«Giovinazzo in mano ai banditi»

L'allarme di Nisio Palmieri. Tra criminalità e droga, come cambia il volto della città

giovedì 7 maggio 2015 02.02
«Il mercato degli stupefacenti è ricchissimo, non c'è zona di Bari e della provincia che non sia intaccata da questo fenomeno molto pericoloso. Parliamo di un'industria su cui vivono moltissime persone, da quelli che la tagliano a quelli che la vendono. Ultimamente si registra anche un ritorno all'eroina. E ci sono sempre nuove "fabbriche" e mercati che si aprono. Ora per esempio c'è Giovinazzo che è in mano ai banditi, paese che purtroppo non è ancora stato preso in considerazione dalle forze dell'ordine e dalla Direzione Investigativa Antimafia».

A parlare, in una intervista piena di osservazioni e spunti di grande interesse sull'argomento, rilasciata alla giornalista Marianna Colasanto di Barinedita.it, è il navigato Nisio Palmieri, coordinatore del Centro Studi e Documentazione dell'Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza di Bari. Sì, perché lo spaccio al dettaglio di sostanze stupefacenti e i numerosi episodi di criminalità diffusa (in primis i furti in appartamento) hanno strappato a Giovinazzo la serenità di cui aveva goduto fino a una quindicina d'anni fa.

Da «il Luna Park che non chiude mai - così fu definito il centro cittadino dal giornalista di Repubblica, Giuliano Foschini - che offre attrazioni varie: scogli, ombrelloni, cene a lume di candela e balli di gruppo», in una manciata d'anni Giovinazzo si sarebbe trasformata anche in un crocevia per la criminalità che qui ha radicato bande organizzate che gestiscono lo spaccio di stupefacenti. «E le componenti criminali locali - lo scriveva già nella relazione del primo semestre 2009 la Direzione Investigativa Antimafia - tendono progressivamente a riconoscersi e ad intessere relazioni con le fazioni del capoluogo, al fine di elevare la propria caratura criminale con alleanze qualificate».

Ma quali sono i canali di rifornimento? «A Giovinazzo - riferiscono fonti investigative - c'è tanta droga, di vario tipo», soprattutto cocaina. «Per le forniture il principale filone di approvvigionamento dei clan della zona è rappresentato dal gruppo dei Cipriano», articolazione del clan Strisciuglio operante nella vicina Bitonto. Le piazze col pusher fisso resistono da anni (piazza Garibaldi è la sede preferita), ma il mercato è sempre più fluido. E nel tempo si è spostato sullo scambio dinamico: consegne a domicilio, consegne volanti in strada, consegne in luoghi pubblici da parte di giovanissimi senza impiego, soprattutto incensurati, spesso indotti a tale attività dalla prospettiva di un facile guadagno.

La logistica del commercio, anche quello illegale, si è trasformata per rispondere alle richieste della clientela. E per non dare punti di riferimento alle forze dell'ordine. Per l'azione di contrasto c'è una sola gazzella dei Carabinieri della locale Stazione che dovrebbe coprire le zone più a rischio. L'impegno dei militari per combattere questa realtà è in costante aumento, soprattutto dopo l'omicidio del 21enne Gaetano Spera.

Un delitto (il terzo in soli tre anni) «maturato - secondo i detective della Compagnia di Molfetta - nell'ambito della gestione dello spaccio di stupefacenti, forse connesso alla volontà del soggetto di mettersi in evidenza, di assumere una posizione dominante rispetto ai clan della zona» oppure, sempre secondo ipotesi investigative, collegato al controllo di fette di territorio e zone di influenza ben definite come il porto, dove, tra furti, roghi e cattiva gestione, regna l'anarchia.

Insomma, l'azione dell'Arma è in crescita così come è in costante incremento il numero dei militari impegnati su questo fronte. E l'impegno dell'Amministrazione comunale non si è fatto attendere, con il ripristino del funzionamento di buona parte delle telecamere presenti nel centro abitato, utilissime durante le indagini per fatti criminosi.

Ma un raggio di luce non basta a fugare una strana notte calata strisciante da anni su una cittadina che sembra far gola a molti.