I killer di Gaetano Spera. Esecuzione in 44 secondi

Il film dell’omicidio del 25 marzo scorso, ricomposto dagli investigatori della Compagnia di Molfetta

lunedì 27 luglio 2015 17.55
A cura di Nicola Miccione
Quarantaquattro secondi. Non di più. E otto pallottole. Sparate, secondo gli inquirenti, dalle pistole di due ragazzi imparentati tra loro, il 19enne Vito Arciuli e un 16enne. Un morto, Gaetano Spera, resta a terra.

Il 21enne, dopo aver passato la serata in giro per Giovinazzo con alcuni suoi amici, scende dall'auto e si dirige verso il suo scooter, parcheggiato in vico I corso Principe Amedeo. «Ma lo scooter non parte», ha evidenziato il capitano Vito Ingrosso durante la conferenza stampa.

La telecamera all'esterno di un distributore automatico di cibi e bevande riprende i suoi ultimi istanti di vita. E segna il momento: l'agguato è iniziato. Il filmato è muto.

In corso Principe Amedeo piomba una Fiat 500 di colore rosso guidata dal 32enne Pio Mauro Sparno (con a bordo il 19enne Vito Arciuli, il 23enne Luca Lafronza e il 26enne Ignazio Chimenti). Poco più in là uno scooter condotto dal 16enne.

Arciuli scende dalla Fiat 500 e corre verso Spera, il quale non si accorge di nulla. Il 19enne, con una sequenza serrata, esplode sei colpi di pistola calibro 9. Spera tenta una piccola fuga, svolta a sinistra cercando di raggiungere l'altra uscita del vicolo, ma fa pochissimi metri. Subito dopo l'angolo c'è il 16enne, che lo affronta e gli spara due colpi di un revolver in pieno viso, senza lasciargli scampo.

Nelle immagini, però, non si vedono i due presunti sicari sparare. Quarantaquattro secondi dopo, nell'obiettivo della stessa telecamera, in lontananza, compare la Fiat 500 che riparte. I due killer, legati da vincoli di parentela, si dileguano. Poi scompaiono, direzione Bari.

È il film dell'omicidio di vico I corso Principe Amedeo, ricomposto dagli investigatori della Compagnia di Molfetta guidata dal capitano Vito Ingrosso. Prima e dopo i quarantaquattro secondi degli spari, in quel pezzo di città nei pressi della Villa comunale, si sono dipanati due percorsi: quello della vittima e quello dei due killer, tutti giovanissimi.

La sequenza dei filmati restituisce la scansione del tempo. Gli ultimi secondi di vita di Gaetano Spera, ucciso perché «non voleva assoggettarsi agli Arciuli». I detective del Nucleo Operativo e Radiomobile, diretti dal luogotenente Sergio Tedeschi, hanno ricostruito i percorsi della vittima e dei killer grazie a un lavoro certosino.

Sono partiti dal luogo dell'omicidio. E da quel punto, una sorta di «polo» dell'attività investigativa, hanno acquisito con la collaborazione dei militari della locale Stazione, guidati dal maresciallo aiutante Dino Amato, i filmati di numerose telecamere, dalle più vicine, alle più lontane. Telecamere di attività commerciali, distributori di carburanti, condomini, più quelle comunali.

Un mare enorme di filmati a obiettivo fisso su piazze, aree verdi, strade e pezzi di marciapiede. Immagini da analizzare alla ricerca di tracce e indizi: i passaggi della Fiat 500 rossa e dello scooter utilizzato dai killer.

Così gli inquirenti hanno messo insieme il percorso della fuga, da vico I corso Principe Amedeo al Fortino di Sant'Antonio, a Bari, dove i due killer hanno ormeggiato la loro imbarcazione, prima di scomparire.

Fondamentali per le indagini, ha spiegato Ingrosso, oltre ai classici tabulati ed alle intercettazioni telefoniche, anche una serie di elementi che hanno permesso agli investigatori di risalire ai tre incensurati di Bari.

Uno dei tre, infatti, s'è tradito da solo chiamando con il proprio cellulare, qualche minuto prima dell'esecuzione mortale, il povero Spera.

Da quella telefonata i militari dell'Arma hanno ricostruito i movimenti dell'intero commando di fuoco.