I lunghi tempi del biostabilizzatore
Antonello Natalicchio prova a ricostruirne la storia
venerdì 16 gennaio 2015
11.34
Tutto ruota intorno al biostabilizzazione ancora da costruire a San Pietro Pago. Un impianto, che a regime, che avrebbe potuto mettere fine a qualsiasi emergenza rifiuti in tutta la Provincia di Bari e non da oggi. Un impianto sempre promesso, ma mai costruito. Una storia che Antonello Natalicchio, sindaco di Giovinazzo per 10 anni, conosce bene e che prova a ricostruire.
«Per cominciare - racconta - gli allora dirigenti della società che si occupa della gestione della discarica, convinsero i vertici a trattare il ciclo dello smaltimento, che i rifiuti dovevano essere trattati come materia da utilizzare in un ciclo industriale di produzione e non come materiali da usare semplicemente per riempire buchi e cave. Da qui nacque l'idea di realizzare un impianto capace di produrre materiali inerti utili al risanamento ambientale. Il biostabilizzatore appunto, da realizzare in tre diversi step. Il lotto di soccorso per primo, e successivamente le due linee di biostabilizzazione, la prima capace di disidratare i rifiuti, l'ultima per produrre il compost grigio, il materiale reso inerte».
Un materiale che per esempio sarebbe servito a colmare le cave alla fine del loro ciclo di estrazione. E quell'impianto così complesso, sarebbe dovuto essere costruito a San Pietro Pago, in risposta alla già ventilata idea di sopraelevare i lotti I, II e III della discarica. «Il cantiere per la costruzione dell'impianto - racconta ancora Natalicchio - fu aperto nel febbraio del 2012. Erano gli ultimi mesi del mio secondo mandato. Ma una serie di avvenimenti tutti legati tra loro, tre fatti in particolare, non hanno consentito la prosecuzione dei lavori. Per prima cosa in quel periodo non fu posta la prima pietra dell'impianto, ma cominciarono le opere propedeutiche alla sua realizzazione con la profilatura del V lotto, il sito che negli accordi doveva essere destinato ad accogliere i residui della lavorazione dei rifiuti. Ma si verificò un primo crollo nella parete che divide i primi tre lotti e il V. Questo costrinse la società a sospendere i lavori. Successivamente è crollata anche la parete di confine con la strada vicinale».
Nel frattempo l'amministrazione alla guida della città è cambiata e nello stesso periodo è cambiata anche la dirigenza locale della società che gestisce la discarica. «È successo anche - continua Natalicchio - che in quel periodo si è verificata una stretta creditizia per cui la "Daneco Impianti", ha incontrato difficoltà a reperire i fondi necessari per la realizzazione del biostabilizzatore. Erano i tempi in cui le banche miravano alla loro ricapitalizzazione e, nonostante quello proposto dalla società sembrava essere un investimento sicuro, non ha ricevuto il credito chiesto, che ricordiamo si aggirava intorno ai 50 milioni di euro». Un secondo fattore tutto finanziario quindi, che ha fermato la costruzione del biostabilizzatore. «Non è finita qui - afferma Natalicchio - le norme sono cambiate. Il compost grigio non è più ritenuto adatto come materiale utilizzabile per il risanamento ambientale. Quindi al momento la seconda linea del biostabilizzatore appare inutile. Inoltre per quest'ultimo fatto i progetti di costruzione dell'impianto sono cambiati. Ma se una società ha vinto un bando di gara che prevedeva precise prescrizioni, può improvvisamente costruire altro? Chi si assumerà l'onere della firma su un progetto diverso da quello bandito? Questo il nodo da sciogliere adesso».
Nel frattempo, a Bari in zona "Amiu", è stato costruito un impianto di biostabilizzazione grazie ai fondi europei che è in attività. «Intanto quello non è un biostabilizzatore - tiene a precisare Natalicchio - ma un essiccatore realizzato in tempi rapidi e con finanziamenti ridotti. Grazie alle alte temperature "asciuga" semplicemente i rifiuti. Non c'è però nessuna carica batterica che "mangia" la sostanza organica. Questo significa che quei rifiuti messi a dimora in una qualsiasi discarica, con una semplice pioggia riprendono vita. Quell'impianto, che è nato su progetto "Amiu" ma che è di proprietà dell'intero Ato, quindi per quota parte anche del Comune di Giovinazzo, ha un senso se alla fine del ciclo ci fosse l'impianto per la produzione di compost grigio come quello che era previsto sorgesse nel nostro territorio. Oggi è completamente inutile, anzi dà solo la sensazione di risolvere i problemi di volume dei rifiuti. In realtà è un problema che si aggiunge ai problemi».
