Don Lorenzo Milani, esempio attuale per la scuola
Ieri un incontro-dibattito presso la "Buonarroti"
martedì 3 maggio 2016
0.39
Una scuola che si fa portatrice di cultura e storia e che si apre al confronto ed alla riflessione: questa è la tipologia di istituzione cui tanto auspicava cinquant'anni fa Don Lorenzo Milani, sacerdote nonché educatore, pedagogo, formatore, e scrittore toscano che con i suoi insegnamenti e con la sua vita ha lasciato traccia indelebile di un sapere attento, sensibile, equilibrato, concreto, ma al contempo critico ed ancora attuale.
La figura di Don Lorenzo Milani è stata al centro dell'incontro sul tema "Il messaggio di Don Milani tra parola e silenzio", svoltosi ieri pomeriggio a partire dalle ore 17.30 nell'Aula Magna della Scuola Secondaria di I° Grado "M. Buonarroti". L'iniziativa, organizzata dal I Istituto Comprensivo "San Giovanni Bosco-Buonarroti" con il patrocinio del Comune di Giovinazzo ed in collaborazione con l'Associazione Culturale Tracce, è stato introdotto dai saluti di Michele Bonasia, Dirigente Scolastico del I Istituto Comprensivo "San Giovanni Bosco - Buonarroti", seguito da Michele Sollecito, Assessore alla Pubblica Istruzione Comune di Giovinazzo. L'incontro, moderato da Carmen Tarantino, insegnante della Scuola Secondaria di I° Grado "Cotugno-Carducci-Giovanni XXIII" di Ruvo di Puglia, ha avuto quale illustre relatore il Giudice del Tribunale di Trani, Francesco Messina, profondo conoscitore e grande appassionato oltre che studioso del pensiero del sacerdote toscano.
Il preside Bonasia ha evidenziato l'attività della scuola, che quotidianamente affronta il tema vastissimo della legalità, in cui rientra a pieno titolo questo momento d'incontro: la scuola, infatti, è chiamata a garantire la democrazia e l'inclusione, per cui ogni individuo deve essere apprezzato in tutte le sue peculiarità. L'Assessore Michele Sollecito ha dato enorme valore agli incontri formativi come questo che mirano alla crescita culturale della nostra comunità, ritenendo che il messaggio educativo di Don Milani sia sempre attuale, anche grazie ad elementi considerati rivoluzionari negli anni in cui il sacerdote fu impegnato nella sua opera di formatore ed educatore.
Grazie all'intervento di un approfondito conoscitore di don Milani, come il giudice Messina, il numeroso pubblico composto in maggioranza da insegnanti ha potuto ampliare la conoscenza su un periodo storico e sull'opera del sacerdote definito "scomodo" negli anni cinquanta e sessanta. Don Milani, infatti, fu considerato una figura importante per il cattolicesimo socialmente attivo, visto il suo concreto ed apprezzabile impegno civile nell'istruzione dei poveri, oltre che per il valore pedagogico della sua esperienza di maestro.
L'incontro è stata anche l'occasione per ricordare la scuola di Barbiana, il luogo per eccellenza dove si metteva in pratica la regola del "silenzio per riflettere e poi parlare", insegnamento meraviglioso del presbitero fiorentino. La scuola di Barbiana era esempio concreto di collaborazione di gruppo, dove la regola principale era che chi sapeva di più aiutava chi sapeva di meno. Di quella esperienza racconta un'opera che è memoria storica del pensiero di Don Milani dal titolo "Lettera a una professoressa", scritta nel maggio 1967, in cui veniva denunciato il sistema scolastico e il metodo didattico dell'epoca, che favoriva l'istruzione delle classi più ricche, non curandosi dell'analfabetismo che era dilagante in gran parte dell'Italia.
Il giudice Messina ha letto brani estratti da libri su Don Milani ed ha messo in campo la sua esperienza di magistrato che spesso si ritrova a dover emettere sentenze su reati compiuti da giovani. Incalzato dalla moderatrice, Messina ha altresì posto l'accento sulla scuola vista come «formatrice insostituibile di coscienze» ed ha, a tal proposito, ricordato come l'opera di Don Milani sia stata molto importante per l'acquisizione di una reale coscienza democratica. Un concetto oggi quasi scontato. Non così allora.
Il pensiero di Don Milani è dunque racchiuso nella consapevolezza secondo cui ognuno deve essere responsabile di se stesso e di tutto quello che fa e che dice. Attraverso questa analisi condivisa sul sacerdote toscano è emerso quanto lui si sia dedicato agli ultimi, dando un senso speciale alla propria esistenza, votata alla formazione di cittadini attivi, nonostante, secondo Messina, la scuola moderna abbia praticamente dimenticato l'insegnamento dell'educazione civica.
