Enrico Lo Verso incanta la platea dell'Istituto Vittorio Emanuele II
Successo ieri sera per "Uno, nessuno e centomila" portato in scena dall'attore siciliano
mercoledì 23 agosto 2017
06.00
Nemmeno il vento di maestrale ha fermato la verve recitativa di un impeccabile Enrico Lo Verso, esibitosi ieri sera in "Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello all'interno dell'atrio dell'Istituto Vittorio Emanuele II.
Lo spettacolo, frutto della regia e dell'adattamento di Alessandra Pizzi, è un monologo di un'ora e venti circa in cui il tema cardine dell'opera pirandelliana, quello dell'identità, affiora con tutta la sua potenza e coinvolge lo spettatore fino a farlo interrogare sulla propria natura.
Enrico Lo Verso è stato un ottimo Vitangelo Moscarda, personaggio protagonista del romanzo a cui Pirandello iniziò a lavorare fin dal 1909, per poi concluderlo solo nel 1926, quando l'opera venne pubblicata a puntate sulla rivista "Fiera letteraria". L'attore siciliano ne ha bene incarnato, in un discorso introspettivo sulla propria essenza ed esistenza, vizi e virtù, aiutando la platea a riflettere su ciò che pensiamo di essere e su come invece ci vedono gli altri.
Il tema che più critici hanno definito della «scomposizione all'infinito della personalità e della forma umana» viene fuori prepotentemente dalla pièce messa in scena da Lo Verso, non solo grazie ad un crescendo interpretativo e ad una serie di accorgimenti come le voci fuori campo, più che mai voci di coscienza, ma anche grazie ad un allestimento scenografico "minimal" che permette allo spettatore di concentrarsi sull'attore, sul suo dire e sulla sua azione recitativa.
Un'azione in cui l'umorismo amaro di Vitangelo affiora solo apparentemente a rompere il ritmo, ma in realtà ne diviene parte, proiettando chi osserva ed ascolta in una dimensione in cui interrogarsi anche sull'uomo contemporaneo, travolto dal pensiero collettivo e dalla scomparsa della sua individualità.
Ne è venuta fuori una serata dal grande impatto emotivo e che sarà ricordata a lungo dalle centinaia di spettatori accorsi presso l'IVE, location forzata dello spettacolo precedentemente previsto presso l'Anfiteatro di Levante.
Enrico Lo Verso si è soffermato ad inizio ed a fine serata con i suoi tanti fans, mostrando affabilità, capacità di stare tra la gente ed un'autentica amicizia verso le persone di Giovinazzo, cittadina di cui si è innamorato ai tempi in cui vi girò il film "Nomi e cognomi". Tutte qualità che ne fanno un ottimo uomo prima ancora di un grande artista.
L'unica pecca di una straordinaria serata di cultura, voluta dall'Assessorato guidato da Daniela Sala, grazie alla collaborazione del Delegato IVE, Nicola De Matteo, è stata la presenza di alcuni "disturbatori" all'interno del primo atrio dell'IVE durante la parte conclusiva della pièce. Di queste persone, per il bene di Giovinazzo e per la sua crescita, lo scriviamo con chiarezza, se ne potrebbe davvero fare a meno in contesti come quello di ieri sera. Parere ampiamente condiviso da istituzioni presenti e pubblico.
Lo spettacolo, frutto della regia e dell'adattamento di Alessandra Pizzi, è un monologo di un'ora e venti circa in cui il tema cardine dell'opera pirandelliana, quello dell'identità, affiora con tutta la sua potenza e coinvolge lo spettatore fino a farlo interrogare sulla propria natura.
Enrico Lo Verso è stato un ottimo Vitangelo Moscarda, personaggio protagonista del romanzo a cui Pirandello iniziò a lavorare fin dal 1909, per poi concluderlo solo nel 1926, quando l'opera venne pubblicata a puntate sulla rivista "Fiera letteraria". L'attore siciliano ne ha bene incarnato, in un discorso introspettivo sulla propria essenza ed esistenza, vizi e virtù, aiutando la platea a riflettere su ciò che pensiamo di essere e su come invece ci vedono gli altri.
Il tema che più critici hanno definito della «scomposizione all'infinito della personalità e della forma umana» viene fuori prepotentemente dalla pièce messa in scena da Lo Verso, non solo grazie ad un crescendo interpretativo e ad una serie di accorgimenti come le voci fuori campo, più che mai voci di coscienza, ma anche grazie ad un allestimento scenografico "minimal" che permette allo spettatore di concentrarsi sull'attore, sul suo dire e sulla sua azione recitativa.
Un'azione in cui l'umorismo amaro di Vitangelo affiora solo apparentemente a rompere il ritmo, ma in realtà ne diviene parte, proiettando chi osserva ed ascolta in una dimensione in cui interrogarsi anche sull'uomo contemporaneo, travolto dal pensiero collettivo e dalla scomparsa della sua individualità.
Ne è venuta fuori una serata dal grande impatto emotivo e che sarà ricordata a lungo dalle centinaia di spettatori accorsi presso l'IVE, location forzata dello spettacolo precedentemente previsto presso l'Anfiteatro di Levante.
Enrico Lo Verso si è soffermato ad inizio ed a fine serata con i suoi tanti fans, mostrando affabilità, capacità di stare tra la gente ed un'autentica amicizia verso le persone di Giovinazzo, cittadina di cui si è innamorato ai tempi in cui vi girò il film "Nomi e cognomi". Tutte qualità che ne fanno un ottimo uomo prima ancora di un grande artista.
L'unica pecca di una straordinaria serata di cultura, voluta dall'Assessorato guidato da Daniela Sala, grazie alla collaborazione del Delegato IVE, Nicola De Matteo, è stata la presenza di alcuni "disturbatori" all'interno del primo atrio dell'IVE durante la parte conclusiva della pièce. Di queste persone, per il bene di Giovinazzo e per la sua crescita, lo scriviamo con chiarezza, se ne potrebbe davvero fare a meno in contesti come quello di ieri sera. Parere ampiamente condiviso da istituzioni presenti e pubblico.