La soluzione? Visto che San Pietro Pago non è più disponibile, la discarica di Trani è stata posta sotto sequestro proprio ieri e quella di Conversano altrettanto, da diverso tempo la soluzione è nella ricerca di nuove discariche. Non a caso il sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio, intervenendo al consiglio comunale monotematico del 9 gennaio scorso, in qualità di vice presidente dell'Ato aveva annunciato un «impegno nella ricerca di nuovi siti da individuare in tempi record».
«Per cominciare - racconta - gli allora dirigenti della società che si occupa della gestione della discarica, convinsero i vertici a trattare il ciclo dello smaltimento, che i rifiuti dovevano essere trattati come materia da utilizzare in un ciclo industriale di produzione e non come materiali da usare semplicemente per riempire buchi e cave. Da qui nacque l'idea di realizzare un impianto capace di produrre materiali inerti utili al risanamento ambientale. Il biostabilizzatore appunto, da realizzare in tre diversi step. Il lotto di soccorso per primo, e successivamente le due linee di biostabilizzazione, la prima capace di disidratare i rifiuti, l'ultima per produrre il compost grigio, il materiale reso inerte».
Un materiale che per esempio sarebbe servito a colmare le cave alla fine del loro ciclo di estrazione. E quell'impianto così complesso, sarebbe dovuto essere costruito a San Pietro Pago, in risposta alla già ventilata idea di sopraelevare i lotti I, II e III della discarica. «Il cantiere per la costruzione dell'impianto - racconta ancora Natalicchio - fu aperto nel febbraio del 2012. Erano gli ultimi mesi del mio secondo mandato. Ma una serie di avvenimenti tutti legati tra loro, tre fatti in particolare, non hanno consentito la prosecuzione dei lavori. Per prima cosa in quel periodo non fu posta la prima pietra dell'impianto, ma cominciarono le opere propedeutiche alla sua realizzazione con la profilatura del V lotto, il sito che negli accordi doveva essere destinato ad accogliere i residui della lavorazione dei rifiuti. Ma si verificò un primo crollo nella parete che divide i primi tre lotti e il V. Questo costrinse la società a sospendere i lavori. Successivamente è crollata anche la parete di confine con la strada vicinale».
Nel frattempo l'amministrazione alla guida della città è cambiata e nello stesso periodo è cambiata anche la dirigenza locale della società che gestisce la discarica. «È successo anche - continua Natalicchio - che in quel periodo si è verificata una stretta creditizia per cui la "Daneco Impianti", ha incontrato difficoltà a reperire i fondi necessari per la realizzazione del biostabilizzatore. Erano i tempi in cui le banche miravano alla loro ricapitalizzazione e, nonostante quello proposto dalla società sembrava essere un investimento sicuro, non ha ricevuto il credito chiesto, che ricordiamo si aggirava intorno ai 50 milioni di euro». Un secondo fattore tutto finanziario quindi, che ha fermato la costruzione del biostabilizzatore. «Non è finita qui - afferma Natalicchio - le norme sono cambiate. Il compost grigio non è più ritenuto adatto come materiale utilizzabile per il risanamento ambientale. Quindi al momento la seconda linea del biostabilizzatore appare inutile. Inoltre per quest'ultimo fatto i progetti di costruzione dell'impianto sono cambiati. Ma se una società ha vinto un bando di gara che prevedeva precise prescrizioni, può improvvisamente costruire altro? Chi si assumerà l'onere della firma su un progetto diverso da quello bandito? Questo il nodo da sciogliere adesso».
Nel frattempo, a Bari in zona "Amiu", è stato costruito un impianto di biostabilizzazione grazie ai fondi europei che è in attività. «Intanto quello non è un biostabilizzatore - tiene a precisare Natalicchio - ma un essiccatore realizzato in tempi rapidi e con finanziamenti ridotti. Grazie alle alte temperature "asciuga" semplicemente i rifiuti. Non c'è però nessuna carica batterica che "mangia" la sostanza organica. Questo significa che quei rifiuti messi a dimora in una qualsiasi discarica, con una semplice pioggia riprendono vita. Quell'impianto, che è nato su progetto "Amiu" ma che è di proprietà dell'intero Ato, quindi per quota parte anche del Comune di Giovinazzo, ha un senso se alla fine del ciclo ci fosse l'impianto per la produzione di compost grigio come quello che era previsto sorgesse nel nostro territorio. Oggi è completamente inutile, anzi dà solo la sensazione di risolvere i problemi di volume dei rifiuti. In realtà è un problema che si aggiunge ai problemi».
La soluzione? Visto che San Pietro Pago non è più disponibile, la discarica di Trani è stata posta sotto sequestro proprio ieri e quella di Conversano altrettanto, da diverso tempo la soluzione è nella ricerca di nuove discariche. Non a caso il sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio, intervenendo al consiglio comunale monotematico del 9 gennaio scorso, in qualità di vice presidente dell'Ato aveva annunciato un «impegno nella ricerca di nuovi siti da individuare in tempi record».