Giorno del Ricordo, l'amministrazione comunale di Giovinazzo si distrae
Solo un post del sindaco Sollecito per commemorare le vittime delle atrocità sul versante orientale
venerdì 10 febbraio 2023
12.25
Il sindaco di Giovinazzo, Michele Sollecito, ha ricordato le vittime dei massacri messi in atto dai comunisti titini al termine della Secoda Guerra Mondiale con un post nel "Giorno del Ricordo", istituito con la Legge 30 marzo del 2004.
«Oggi, 10 febbraio, Giorno del ricordo delle vittime delle foibe - ha scritto su Facebook -. La memoria delle atrocità commesse dall'uomo ci allontani dai nuovi abissi del male».
Tutto qui, altro da parte dell'amministrazione comunale quest'anno non c'è stato o se c'è stato non ce ne è arrivata comunicazione, né a noi, né alla cittadinanza. Così il ricordo di quelle atrocità, dopo diversi anni in cui gli esecutivi giovinazzesi si erano distinti per la capacità di portare ad una riflessione condivisa sull'argomento (tanti gli eventi voluti da Marianna Paladino, all'epoca assessora alla Cultura), si è stoppato.
Giovinazzo non è isolata, perché anche altre amministrazioni locali non hanno organizzato alcun evento per ricordare e far conoscere quei fatti (accaduti in tempo di pace, non si sbagli su questo). Non un dibattito, una proiezione o la presentazione di libri. L'esodo istriano-giuliano-dalmata, 300mila persone costrette a disperdersi in Italia ed in Europa a causa delle persecuzioni perpetrate ai danni di italiani, con la sola colpa di esserlo, quest'anno non verranno ricordati. Gli infoibamenti, gli stupri delle truppe irregolari titine, l'uccisione di sacerdoti, partigiani bianchi e socialisti, di ex funzionari dello Stato accusati ingiustamente di essere fascisti, finiranno nel dimenticatoio.
A pochi importerà, le opposizioni non presenteranno interrogazioni nel prossimo Consiglio comunale, la cittadinanza sarà libera di arroccarsi nella sua non-conoscenza, animata sui social network solo dal dibattito sulle paturnie sanremesi.
Costruire una società nuova, in cui i valori del rispetto, della non violenza, della democrazia autenticamente partecipata prevalgano, passa anche da momenti di riflessione comune e collettiva che oggi invochiamo da queste pagine.
Si è sbagliato, succede a tutti noi. Ma che in futuro non capiti ancora, pena una ignoranza di ritorno che il nostro Paese non può permettersi più.
«Oggi, 10 febbraio, Giorno del ricordo delle vittime delle foibe - ha scritto su Facebook -. La memoria delle atrocità commesse dall'uomo ci allontani dai nuovi abissi del male».
Tutto qui, altro da parte dell'amministrazione comunale quest'anno non c'è stato o se c'è stato non ce ne è arrivata comunicazione, né a noi, né alla cittadinanza. Così il ricordo di quelle atrocità, dopo diversi anni in cui gli esecutivi giovinazzesi si erano distinti per la capacità di portare ad una riflessione condivisa sull'argomento (tanti gli eventi voluti da Marianna Paladino, all'epoca assessora alla Cultura), si è stoppato.
Giovinazzo non è isolata, perché anche altre amministrazioni locali non hanno organizzato alcun evento per ricordare e far conoscere quei fatti (accaduti in tempo di pace, non si sbagli su questo). Non un dibattito, una proiezione o la presentazione di libri. L'esodo istriano-giuliano-dalmata, 300mila persone costrette a disperdersi in Italia ed in Europa a causa delle persecuzioni perpetrate ai danni di italiani, con la sola colpa di esserlo, quest'anno non verranno ricordati. Gli infoibamenti, gli stupri delle truppe irregolari titine, l'uccisione di sacerdoti, partigiani bianchi e socialisti, di ex funzionari dello Stato accusati ingiustamente di essere fascisti, finiranno nel dimenticatoio.
A pochi importerà, le opposizioni non presenteranno interrogazioni nel prossimo Consiglio comunale, la cittadinanza sarà libera di arroccarsi nella sua non-conoscenza, animata sui social network solo dal dibattito sulle paturnie sanremesi.
Costruire una società nuova, in cui i valori del rispetto, della non violenza, della democrazia autenticamente partecipata prevalgano, passa anche da momenti di riflessione comune e collettiva che oggi invochiamo da queste pagine.
Si è sbagliato, succede a tutti noi. Ma che in futuro non capiti ancora, pena una ignoranza di ritorno che il nostro Paese non può permettersi più.