Giocchino Toma figlio adottivo dell'IVE
Presentato ieri sera il libro di Giovanni Nisio dedicato al pittore salentino
domenica 20 dicembre 2015
13.50
Giovinazzo non lo può dimenticare. E così Giovinazzo lo ha giustamente ricordato all'interno dell'Istituto Vittorio Emanuele II, sua casa adottiva, nell'ambito di "Experimenta. Rigeneriamo cultura", la rassegna ideata dall'Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo, grazie al contributo fondamentale di Nicola De Matteo, con il patrocinio della Città Metropolitana di Bari e del Comune di Giovinazzo.
La figura di Giocchino Toma è stata così raccontata durante la presentazione del libro di Giovanni Nisio "Gioacchino Toma - una strada in salita", andata in scena in sala Marano e che ha ospitato l'Assessora alla Cultura del Comune di Galatina, Daniela Avvantaggiato. Nisio, componente del Centro Studi Istituto Vittorio Emanuele, ha dedicato così la sua monografia ad uno dei maggiori esponenti della Scuola napoletana di pittura dell'Ottocento italiano (in foto un frammento da "Roma o morte" del 1863,ndr).
A dieci anni, Gioacchino Toma, nato nella cittadina salentina nel gennaio del 1836 e morto a Napoli nel 1891, fu affidato al «Reale ospizio» di Giovinazzo (l'IVE appunto, ndr) dove apprese i primi rudimenti della pittura. Un altro «figlio» dell'ospizio giovinazzese che, grazie alle sue doti, è riuscito, nonostante le vicissitudini, a farsi strada nel mondo dell'arte fino a giungere al servizio dei Borbone prima, e di Papa Clemente VII successivamente.
Un artista schivo, il quale, nonostante il suo carattere, fu insignito di numerose onorificenze tra cui il titolo di Professore onorario dell'Accademia linguistica delle Belle arti di Genova e di Cavaliere della Corona d'Italia. Un carattere che si evince anche dal suo testo autobiografico, dato alle stampe con il titolo di «Ricordi di un orfano», che ha fatto ribattezzare il Toma dalla critica dell'epoca come «il pittore grigio».
Un nomignolo che viene definito meglio dalla sua produzione pittorica, caratterizzata dai colori tenui e graduati. Alcune sue tele sono custodite oggi nella sede partenopea del Banco di Napoli, a Milano nelle Civiche Raccolte, a Palermo nella Galleria di Arte Moderna e nella Pinacoteca provinciale di Lecce. È un altro pezzo di storia del Vittorio Emanuele II, che il Centro Studi e la rassegna "Experimenta" hanno saputo far riemergere, attraverso la presentazione di quello che, a buon diritto, può essere definito un certosino lavoro di ricerca.
Un pezzo di storia che rivive adesso nelle pagine del libro redatto da Giovanni Nisio, che dell'IVE è stato uno degli educatori, e prodotto dallo stesso Centro Studi. Il cerchio si è chiuso ieri sera: ciò che di bello ha prodotto l'Istituto Vittorio Emanuele II, ad esso è tornato ed in esso è stato giustamente celebrato.
La figura di Giocchino Toma è stata così raccontata durante la presentazione del libro di Giovanni Nisio "Gioacchino Toma - una strada in salita", andata in scena in sala Marano e che ha ospitato l'Assessora alla Cultura del Comune di Galatina, Daniela Avvantaggiato. Nisio, componente del Centro Studi Istituto Vittorio Emanuele, ha dedicato così la sua monografia ad uno dei maggiori esponenti della Scuola napoletana di pittura dell'Ottocento italiano (in foto un frammento da "Roma o morte" del 1863,ndr).
A dieci anni, Gioacchino Toma, nato nella cittadina salentina nel gennaio del 1836 e morto a Napoli nel 1891, fu affidato al «Reale ospizio» di Giovinazzo (l'IVE appunto, ndr) dove apprese i primi rudimenti della pittura. Un altro «figlio» dell'ospizio giovinazzese che, grazie alle sue doti, è riuscito, nonostante le vicissitudini, a farsi strada nel mondo dell'arte fino a giungere al servizio dei Borbone prima, e di Papa Clemente VII successivamente.
Un artista schivo, il quale, nonostante il suo carattere, fu insignito di numerose onorificenze tra cui il titolo di Professore onorario dell'Accademia linguistica delle Belle arti di Genova e di Cavaliere della Corona d'Italia. Un carattere che si evince anche dal suo testo autobiografico, dato alle stampe con il titolo di «Ricordi di un orfano», che ha fatto ribattezzare il Toma dalla critica dell'epoca come «il pittore grigio».
Un nomignolo che viene definito meglio dalla sua produzione pittorica, caratterizzata dai colori tenui e graduati. Alcune sue tele sono custodite oggi nella sede partenopea del Banco di Napoli, a Milano nelle Civiche Raccolte, a Palermo nella Galleria di Arte Moderna e nella Pinacoteca provinciale di Lecce. È un altro pezzo di storia del Vittorio Emanuele II, che il Centro Studi e la rassegna "Experimenta" hanno saputo far riemergere, attraverso la presentazione di quello che, a buon diritto, può essere definito un certosino lavoro di ricerca.
Un pezzo di storia che rivive adesso nelle pagine del libro redatto da Giovanni Nisio, che dell'IVE è stato uno degli educatori, e prodotto dallo stesso Centro Studi. Il cerchio si è chiuso ieri sera: ciò che di bello ha prodotto l'Istituto Vittorio Emanuele II, ad esso è tornato ed in esso è stato giustamente celebrato.