Una scuola, quella moderna, che deve forse fare un passo indietro per andare davvero avanti. Magari rispolverando, una volta di più, il meraviglioso insegnamento di un tenace e modernissimo prete toscano vissuto qualche decennio fa.
La figura di Don Lorenzo Milani è stata al centro dell'incontro sul tema "Il messaggio di Don Milani tra parola e silenzio", svoltosi ieri pomeriggio a partire dalle ore 17.30 nell'Aula Magna della Scuola Secondaria di I° Grado "M. Buonarroti". L'iniziativa, organizzata dal I Istituto Comprensivo "San Giovanni Bosco-Buonarroti" con il patrocinio del Comune di Giovinazzo ed in collaborazione con l'Associazione Culturale Tracce, è stato introdotto dai saluti di Michele Bonasia, Dirigente Scolastico del I Istituto Comprensivo "San Giovanni Bosco - Buonarroti", seguito da Michele Sollecito, Assessore alla Pubblica Istruzione Comune di Giovinazzo. L'incontro, moderato da Carmen Tarantino, insegnante della Scuola Secondaria di I° Grado "Cotugno-Carducci-Giovanni XXIII" di Ruvo di Puglia, ha avuto quale illustre relatore il Giudice del Tribunale di Trani, Francesco Messina, profondo conoscitore e grande appassionato oltre che studioso del pensiero del sacerdote toscano.
Il preside Bonasia ha evidenziato l'attività della scuola, che quotidianamente affronta il tema vastissimo della legalità, in cui rientra a pieno titolo questo momento d'incontro: la scuola, infatti, è chiamata a garantire la democrazia e l'inclusione, per cui ogni individuo deve essere apprezzato in tutte le sue peculiarità. L'Assessore Michele Sollecito ha dato enorme valore agli incontri formativi come questo che mirano alla crescita culturale della nostra comunità, ritenendo che il messaggio educativo di Don Milani sia sempre attuale, anche grazie ad elementi considerati rivoluzionari negli anni in cui il sacerdote fu impegnato nella sua opera di formatore ed educatore.
Grazie all'intervento di un approfondito conoscitore di don Milani, come il giudice Messina, il numeroso pubblico composto in maggioranza da insegnanti ha potuto ampliare la conoscenza su un periodo storico e sull'opera del sacerdote definito "scomodo" negli anni cinquanta e sessanta. Don Milani, infatti, fu considerato una figura importante per il cattolicesimo socialmente attivo, visto il suo concreto ed apprezzabile impegno civile nell'istruzione dei poveri, oltre che per il valore pedagogico della sua esperienza di maestro.
L'incontro è stata anche l'occasione per ricordare la scuola di Barbiana, il luogo per eccellenza dove si metteva in pratica la regola del "silenzio per riflettere e poi parlare", insegnamento meraviglioso del presbitero fiorentino. La scuola di Barbiana era esempio concreto di collaborazione di gruppo, dove la regola principale era che chi sapeva di più aiutava chi sapeva di meno. Di quella esperienza racconta un'opera che è memoria storica del pensiero di Don Milani dal titolo "Lettera a una professoressa", scritta nel maggio 1967, in cui veniva denunciato il sistema scolastico e il metodo didattico dell'epoca, che favoriva l'istruzione delle classi più ricche, non curandosi dell'analfabetismo che era dilagante in gran parte dell'Italia.
Il giudice Messina ha letto brani estratti da libri su Don Milani ed ha messo in campo la sua esperienza di magistrato che spesso si ritrova a dover emettere sentenze su reati compiuti da giovani. Incalzato dalla moderatrice, Messina ha altresì posto l'accento sulla scuola vista come «formatrice insostituibile di coscienze» ed ha, a tal proposito, ricordato come l'opera di Don Milani sia stata molto importante per l'acquisizione di una reale coscienza democratica. Un concetto oggi quasi scontato. Non così allora.
Il pensiero di Don Milani è dunque racchiuso nella consapevolezza secondo cui ognuno deve essere responsabile di se stesso e di tutto quello che fa e che dice. Attraverso questa analisi condivisa sul sacerdote toscano è emerso quanto lui si sia dedicato agli ultimi, dando un senso speciale alla propria esistenza, votata alla formazione di cittadini attivi, nonostante, secondo Messina, la scuola moderna abbia praticamente dimenticato l'insegnamento dell'educazione civica.
Una scuola, quella moderna, che deve forse fare un passo indietro per andare davvero avanti. Magari rispolverando, una volta di più, il meraviglioso insegnamento di un tenace e modernissimo prete toscano vissuto qualche decennio fa.