Discarica di Ghemme, un caso simile a quello di Giovinazzo
Ieri il servizio de Le Iene. La Daneco (che avrebbe dovuto mettere in sicurezza il sito), ha ricevuto a questo scopo i soldi, ma li ha usati per altro
lunedì 11 marzo 2019
17.20
La discarica di Ghemme per quasi 30 anni ha raccolto i rifiuti provenienti da ogni parte d'Italia. Proprio come quella di San Pietro Pago, a Giovinazzo. La storia dell'impianto piemontese è tornata alla ribalta, grazie a un servizio de Le Iene, andato in onda ieri sera su Italia Uno.
Un impianto, quello in provincia di Novara, che è chiuso da 3 anni, e che si trova in un elenco molto speciale, quello dei siti contaminati. Ma la sua bonifica non può essere effettuata per un problema semplice: la Regione Piemonte dice di non avere i soldi per effettuarla. Nella zona ad essere inquinata, oltre all'aria, c'è anche la falda acquifera, perché nel vicino torrente Strego in più occasioni si è riversato il percolato.
Una zona quella, con la discarica vicina in linea d'aria ad alcuni centri, che è stata oggetto di uno studio epidemiologico che non lascia alcun dubbio: «Aumento della mortalità per leucemia, più di 4 volte rispetto alla normalità, con il dato del tumore alla vescica di cinque volte superiore alla media». Dopo la chiusura della discarica la Daneco, la società che la gestiva, avrebbe dovuto intervenire per la sua messa in sicurezza, ma non l'ha fatto a causa di forti difficoltà economiche.
Matteo Besozzi, ex presidente della Provincia di Novara, spiega a Silvio Schembri: «Una parte della tassa dei rifiuti che i cittadini hanno versato in questi anni era stata già destinata alla Daneco, che avrebbe dovuto metterla da parte per la chiusura dell'area, ma l'azienda non l'ha fatto». E proprio per evitare che andasse a finire così, la Daneco avrebbe dovuto obbligatoriamente presentare una fidejussione.
Ma sempre Besozzi spiega che: «Manca la parte più consistente, una fidejussione di 9 milioni di euro, che è stata data fasulla dalla Daneco. Era impossibile accorgersi che era fasulla», spiega ancora l'ex presidente della Provincia di Novara, ma già dal 2010 era noto che la società assicurativa che doveva garantire per quella cifra non era più in grado di farlo.
Il rischio adesso è che, se non dovessero saltare fuori questi soldi, debba essere ancora il cittadino attraverso le tasse a rimetterli. Ma la Daneco, che gestiva l'impianto di Ghemme, avrebbe fatto lo stesso "giochetto" anche con gli altri suoi siti: a Giovinazzo, a Pescantina, a Villadose di Rovigo, a Salerno, ad Andria e a Lametia Terme. Una società, la Daneco, che dal 2017 è in concordato preventivo, una procedura per cercare di evitare il fallimento pagando i debitori.
Le Iene hanno poi incontrato l'uomo che è stato l'amministratore unico della Daneco dal 2014 al 2016, proprio colui che ha firmato la falsa fidejussione. A Silvio Schembri, che gli chiede di quei soldi arrivati per la messa in sicurezza, spiega: «Non sarebbe neanche la prima fidejussione che se fossi ancora amministratore denuncio perché sbagliata».
«Peccato che l'abbia firmata lei, quella fidejussione», ribatte la Iena ma l'uomo non la prende bene, e cerca addirittura di strappargli il microfono. Alla fine dice pure di non avere nulla da rimproverarsi e di essere a posto con la coscienza.
Un impianto, quello in provincia di Novara, che è chiuso da 3 anni, e che si trova in un elenco molto speciale, quello dei siti contaminati. Ma la sua bonifica non può essere effettuata per un problema semplice: la Regione Piemonte dice di non avere i soldi per effettuarla. Nella zona ad essere inquinata, oltre all'aria, c'è anche la falda acquifera, perché nel vicino torrente Strego in più occasioni si è riversato il percolato.
Una zona quella, con la discarica vicina in linea d'aria ad alcuni centri, che è stata oggetto di uno studio epidemiologico che non lascia alcun dubbio: «Aumento della mortalità per leucemia, più di 4 volte rispetto alla normalità, con il dato del tumore alla vescica di cinque volte superiore alla media». Dopo la chiusura della discarica la Daneco, la società che la gestiva, avrebbe dovuto intervenire per la sua messa in sicurezza, ma non l'ha fatto a causa di forti difficoltà economiche.
Matteo Besozzi, ex presidente della Provincia di Novara, spiega a Silvio Schembri: «Una parte della tassa dei rifiuti che i cittadini hanno versato in questi anni era stata già destinata alla Daneco, che avrebbe dovuto metterla da parte per la chiusura dell'area, ma l'azienda non l'ha fatto». E proprio per evitare che andasse a finire così, la Daneco avrebbe dovuto obbligatoriamente presentare una fidejussione.
Ma sempre Besozzi spiega che: «Manca la parte più consistente, una fidejussione di 9 milioni di euro, che è stata data fasulla dalla Daneco. Era impossibile accorgersi che era fasulla», spiega ancora l'ex presidente della Provincia di Novara, ma già dal 2010 era noto che la società assicurativa che doveva garantire per quella cifra non era più in grado di farlo.
Il rischio adesso è che, se non dovessero saltare fuori questi soldi, debba essere ancora il cittadino attraverso le tasse a rimetterli. Ma la Daneco, che gestiva l'impianto di Ghemme, avrebbe fatto lo stesso "giochetto" anche con gli altri suoi siti: a Giovinazzo, a Pescantina, a Villadose di Rovigo, a Salerno, ad Andria e a Lametia Terme. Una società, la Daneco, che dal 2017 è in concordato preventivo, una procedura per cercare di evitare il fallimento pagando i debitori.
Le Iene hanno poi incontrato l'uomo che è stato l'amministratore unico della Daneco dal 2014 al 2016, proprio colui che ha firmato la falsa fidejussione. A Silvio Schembri, che gli chiede di quei soldi arrivati per la messa in sicurezza, spiega: «Non sarebbe neanche la prima fidejussione che se fossi ancora amministratore denuncio perché sbagliata».
«Peccato che l'abbia firmata lei, quella fidejussione», ribatte la Iena ma l'uomo non la prende bene, e cerca addirittura di strappargli il microfono. Alla fine dice pure di non avere nulla da rimproverarsi e di essere a posto con la coscienza.