Giovinazzo chiede giustizia per Chico Forti
La richiesta era stata protocollata dal giovane esponente di Noi per Giovinazzo, Domenico Goffredo
giovedì 17 marzo 2022
11.05
La storia processuale ed umana di Enrico "Chico" Forti è da anni al centro delle attenzione di tanti attivisti dei diritti civili in Italia.
Per questo anche il Comune di Giovinazzo ha inteso prendere parte ad una battaglia silenziosa e ieri, 16 marzo, da uno dei balconi di Palazzo di Città è stato appeso uno striscione per chiedere "Giustizia per Chico Forti". L'iniziativa era stata presa da un giovane esponente del movimento civico Noi per Giovinazzo, Domenico Goffredo, che nelle scorse settimane aveva protocollato la richiesta di esposizione dalla Casa comunale di un simbolo che ricordasse quanto la comunità locale tenesse a lanciare un messaggio di vicinanza soprattutto ai cari del cittadino italiano detenuto negli Stati Uniti dal 1999.
Giovinazzo aveva fatto altrettanto per Giulio Regeni e Patrick Zaki, il ricercatore ucciso e l'attivista incarcerato in Egitto per due anni, mostrando anche in quelle occasioni il suo vero volto di comunità democratica, che ripudia guerra, violenza e tortura e che lotta per i diritti civili tout court, facendo sentire la sua voce con gesti minimi, ma importanti.
LA VICENDA DI CHICO FORTI IN ESTREMA SINTESI
Forti, trentino classe 1959, è stato un produttore televisivo ed ex velista italiano, condannato nel 2000 per omicidio negli Stati Uniti. Il 15 febbraio 1998 Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza, venne trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami, in Florida.
Dopo una serie incredibile di colpi di scena, le indagini portarono all'arresto, all'imputazione ed alla condanna del cittadino italiano sulla base di un processo ritenuto da più parti fortemente ed esclusivamente indiziario. Dal 1999 è iniziato il suo calvario giudiziario, con una detenzione durissima per un reato che in tanti nel nostro Paese pensano non abbia commesso e su cui lui non ha mai ammesso alcuna responsabilità, dichiarandosi innocente.
Il 23 dicembre 2020 è stato firmato dal Governatore della Florida, Ron De Santis, il trasferimento di Chico in Italia, in base alla Convenzione di Strasburgo del 1983, dopo un lungo lavoro di intermediazione del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e degli uffici della Farnesina. Da allora, però, si attende ancora il suo rientro nel nostro Paese.
Per questo anche il Comune di Giovinazzo ha inteso prendere parte ad una battaglia silenziosa e ieri, 16 marzo, da uno dei balconi di Palazzo di Città è stato appeso uno striscione per chiedere "Giustizia per Chico Forti". L'iniziativa era stata presa da un giovane esponente del movimento civico Noi per Giovinazzo, Domenico Goffredo, che nelle scorse settimane aveva protocollato la richiesta di esposizione dalla Casa comunale di un simbolo che ricordasse quanto la comunità locale tenesse a lanciare un messaggio di vicinanza soprattutto ai cari del cittadino italiano detenuto negli Stati Uniti dal 1999.
Giovinazzo aveva fatto altrettanto per Giulio Regeni e Patrick Zaki, il ricercatore ucciso e l'attivista incarcerato in Egitto per due anni, mostrando anche in quelle occasioni il suo vero volto di comunità democratica, che ripudia guerra, violenza e tortura e che lotta per i diritti civili tout court, facendo sentire la sua voce con gesti minimi, ma importanti.
LA VICENDA DI CHICO FORTI IN ESTREMA SINTESI
Forti, trentino classe 1959, è stato un produttore televisivo ed ex velista italiano, condannato nel 2000 per omicidio negli Stati Uniti. Il 15 febbraio 1998 Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza, venne trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami, in Florida.
Dopo una serie incredibile di colpi di scena, le indagini portarono all'arresto, all'imputazione ed alla condanna del cittadino italiano sulla base di un processo ritenuto da più parti fortemente ed esclusivamente indiziario. Dal 1999 è iniziato il suo calvario giudiziario, con una detenzione durissima per un reato che in tanti nel nostro Paese pensano non abbia commesso e su cui lui non ha mai ammesso alcuna responsabilità, dichiarandosi innocente.
Il 23 dicembre 2020 è stato firmato dal Governatore della Florida, Ron De Santis, il trasferimento di Chico in Italia, in base alla Convenzione di Strasburgo del 1983, dopo un lungo lavoro di intermediazione del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e degli uffici della Farnesina. Da allora, però, si attende ancora il suo rientro nel nostro Paese.