una esperienza mistica e sensoriale», viene giustamente definita nella sua presentazione.

Gaetano Coccia, Francesco O. De Santis ed Antonella Parrella hanno rappresentato il "Cesto di frutta" dipinto nel 1596, l'"Adorazione dei pastori" del 1601, "San Matteo e l'Angelo" dell'anno successivo, la "Crocifissione di San Pietro" del 1600, il "Martirio di Sant'Orsola" del 1610, la "Resurrezione di Lazzaro" datata 1609, la celeberrima "Decollazione del Battista", dipinto nel 1608 e conservato nell'Oratorio di San Giovanni dei Cavalieri, all'interno della Cattedrale di St.John a La Valletta, capitale maltese.

Poi è stata la volta di "Giuditta ed Oloferne" del 1598, della "Crocifissione di Sant'Andrea del 1607, del "San Giovanni Battista" dipinto da Caravaggio nel 1604, della "Maddalena in estasi" del 1601, oggi facente parte di una collezione privata a Roma. Chiusura con "Salomè e la testa del Battista", probabilmente del 1609, "San Francesco in Estasi" del 1595 ed il "Ritratto di Caravaggio" di Ottavio Leoni.

Nella presentazione si legge ancora: «Arrivare alla costruzione del quadro non è il fine; ciò che viene ricercata è una modalità di lavoro in cui il corpo è semplice strumento, un mezzo alla pari di una stoffa o di un cesto. Il singolo attore in scena compie azioni sonore, azioni inserite in una partitura musicale in cui ogni gesto è in funzione di una meccanica, di un ingranaggio in cui ciò che viene eseguito è strettamente necessario»

Uno spettacolo senza precedenti a Giovinazzo, 30 minuti di esaltazione pura, tra forte presenza scenica e storia dell'arte. Una gemma capace di impreziosire la serata dedicata al tradizionale Corteo Storico, sganciandolo da logiche meramente locali. I "Teatri 35" hanno dato una dimensione nazionale a questo evento e la speranza è quella di rivederli presto dalle nostre parti, magari in partnership con il collettivo Polartis.