Divorzio, una conquista e non un peso

Ieri sera conferenza-dibattito in Sala San Felice organizzata dal Partito Democratico

sabato 27 ottobre 2018 05.00
A cura di Gianluca Battista
Un serata per fermarsi a riflettere sul valore delle conquiste civili, delle battaglie di un tempo che oggi possono riprendere vigore. Ma anche un modo per pensare a quanto sta accadendo nel nostro Paese da alcuni anni, al rapporto uomo-donna troppo spesso malato, al venir meno del vincolo di fiducia coniugale che sovente sfocia in violenza.
Tutto questo è stata la conferenza-dibattito "Il prezzo dei diritti civili: il divorzio in Italia" tenutasi ieri sera in Sala San Felice. Ad organizzarla la locale sezione del Partito Democratico guidata da Mimmo Brancato. Relatrice della serata è stata la prof.ssa Silvana Afrune, docente di lettere, impegnatissima nella salvaguardia dei diritti delle donne. Con lei la Senatrice Democratica, Assuntela Messina, e la giornalista Enza Caccavo. Presenti in Sala, tra gli altri, anche i Consiglieri del PD, Antonello Natalicchio, Francesco Saracino e Gianni Camporeale, e quelli di PrimaVera Alternativa, Daniele de Gennaro e Sabrina Mastroviti.

I NUMERI E L'ITER PER ARRIVARE ALLA LEGGE SUL DIVORZIO - Dettagliata la relazione della prof.ssa Afrune, che ha dapprima sottolineato l'importanza di eliminare dalla cultura italiana un humus in cui è cresciuta l'idea di una supremazia maschile, con una donna rassegnata ad essere quasi un oggetto, sottomessa, impossibilitata a rivendicare i propri diritti. Il processo di emancipazione femminile in Italia non è evidentemente compiuto, ha evidenziato la docente, perché permangono tanti casi di violenza domestica, non sempre fisica, molto spesso invece psicologica, ancor più difficile da debellare.
I dati sciorinati da Silvana Afrune sono in questo senso disarmanti. Prendendo in considerazione quelli forniti dall'Ufficio Valutazione Impatto del Senato della Repubblica è emerso che nel 2000 gli omicidi di donne erano stati 199, 183 nel 2013, 117 nel 2014, 120 nel 2015, 150 nel 2016 e ben 114 lo scorso anno, con 44 femminicidi avvenuti nei primi sei mesi del 2018. A tutto il 2016 ben il 51% di questi delitti sono avvenuti per mano del partner.
Stime molto serie, quindi, che devono necessariamente richiamare le lotte per mutare la società maschilista e patriarcale degli anni '50 e '60 del secolo scorso, decenni in cui maturò la consapevolezza popolare che bisognasse cambiare qualcosa senza attendere ancora. Solo nel 1962, ha ricordato la prof.ssa Afrune, fu sancito dalla legge il divieto di licenziare una donna per matrimonio o perché incinta, ma fu nel 1971 che si giunse alla legge sul divorzio. Una legge contrastata dagli ambienti cattolici e da quelli più conservatori, tanto da portare al referendum del 1974, in cui i NO all'abrogazione (il 59%) sancirono la fine di un modo di pensare che secondo la docente non può e non deve più tornare. Quei diritti vanno custoditi ed è tempo di prendere seriamente in considerazione il "nuovo" male, quello da cui è partita la conferenza di ieri: la violenza domestica ed i femminicidi, sintomo di un passo indietro nel modo di concepire il rapporto tra coniugi. Divorzio, insomma, visto come conquista, giammai come scappatoia da responsabilità.

L'INTERVENTO DI ASSUNTELA MESSINA - La Senatrice del Partito Democratico ha ribadito l'impegno del suo gruppo parlamentare nell'affrontare queste tematiche. La violenza sulle donne vista come ritorno ad una concezione primitiva della sua figura dev'essere combattuta «organicamente, studiando i fenomeni e mai improvvisando». Assuntela Messina ha ribadito come vi sia stata una chiara richiesta dei Dem di portare avanti la Commissione parlamentare sulla violenza sulle donne (esisteva già nella precedente legislatura), senza però dimenticare la necessità di riformarla strutturalmente per poter giungere realmente alla comprensione dei fenomeni attuali. Il quadro della violenza domestica è notevolmente cambiato negli ultimi anni e la Senatrice Messina ha sottolineato come vi sia bisogno estremo di un «rovesciamento culturale», impossibile a suo avviso se il Governo attualmente in carica continuerà ad attaccare dalle fondamenta alcuni valori importanti, come quelli legati ai diritti umani basilari. Per questo, è stata la sua chiosa, dovrà svilupparsi una capacità critica da parte dei cittadini, pronti a battersi in questo campo e a divenire «vere e proprie sentinelle sociali». Rispondendo ad una sollecitazione dei vertici locali della Fidapa, Assuntela Messina ha infine ribadito di non avere nessun preconcetto di carattere ideologico su tematiche che riguardano la salvaguardia dei diritti femminili e di essere pronta a far fronte unico con altri parlamentari affinché si giunga a comuni obiettivi.

IL RICORDO DI ENZA CACCAVO - L'ex giornalista Rai, Enza Caccavo, ha ricordato gli anni che portarono alla legge prima ed al referendum poi. Erano gli anni dell'università a Roma, quando l'impegno politico iniziava a diventare una parte importante della sua vita. L'ex redattrice della testata giornalistica regionale della Puglia ha spiegato come quello sul referendum fu il suo primo voto ed ha raccontato in quale clima maturò quel convincimento della maggioranza del Paese. Erano anni in cui permaneva l'idea secondo cui un matrimonio "riparatore" potesse annullare l'abuso, il sopruso e la violenza sulle donne. Ed in quegli anni, per chi era a sinistra come lei, la figura di Franca Viola, la ragazza "che si ribellò" a tutto questo, divenne centrale, icona di un'Italia nuova per cui battersi.
Enza Caccavo ha così scorso alcuni momenti cruciali di quella campagna elettorale, primo fra tutti il grande comizio di Amintore Fanfani, leader democristiano e del fronte abolizionista, in piazza del Popolo a Roma. La giornalista, allora studentessa universitaria, ha ricordato il grande gelo della piazza quando venne srotolato dal Pincio un grande striscione con la scritta NO, che sanciva di fatto il distacco tra quella folla conservatrice ed il sentimento del resto della nazione. Il successo, ha rimarcato ancora, arrivò con un 59% molto più lusinghiero di quanto il più ottimista degli attivisti potesse immaginare. La legge sul divorzio non sarebbe stata toccata, anche grazie al voto di tante donne "mature" e non più giovanissime che seppero disobbedire ai loro mariti.
Per Enza Caccavo, i venti che soffiano attualmente in Italia non lasciano presagire nulla di buono. Bisognerà, dal suo punto di vista e da quello di molte persone di sinistra, stringere i denti ed evitare che i populismi cancellino anni di lotte, di battaglie e di conquiste.