Fuochi di Sant'Antonio Abate, domani la conferenza stampa di presentazione dell'evento
Alle ore 11.00, in Sala San Felice, l'incontro aperto a giornalisti e cittadinanza
giovedì 16 gennaio 2020
Il programma ufficiale dei Fuochi di Sant'Antonio Abate (da noi peraltro anticipato in un articolo di martedì scorso) sarà presentato alla città in Sala San Felice, venerdì 17 gennaio, alle ore 11.00.
Il programma di quest'anno è stato spalmato su tre giorni, con il clou che arriverà domenica 19 gennaio, a partire dal primo pomeriggio e per cui sono attese a Giovinazzo migliaia di persone anche dai centri limitrofi, da altre località della Città Metropolitana di Bari e della vicina provincia Bat.
Nel corso dell'evento, al quale parteciperanno il sindaco Tommaso Depalma, l'Assessore alla Cultura e al Turismo, Cristina Piscitelli, ed Ester Monacelli, presidentessa dell'associazione 'Culturaly' che ha vinto l'avviso pubblico per coordinare la grande festa, sarà presentato il nuovo brand turistico che intende valorizzare Giovinazzo al di fuori dei confini regionali e da cui scaturirà poi un Piano Markering cittadino.
L'antica Festa dei Fuochi di Sant'Antonio Abate ha di recente ricevuto un riconoscimento importante anche dalla Regione Puglia, che l'ha inserita nel Registro regionale dei rituali festivi pugliesi legati al fuoco. Un riconoscimento ottenuto solo da 12 località dalla Daunia al Salento.
Si tratta dell'evento più atteso dell'inverno a Giovinazzo e che tradizionalmente segna la conclusione definitiva del periodo natalizio e l'inizio di quello carnevalesco.
«Il culto del fuoco e i riti ad esso connessi - ricordano gli organizzatori - risalgono agli antichi romani quando si pensava che la fiamma purificasse gli uomini, i campi e gli animali al fine di rinnovare il cosmo. Attorno ai falò, tutt'oggi, nella città di Giovinazzo si cucinano e vengono offerti ai passanti cibi poveri, tipici della terra, come le fave (dette a Giovinazzo "crapiète" ), ceci, olive, vino e "fresìdde" (dolcetti fatti con farina, mandorle, zucchero ed acqua). A Giovinazzo, già nel 1200 esisteva una chiesa dedicata a Sant'Antonio Abate, posta nell'odierna Piazza Costantinopoli, accanto all'omonima chiesa. Alla fine del 1600, secondo la storiografia locale, la chiesa risultava semidiroccata tanto che, successivamente, fu ricostruita e convertita a civile abitazione. Nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli c'è inoltre un dipinto del 1721 - così come raccontato dai cultori di storia locale -, del pittore giovinazzese Saverio de Musso, che ritrae Sant'Antonio Abate insieme a San Donato e a San Leonardo».
Da domani la Festa dei Fuochi di Sant'Antonio Abate entrerà nel vivo, seguita dal prologo di sabato pomeriggio e dai festeggiamenti di domenica, tra tradizione ed un pizzico di innovazione.
Il programma di quest'anno è stato spalmato su tre giorni, con il clou che arriverà domenica 19 gennaio, a partire dal primo pomeriggio e per cui sono attese a Giovinazzo migliaia di persone anche dai centri limitrofi, da altre località della Città Metropolitana di Bari e della vicina provincia Bat.
Nel corso dell'evento, al quale parteciperanno il sindaco Tommaso Depalma, l'Assessore alla Cultura e al Turismo, Cristina Piscitelli, ed Ester Monacelli, presidentessa dell'associazione 'Culturaly' che ha vinto l'avviso pubblico per coordinare la grande festa, sarà presentato il nuovo brand turistico che intende valorizzare Giovinazzo al di fuori dei confini regionali e da cui scaturirà poi un Piano Markering cittadino.
L'antica Festa dei Fuochi di Sant'Antonio Abate ha di recente ricevuto un riconoscimento importante anche dalla Regione Puglia, che l'ha inserita nel Registro regionale dei rituali festivi pugliesi legati al fuoco. Un riconoscimento ottenuto solo da 12 località dalla Daunia al Salento.
Si tratta dell'evento più atteso dell'inverno a Giovinazzo e che tradizionalmente segna la conclusione definitiva del periodo natalizio e l'inizio di quello carnevalesco.
«Il culto del fuoco e i riti ad esso connessi - ricordano gli organizzatori - risalgono agli antichi romani quando si pensava che la fiamma purificasse gli uomini, i campi e gli animali al fine di rinnovare il cosmo. Attorno ai falò, tutt'oggi, nella città di Giovinazzo si cucinano e vengono offerti ai passanti cibi poveri, tipici della terra, come le fave (dette a Giovinazzo "crapiète" ), ceci, olive, vino e "fresìdde" (dolcetti fatti con farina, mandorle, zucchero ed acqua). A Giovinazzo, già nel 1200 esisteva una chiesa dedicata a Sant'Antonio Abate, posta nell'odierna Piazza Costantinopoli, accanto all'omonima chiesa. Alla fine del 1600, secondo la storiografia locale, la chiesa risultava semidiroccata tanto che, successivamente, fu ricostruita e convertita a civile abitazione. Nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli c'è inoltre un dipinto del 1721 - così come raccontato dai cultori di storia locale -, del pittore giovinazzese Saverio de Musso, che ritrae Sant'Antonio Abate insieme a San Donato e a San Leonardo».
Da domani la Festa dei Fuochi di Sant'Antonio Abate entrerà nel vivo, seguita dal prologo di sabato pomeriggio e dai festeggiamenti di domenica, tra tradizione ed un pizzico di innovazione.