«Disse di accontentarli». Giove inguaia Mariella
L'uomo è imputato con altre 26 persone, tutte affiliati al clan Di Cosola. L'inchiesta coinvolge anche Giovinazzo
sabato 25 novembre 2017
13.12
Natale Mariella «sapeva a chi andavano i soldi» della campagna elettorale e diceva «cerca di accontentarli un poco».
A dichiararlo agli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari è Armando Giove, factotum di Mariella (candidato non eletto alle scorse elezioni regionali in Puglia), imputato con altre 26 persone, tutti affiliati al clan Di Cosola, per i reati - a vario titolo contestati - di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, coercizione elettorale e corruzione.
Stando alle indagini della Procura di Bari i pregiudicati sarebbero stati pagati da Giove con circa 28mila euro per procurare voti al candidato Mariella nel quartiere barese di Ceglie del Campo e nei comuni di Bitritto, Giovinazzo, Valenzano e Capurso.
Le dichiarazioni di Giove, che racconta anche dell'incontro con il figlio del boss, Michele Di Cosola, sono contenute in una informativa dei Carabinieri depositata nell'udienza preliminare che si è tenuta il 22 novembre scorso per il rinvio a giudizio degli imputati.
Giove parla di numerosi prelievi dalla cassa del comitato elettorale di Mariella nelle settimane precedenti le elezioni del maggio 2015 e delle continue richieste di «favori» (denaro, posti di lavoro e persino biglietti dello stadio) da parte degli uomini del clan.
«Ho manifestato apertamente (a Mariella, ndr) che Ceglie mi stava dando problemi» fa mettere a verbale Giove, ottenendo da lui una risposta evasiva ma parzialmente accondiscendente tipo "cerca di accontentarli ma quella somma non esiste».
«Per accordi predefiniti con Mariella - spiega Giove - io dovevo fare da scudo proprio in queste situazioni. Fatto sta che io dico: Natalino, guarda che lì mi hanno fatto delle richieste fuori luogo, cioè non..., lui mi risponde... Senti Armando, stiamo in campagna elettorale, non me ne frega niente, fai quello che puoi, aiutali un poco, però basta che non vengono da me a scocciarmi, io non ne voglio sapere niente di questa storia».
A dichiararlo agli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari è Armando Giove, factotum di Mariella (candidato non eletto alle scorse elezioni regionali in Puglia), imputato con altre 26 persone, tutti affiliati al clan Di Cosola, per i reati - a vario titolo contestati - di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, coercizione elettorale e corruzione.
Stando alle indagini della Procura di Bari i pregiudicati sarebbero stati pagati da Giove con circa 28mila euro per procurare voti al candidato Mariella nel quartiere barese di Ceglie del Campo e nei comuni di Bitritto, Giovinazzo, Valenzano e Capurso.
Le dichiarazioni di Giove, che racconta anche dell'incontro con il figlio del boss, Michele Di Cosola, sono contenute in una informativa dei Carabinieri depositata nell'udienza preliminare che si è tenuta il 22 novembre scorso per il rinvio a giudizio degli imputati.
Giove parla di numerosi prelievi dalla cassa del comitato elettorale di Mariella nelle settimane precedenti le elezioni del maggio 2015 e delle continue richieste di «favori» (denaro, posti di lavoro e persino biglietti dello stadio) da parte degli uomini del clan.
«Ho manifestato apertamente (a Mariella, ndr) che Ceglie mi stava dando problemi» fa mettere a verbale Giove, ottenendo da lui una risposta evasiva ma parzialmente accondiscendente tipo "cerca di accontentarli ma quella somma non esiste».
«Per accordi predefiniti con Mariella - spiega Giove - io dovevo fare da scudo proprio in queste situazioni. Fatto sta che io dico: Natalino, guarda che lì mi hanno fatto delle richieste fuori luogo, cioè non..., lui mi risponde... Senti Armando, stiamo in campagna elettorale, non me ne frega niente, fai quello che puoi, aiutali un poco, però basta che non vengono da me a scocciarmi, io non ne voglio sapere niente di questa storia».